TRENTO Il sindaco Alessandro Andreatta ha acceso il motore, si è messo al posto di guida ed è pronto a varare il nuovo Piano regolatore della città. Ci tiene a dare un segnale forte, un modo anche per allontanare le polemiche che vogliono il Comune «prigioniero dell’indecisionismo». Un rimprovero che fa fatica a digerire.
L. Malossini, "Corriere del Trentino", 20 marzo 2016
Il messaggio che esce da Palazzo Thun, quindi, vuole prima di tutto rassicurare. Si era detto che una delle partite più importanti della legislatura doveva essere il futuro sviluppo della città: bene i tempi sono maturi per aprire il confronto. La giunta comunale domani affronterà il tema Prg. Una prima esposizione da parte del sindaco in merito a iter e strategie da raggiungere. Un passaggio necessario, al quale ne seguiranno altri, che dovrà approdare entro la prima settimana di maggio all’elaborazione degli obiettivi. «La domanda che ci dobbiamo porre all’inizio di questo percorso — afferma il sindaco — è quale città abbiamo in mente. La mia risposta? Vogliamo fare di Trento la città della conoscenza, sfruttando le eccellenze quali università, ricerca, musei, turismo. Pertanto, il nuovo Prg dovrà muoversi in tale direzione».
La mission stavolta appare chiara, almeno non annega nel vago. Sino a oggi — magari più come slogan ammiccante — si è teorizzato di un capoluogo traino, e non al traino, del Trentino. Il Piano regolatore offre una ghiotta occasione per mettere le cose al proprio posto. Una partita che Andreatta vuole giocarsi da protagonista: «I miei predecessori — ammette — hanno lasciato un segno dentro la città. Goio ha rifatto il centro storico; Dellai ha rimesso mano alle periferie; Pacher con il quartiere delle Albere e il Muse di Renzo Piano ha dato il via a una fase di trasformazione che vorrei portare a compimento, possibilmente ampliandola visto che da assessore all’urbanistica ho vissuto i passaggi salienti. Rimane ad esempio aperto il discorso legato al recupero del rapporto con il fiume, perché Trento non può considerare l’Adige come un inciampo naturale, quasi fastidioso. Non vivo, però, per soddisfare il desiderio di lasciare una mia impronta. I tempi sono cambiati e le risorse notevolmente diminuite: ce ne faremo una ragione, ma senza abbassare la guardia. Ho chiaro in testa una cosa: il nuovo Piano regolatore dovrà accompagnare tutta la città e non solo una parte. L’intero territorio verrà considerato. Abbiamo già il piano della mobilità come buona base di partenza. Sono stati completati gli studi relativi alle aree agricole, allo stato dei boschi e delle aree non edificate. Un approfondimento verrà riservato adesso ai terreni produttivi dove introdurremo una certa flessibilità superando le attuali suddivisioni tra zone industriali, commerciali e artigianali. Attenzione però a non confondere la flessibilità con un allargamento delle maglie. Prima valuteremo e poi concederemo con giudizio».
Il punto di partenza, quindi, non potrà che essere la nuova legge urbanistica. Palazzo Thun ha approvato la riforma Daldoss: «L’input di non consumare superficie rappresenterà la nostra bussola. Ciò ci costringerà a intraprendere la strada della riqualificazione dell’esistente. Mi piace tale sfida e lo faremo utilizzando al meglio lo strumento principe della legge Daldoss: la partecipazione che sarà obbligatoria. Stiamo pensando di affidare una consulenza ad hoc per capire i pro e i contro della partecipazione in campo urbanistico».
Il Prg che sta per nascere poggerà su una pianificazione più legata alla realtà. La ventata di aria fresca portata sedici anni fa dall’architetto spagnolo Busquets rimarrà un piacevole ricordo. Per la prima volta la città si appassionò alle trasformazioni urbanistiche, discusse dell’interramento della ferrovia, dei corridoi verdi, di un nuovo rapporto pubblico-privato. «Ora si cambia — spiega Andreatta — Useremo gli occhi dei professionisti locali che considero importanti anche se la mia intenzione è comunque quella di cooptare tecnici terzi che conoscono la città ma vivono fuori. L’università, con la sua facoltà di ingegneria e del paesaggio, diventerà quindi interlocutore privilegiato nell’equipe che andremo a formare per realizzare il Prg».
Un piano di riorganizzazione del territorio, soprattutto se eseguito dal capoluogo, deve avere un canale privilegiato con la Provincia. I rapporti tra Andreatta e Rossi sono altalenanti. Sulla collocazione del nuovo ospedale, ad esempio, la Provincia ha dovuto fare marcia indietro, tornando all’ipotesi di costruirlo, come previsto dal Comune, sulle aree di via Al Desert. Il sindaco si mostra comunque tranquillo: «Noi abbiamo un nostro modo di procedere: andremo a condividere con Piazza Dante il futuro delle aree provinciali dentro la città. Successivamente illustreremo il Piano regolatore che abbiamo pensato. In maniera trasparente, in modo da evitare sovrapposizioni di ruoli». A buon intenditor, poche par ole.