TRENTO «Nessun partito del centrosinistra autonomista in questo momento può ritenersi autosufficiente. E la maggioranza utile e necessaria per dare nuova linfa al Pd si troverà solo se sapremo rilanciare entusiasmo tra i protagonisti attivi. Tutto questo non ha nulla a che fare con la mera necessità di assembleare pezzi di gruppo dirigente».
C. Bert, "Trentino", 21 marzo 2016
A Italo Gilmozzi che è pronto a candidarsi a condizione che sul suo nome si raccolga un’ampia maggioranza del partito, il gruppo di giovani amministratori di «Generazione Pd» risponde con freddezza. Non è questo, per loro, il percorso che porterà il Pd trentino fuori dalle secche: «Un partito costruito dai vertici, pressoché inesistente nelle valli, non riuscirà a svolgere il ruolo di traino che si propone».
Da Kampala, Uganda, Elisabetta Bozzarelli, segretaria cittadina a Trento, auspica che il congresso «sia un momento di confronto vero» e non annacquato a seguito di un accordo tra esponenti di vertice delle diverse aree che compongono la galassia Dem. Il suo nome è in pole position per la candidatura alla segreteria, ma a chi li accusa di essere senza un leader risponde così: «Capisco che per i giornali, e per molti anche nel Pd, i nomi contino di più, ma noi abbiamo scelto un’altra strada, nessuno spinge per un ruolo, il progetto si porta avanti insieme. Non è nemmeno detto che uno di noi si candidi al congresso, quello che abbiamo cominciato a gennaio con l’incontro a Impact Hub è un percorso che sta continuando nei circoli. Noi parliamo alla base, ai nostri azionisti, non al gruppo dirigente».
Bozzarelli, come già aveva fatto Luca Paolazzi, rispedisce al mittente l’accusa mossa ai giovani di essere pedine abilmente «manovrate» da alcuni big del partito: «Ci dicano chi sarebbero questi grandi capi». Il documento che il gruppo ha messo nero su bianco, pronto a trasformarsi in tesi congressuale, auspica un Pd trentino «realmente democratico e regionalista, autonomo dalla dimensione nazionale»: risposta indiretta a Olivi e Gilmozzi che nei giorni scorsi hanno posto come discrimine il sostegno al governo Renzi e il sì al referendum sulla riforma costituzionale.