Questioni internazionali

Questa settimana ho partecipato a Parigi alle riunioni delle Commissioni politica, giuridica e monitoraggio dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
Molteplici sono i temi che abbiamo trattato, anche alla luce delle dinamiche e dei profondi cambiamenti che stanno interessando le relazioni internazionali e il ruolo del Consiglio d'Europa sullo scenario globale.
Michele Nicoletti, 11 marzo 2016

 

In particolare, abbiamo discusso approfonditamente della situazione democratica in Polonia, le cui ultime riforme in tema di libertà di stampa e di Corte Costituzionale destano notevole preoccupazione. Esse prevedono infatti un maggior controllo del Governo sui media e limitano l'indipendenza della magistratura.

Ci siamo poi confrontati sulla situazione del Libano e sulle sfide che lo caratterizzano in funzione della stabilità regionale e della sicurezza europea; sui problemi relativi alla corruzione quale regime di governance in molti Paesi e quale barriera all'efficienza istituzionale e al progresso; sulla situazione in Libia in termini di minacce terroristiche e prospettive democratiche (il Paese è in una situazione davvero complicata, alcuni suoi territori sono controllati da Daesh, non c'è un interlocutore istituzionale stabile e i risvolti che ne derivano hanno un impatto molto significativo sulla stabilità e la sicurezza dei Paesi europei); sulle conseguenze politiche della crisi in Ucraina alle prese, tra le altre cose, con alcune riforme istituzionali e di decentramento amministrativo; sulla transizione politica e democratica in Egitto.

Per quanto riguarda la lotta alla corruzione, abbiamo discusso anche del mio rapporto. Dal dibattito è emerso come gli sforzi per il rafforzamento della democrazia e dello Stato di diritto in Europa non possano prescindere da un altrettanto efficace impegno nella lotta alla corruzione ai massimi livelli istituzionali. Non possiamo permetterci di avere Stati nei quali i meccanismi di contrasto alla corruzione sono molto avanzati e Paesi nei quali non ci sono strumenti adeguati. L'Europa deve impegnarsi ad avere standard più elevati e condivisi.
L'incontro è stata anche l'occasione per presentare una mia nota informativa sulla recente visita che ho fatto in Ucraina (la trovate qui). A tal proposito ho percorso brevemente la storia del Paese prima e dopo la dominazione sovietica, ho illustrato le peculiarità della situazione attuale e i meccanismi di contrasto alla corruzione di cui si è dotata l'Ucraina, evidenziandone gli sviluppi e le criticità che ancora oggi sono presenti.

In occasione della riunione della Commissione politica sono anche stato nominato relatore del rapporto sull'opportunità di organizzare un summit di alto livello dei Capi di Stato e di Governo dei 47 Paesi per rilanciare il Consiglio d'Europa e il suo ruolo nella tutela e promozione della sicurezza democratica in Europa.
Tale rapporto dovrà inquadrare l'attuale fase straordinaria che sta caratterizzando il Consiglio d'Europa, il quale dopo una prima fase di costruzione di una cornice giuridica e di istituzioni comuni (1949-1989) e una seconda fase che ha visto l'allargamento a territori più ampi (successiva al 1989), sembra oggi conoscere una battuta d'arresto, rischiando di perdere da un lato l'adesione di qualche Stato membro e dall'altro di vedere indeboliti gli standard di rispetto dei diritti umani, in particolare, ma non solo, nei Paesi dell'Europa orientale.
Il rapporto parte dal presupposto che serve una forte azione degli Stati ai più alti livelli che rilanci i principi e le istituzioni del Consiglio d'Europa di fronte alle grandi sfide che minacciano la convivenza pacifica del continente (conflitti interni, terrorismo, migrazioni) e da cui possano uscire strategie unitarie di risposta a queste drammatiche sfide.

Qui trovate le informazioni relative al mio rapporto sulla corruzione.




Questa settimana a Bruxelles si è svolta un'importantissima riunione del Consiglio Europeo. Il principale tema affrontato è stata la crisi dei migranti e le problematiche che caratterizzano la gestione dei richiedenti asilo.
La situazione in Europa è davvero preoccupante, in quanto ci sono Paesi che stanno reintroducendo i controlli alle frontiere mettendo in discussione Schengen e i principi di solidarietà e collaborazione (sanciti peraltro dal Trattato di Lisbona). Inoltre i meccanismi di gestione del sistema di asilo sono inadeguati e non si riesce a trovare una soluzione efficace e condivisa.

In tale occasione i Capi di Stato e di Governo e le autorità dell'Unione Europea hanno concluso un importante accordo con la Turchia (qui trovate i dettagli) che segue ad un primo accordo già sancito e che riconosceva allo Stato turco un sostegno economico (finanziato in parte dall'Ue e in parte dai diversi Paesi) in cambio di una maggiore collaborazione nella gestione dei richiedenti asilo (in particolare siriani) e di un forte impegno nel contrasto all'immigrazione irregolare.

Si tratta di un accordo importante, ma sicuramente migliorabile. Certamente non si può prescindere dal coinvolgimento della Turchia, che, sia per la sua posizione geografica che per il suo ruolo strategico nella gestione dei flussi migratori, è un partner di assoluta rilevanza.
Parallelamente, però, non possiamo assolutamente derogare ai nostri principi e dobbiamo pertanto continuare a contrastare il mancato rispetto dei valori democratici e della libertà di stampa e di informazione, sollecitando con forza la Turchia ad uniformarsi ai nostri standard. Da questo punto di vista la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi (previsti dall'accordo) e la possibile annessione all'Unione Europea del Paese (di cui si parla da anni) pongono dei problemi significativi di cui dobbiamo necessariamente tenere conto.
Infine, dobbiamo continuare a sostenere con convinzione la revisione del regolamento di Dublino e la necessità di dotarsi di un sistema comune di asilo caratterizzato da una distribuzione per quote e da uno status europeo di rifugiato. Senza questo fondamentale passaggio, senza un ritrovato spirito di solidarietà e collaborazione e senza una forte azione di stabilizzazione nelle aree di crisi non sarà possibile risolvere alcun problema.

Qui trovate un comunicato stampa sull'accordo tra Ue e Turchia.