«Attualmente sono impegnato nello svolgimento di un delicato ruolo istituzionale che non sarebbe mia intenzione abbandonare e sguarnire qualora, come ritengo possibile, sapremo creare le condizioni per costruire una squadra ampia, appassionata e competente che faccia del congresso del Pd non l’ennesima occasione mancata ma il momento costitutivo di un progetto politico nuovo, più coraggioso ed ambizioso».A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 16 marzo 2016
Alessandro Olivi non ha troppa voglia di lasciare l’esecutivo di Piazza Dante: lo ha ribadito ieri in una mail di ringraziamento a quanti hanno partecipato lunedì al «Marinaio» all’incontro organizzato per rilanciare l’azione politica del partito in vista del congresso. All’incontro non erano presenti rappresentanti del gruppo consiliare, anche se al suo interno le sensibilità sono diverse. Apre a Olivi il deputato Michele Nicoletti, mentre Luca Paolazzi, esponente di un gruppo di giovani amministratori dei democratici, spiega «proprio per la stima verso Olivi» che «è più importante che continui a ricoprire il ruolo istituzionale in giunta».
Nella mail di ieri, Olivi ha ribadito che il suo impegno «ha come fine evitare la lenta scissione del Pd da fasce sempre più ampie della società trentina, farlo uscire dalla sindrome di una cultura minoritaria e costruire un campo più aperto ed inclusivo per lanciare la sfida al futuro governo dell’autonomia», sottolineando che «occuparsi del Pd non è una seconda scelta per nessuno e tutti debbono sentirsi coinvolti come lo sono io».
Nel gruppo consiliare sono soprattutto Alessio Manica e Bruno Dorigatti a ritenere che per far emergere la linea democratica nel centrosinistra Olivi e gli altri assessori «dem» debbano impegnarsi nei loro attuali ruoli in giunta e non abbandonarla. Mattia Civico, invece, è convinto che «la segreteria del partito» sia «un bene superiore agli altri ruoli» e, a chi fa notare che con Olivi fuori dalla giunta proprio Civico avrebbe un posto da assessore precisa: «Non è tra le mie priorità». Per Donata Borgonovo Re quella di Olivi è una «provocazione interessante, anche per stanare chi si sta muovendo in modo sotterraneo».
Michele Nicoletti, deputato ed ex segretario dem, apprezza che nel Pd si sia tornati a parlare di politica, di riforma costituzionale e di legge elettorale, «dibattito da cui non possiamo chiamarci fuori», così come sulla riforma statutaria e su molti aspetti regionali. «Poi — aggiunge — il Pd deve dire qualcosa anche sul 2018, per arrivare al tavolo di coalizione con una propria proposta e decidere quale sarà il candidato, confermando Rossi, facendo le primarie, o cambiandolo. Quella di Olivi è una disponibilità importante e preziosa, bisogna valutare se esprimerla in giunta o nel partito. Tra le due cose considero più importante l’incarico istituzionale, ma non ho pregiudiziali».
Tra i giovani amministratori, Paolazzi «ringrazia Olivi di aver organizzato un bel confronto, facendo le veci del partito. Condivido l’analisi di Olivi e credo che serva un partito solido, organizzato, autonomo dal nazionale; va ripensata l’organizzazione che ha portato alla marginalità politica del Pd. Spero che Olivi non si candidi a segretario perché presidiare le istituzioni è più importante. Se lo farà lo sosterremo? Non lo so, non ci abbiamo ancora pensato: non perché non sia un aspetto da valutare, ma perché pensiamo che sia più importante che Olivi continui a fare il vicepresidente della giunta».
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