ALA - Ha in mente un partito che stia dentro la città e ne sia protagonista. Un interlocutore della città e dell'amministrazione comunale. Un partito di governo, ma anche un partito di movimento: «Il Pd è il solo partito nazionale, il circolo di Ala ha l'obbligo di occuparsi di temi locali ma anche di affrontare il generale. E dobbiamo tornare a discutere anche di amministrazione locale, dentro il circolo».
"L'Adige", 18 marzo 2016
Sono parole di Paolo Mondini, neo segretario dei democratici alensi, capelli grigi, lunga militanza a sinistra, e altrettanto lunga esperienza da amministratore, sia da consigliere che da vicesindaco, fra il 2010 e il 2015.
Il partito, che arrivava da un periodo difficile, con un segretario dimissionario da oltre un anno e pur uscito bene dalle elezioni della scorsa primavera sotto rappresentato in giunta, ora lo ha ripreso in mano lui, Mondini. E già si capisce che l'aria è cambiata: il neo segretario ha subito cominciato a mettere qualche puntino sulle «i», rispetto alle scelte dell'amministrazione Soini.
Progetti ambiziosi? Neanche tanto, è un uomo da piccoli passi. Piccoli ma ostinati. Del resto è un alpinista di lungo corso.
Come mai la scelta di proporsi alla segreteria, dopo un periodo in cui pareva che i rapporti fra lei e il Pd si fossero un po' lacerati?
«Venivamo da una stagione complicata, eravamo senza segreteria da molto tempo. C'era bisogno di ricostruire un rapporto fra il gruppo consiliare e il circolo. E ho fatto la mia proposta, con due condizioni: il rinnovamento della direzione e la condivisione della scelta da parte dei nostri rappresentanti in giunta. Il partito ha capito».
Come immagina la Ala del futuro, il progetto di rilancio in chiave turistico - culturale di Soini la convince?
«Credo che la strada sia in salita. Ma non impossibile, certo non basterà aver acquistato la collezione dei pianoforti antichi o aprire due sedi museali. Il futuro nel turismo di borghi minori è legato alla capacità di creare un clima complessivo, una suggestione, che passa attraverso tante cose: l'arredo urbano, la cultura dell'accoglienza, l'identità di territorio. Non è facile, ma gliela si può fare. È chiaro che non bastano i pianoforti, ma forse questo non lo pensa alcuno. Sono la complessità e la coerenza delle azioni la chiave di questa sfida».
È in arrivo il secondo assessore Pd, con deleghe a centro storico e arredo urbano, per qualcuno il Pd si accontenta delle briciole.
«Intanto facciamo chiarezza su un aspetto: i due assessorati erano stati pattuiti con Soini e con la colazione, anzi erano una condizione del patto di coalizione. Semmai c'è stato un ritardo del sindaco nell'onorare questo impegno».
E poi?
«Poi non è vero che ci siamo accontentati: è vero che i capitoli di bilancio assegnati al nuovo assessorato non sono particolarmente pingui, ma qui si tratta di tirar fuori idee e progettualità e trasmetterle alla città. Non è solo una questione di soldi, ma di competenza e credo che il nostro nuovo assessore, Saiani, sia la persona giusta per questo incarico».
Diciamoci la verità, quell'assessorato tutti si aspettavano fosse suo, Soini ha fatto un'altra scelta.
«Il sindaco ha deciso in autonomia, era nella sua facoltà. Del resto io avevo capito da solo di non essere un candidato gradito. Quindi non ho nemmeno forzato la mano. Certo non lo ha fatto nemmeno chi per il mio partito ha condotto le trattative, ma va bene così».
Sicuro che va bene così, non è che ora che ha in mano il partito darà filo da torcere a Soini?
«Non è questo il mio stile. Di sicuro, però, il partito rivendicherà un peso maggiore nelle scelte della maggioranza e dell'esecutivo. Lo ripeto, le scelte amministrative, prima di essere adottate, devono essere discusse e concordate all'interno del partito e della coalizione».