Saremo forse in un’epoca storica che tende a stingere le tradizioni politiche e culturali del passato, che sfuma sulle appartenenze vigorose che un tempo contraddistinguevano l’azione politica di ciascun cittadino. Se però qualcosa di quella stagione è rimasto saldo, è l’antifascismo come valore collettivo.Il ripudio di una pagina storica che rappresenta l’esperienza più buia per il nostro Paese, per la nostra terra, la nostra autonomia, e per l’intera Europa.
Se esiste un filo rosso che a dispetto dei decenni lega questo Centrosinistra Autonomista alle vicende della comunità trentina che fu dell’ASAR, del PCI, della DC e della tradizione socialista, è proprio l’antifascismo come carattere culturale e politico.
Per questo chiediamo, con rispetto ma anche con fermezza, che il Partito Autonomista nostro alleato prenda rapidamente i provvedimenti che riterrà più opportuni.
Con cortese preghiera di pubblicazione,
Alessio Manica – Capogruppo provinciale PD
Sergio Barbacovi – Segretario provinciale PD
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I primi a chiedere le dimissioni del presidente del Patt, Carlo Pedergnana, sono stati gli alleati del Partito democratico. Già ieri mattina alle 10.50 c'era il comunicato firmato dal segretario del Pd trentino, Sergio Barbacovi , e dal capogruppo provinciale, Alessio Manica , in cui affermano: «Se esiste un filo rosso che a dispetto dei decenni lega questo centrosinistra autonomista alle vicende della comunità trentina, che fu dell'Asar, del Pci, della Dc e della tradizione socialista, è proprio l'antifascismo come carattere culturale e politico. Chiediamo, con rispetto ma anche con fermezza, che il Partito autonomista, nostro alleato, prenda rapidamente i provvedimenti che riterrà più opportuni».
A loro si sono aggiunte le voci di altri due consiglieri provinciali del Pd, che sono intervenuti su Facebook . Lucia Maestri scrive: «È del tutto evidente che è inaccettabile. Né giustificabile come errore di gioventù, o come goliardata. Sono convinta che gli amici del Patt sapranno trarne le conseguenze». Mentre Mattia Civico aggiunge: «Il fascismo è la pagina più buia e triste della nostra storia moderna. Il nostro futuro si fonda sui valori dell'antifascismo, della pace e della democrazia. Chi non riconosce e promuove questi valori comuni e basilari non può sedere al tavolo del centrosinistra autonomista. Il Patt faccia chiarezza. È urgente e necessario». Da parte dell'Upt, invece, non è giunto alcun commento. Il segretario e assessore provinciale, Tiziano Mellarini ha preferito un: «No comment».
Si sono fatti sentire, invece, i sindacati con Franco Ianeselli , segretario della Cgil del Trentino, che dichiara: «Manifeste simpatie per il fascismo non si possono liquidare come semplice goliardata giovanile. Mai. E soprattutto quando questi atteggiamenti appartengono a persone che ricoprono un ruolo di vertice in uno dei maggiori partiti della nostra Provincia, peraltro alla guida della coalizione di governo. Per questa ragione la Cgil del Trentino ritiene indispensabile che il Patt e tutti i partiti della coalizione di maggioranza condannino con fermezza quanto accaduto e prendano tutti i necessari provvedimenti».
Anche Lorenzo Pomini , segretario della Cisl trentina, interviene con alcuni tweet: «Errore di gioventù il saluto romano? Siamo stati giovani senza cadere in queste tentazioni». E ancora: «Nuove facce, nuova politica. Patt 4.0.D'annunzianamente Eja Eia Alalà. Meglio ripensarci».
Commenti sono arrivati anche dal fronte delle forze politiche di opposizione. Giacomo Bezzi , ex segretario del Patt oggi consigliere provinciale di Forza Italia, scrive:«Allucinante, non riconosco piu il Patt. Solo potere nessun ideale, pazzesco. Io me ne sono andato 8 anni fa proprio per questo, siete solo dei caregari incapaci». E la consigliera provinciale Manuela Bottamedi , appena uscita dal Patt, scrive su Facebook : «Crisi d'identità: da una parte Rossi che va al Brennero con i comunisti a cantare "Bella ciao", dall'altra il nuovo presidente che cantava "Faccetta nera"». Secondo Claudio Cia (Civica Trentina): «Lo spettacolo che il Patt sta mettendo in piazza con foto d'archivio relative ai trascorsi passati dei propri membri dimostra che la faida interna al partito è ben lontana dall'essersi conclusa con il congresso che ha riconfermato Franco Panizza come segretario». Il consigliere Cia aggiunge: «Tutto ciò evidenzia quanto Panizza abbia trasformato questo partito in una fabbrica delle "carèghe", dove ciò che emerge e si asseconda è la smania di raggiungere posizioni di forza, anziché essere testimoni e promotori di un progetto politico. Un polpettone amalgamato con ogni sorta di "vanzaroti", raccolti qua e là, buoni per tutte le stagioni».