Olistico, globale, trasversale. Tre aggettivi per un approccio, quello dell’Unione europea in materia di immigrazione, da fondare sulla «solidarietà» e la «condivisione di responsabilità» fra tutti gli Stati membri. Sono questi i pilastri del progetto di relazione sul tema, frutto di un anno di lavoro di Roberta Metsola e Cécile Kyenge.
E. Ferro, "Corriere del Trentino", 12 marzo 2016
Revisione del regolamento di Dublino, con la domanda di asilo da presentare direttamente alla Ue, apertura di canali regolari di immigrazione, introduzione di un meccanismo obbligatorio di distribuzione dei migranti fra i Paesi sono alcune delle proposte. È stata l’europarlamentare del Pd a presentare ieri a Trento, per la prima volta in Italia, il rapporto che ha steso assieme alla collega maltese del Ppe: «Gestire il fenomeno migratorio è la principale sfida dell’Unione europea — ha detto — non contrastandolo, bensì governandolo attraverso le politiche e gli strumenti di cui disponiamo, con azioni concrete di breve, medio e lungo termine».
La relazione ne contiene più d’una, a cominciare dalla revisione del regolamento di Dublino, che «ha fallito»: «La situazione degli Stati frontalieri è insostenibile e mette in crisi l’intero sistema comune di asilo — osserva Kyenge — per questo chiediamo che la domanda d’asilo sia presentata non al Paese di primo approdo ma direttamente all’Unione europea e sia gestita fra i 28 Stati membri attraverso un sistema centrale e collettivo». Il progetto prevede l’introduzione di soglie per ogni singolo Stato, al di sopra delle quali nessuna ulteriore allocazione è prevista.
Kyenge e Metsola propongono poi agli Stati membri di «dotarsi di un organismo europeo permanente per la ricerca e il salvataggio in mare, adeguatamente finanziato in termini di risorse e mezzi a disposizione»; suggeriscono l’introduzione di «un meccanismo obbligatorio di distribuzione dei richiedenti asilo all’interno dell’Unione, che tenga conto delle loro preferenze in merito»; raccomandano l’apertura di «canali regolari di immigrazione legale» invitando la Commissione a «modificare la Carta blu, che offre un canale privilegiato di migrazione economica altamente specializzata».
Non ultimo, ricordano la necessità di «dotarsi di una strategia per agire sulle cause profonde dell’immigrazione, con strumenti di cooperazione internazionale da implementare al meglio». Il tutto «come farebbe uno Stato federale di 500 milioni di abitanti».