RENTO Il passo avanti di Italo Gilmozzi non sgombra il campo del partito democratico in vista del congresso. «Sono pronto a candidarmi, al partito serve una maggioranza», ha detto l’assessore comunale di Trento sul Corriere del Trentino di ieri. «Un contributo in un quadro in divenire, per poi trovare una sintesi. Non un approdo», è il commento di Donata Borgonovo Re alla mossa di Gilmozzi.
A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 21 marzo 2016
Alessandro Olivi, che lunedì aveva invitato a farsi avanti per un partito democratico forte in vista del 2018, anche dopo il passo dell’assessore comunale non esclude un proprio «impegno diretto». Gilmozzi resta un nome in grado di intercettare larghi consensi nel Pd ma nel partito gli appetiti sono ancora forti.
Grossi calibri
Olivi continua a restare in pista. Martedì aveva precisato di considerare possibile una soluzione interna forte, che gli consentisse di restare in giunta provinciale scartando l’ipotesi di una candidatura al congresso di maggio. Ma evidentemente le condizioni per chiamarsi fuori ancora non ci sono. «Questo partito ha bisogno di leadership — ripeteva ieri pomeriggio Olivi — Gilmozzi ha risposto al mio appello di fare un passo avanti. Bene. È un elemento di chiarezza. Io continuo a promuovere confronti per arrivare a una soluzione forte che non esclude un impegno diretto. Proprio per rispetto di questa fase, di più non dico».
L’ex assessora
Il passo avanti di Gilmozzi non ha connotati definitivi nemmeno per Borgonovo Re, che parla di «contributo in un quadro in divenire, per poi trovare una sintesi». Per arrivare alla quale, evidentemente, immagina anche altre opzioni. L’ex assessora alla salute ha dalla propria oltre 10.000 voti alle ultime provinciali e molti, nel Pd e fuori, sono curiosi di capire dove Borgonovo indirizzerà il suo consenso. «Occorre — dice — una figura che tenga testa ai segretari degli altri partiti di coalizione (Mellarini e Panizza, ndr). Serve una figura di esperienza, di astuzia, Il gioco si farà duro e non possiamo permetterci di affidarci ad apprendisti, ancorché preparati e ricchi di entusiasmo». Il riferimento non è esplicito ma facilmente intuibile: il gruppo di giovani amministratori — tra cui Elisabetta Bozzarelli, Luca Paolazzi, Giacomo Pasquazzo — che promuovono un rinnovamento interno e godono dell’appoggio dell’ala più governativa del partito, coagulata attorno a Bruno Dorigatti e Alessio Manica. Nei prossimi giorni il gruppo organizzerà un altro incontro per stabilire se, oltre alla promozione di contenuti, il lavoro precongressuale si finalizzerà anche in una candidatura.
Resta alla finestra, per ora, Mattia Civico: con Olivi candidato, potrebbe finire in giunta; ma da un po’ di tempo sta valutando anche un impegno diretto per la segreteria. Difficilmente, insomma, potrebbe convergere su Gilmozzi senza una valorizzazione dell’area «Demo». Più vicina alla soluzione Gilmozzi, invece, l’area dei renziani guidati da Elisa Filippi.
Mellarini «colomba»
Mentre il Pd si agita, nell’Upt il neosegretario Mellarini prova ad aprire una fase di stabilità interna porgendo l’altra guancia all’area dei dellaiani. Giovedì l’area «Autonomia e partecipazione» ha lanciato un nuovo documento e promette di convocare una nuova «Sanbapolis». «Non conosco il documento, vedo che ci sono dei tesserati upt che si richiamano a una denominazione di tanti anni fa. Non so cosa vogliano fare, ma se arricchiscono il dibattito non c’è nessuna chiusura. Il dibattito è il sale della politica e serve a crescere». Quanto ai rilanci di Dellai sulla «illegittimità del segretario», Mellarini dice: «Io penso a lavorare».