RASSEGNA STAMPA - Il Pd del Trentino verso il CONGRESSO

Sono giorni di grande riflessione per il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, che deve decidere - entro il 4 aprile - se dimettersi dalla giunta per candidarsi alla segreteria provinciale del Pd del Trentino o restare al suo posto e lasciare che per la guida del partito concorrano altri.
L. Patruno, "L'Adige", 11 marzo 2016

 

Lo statuto del Pd prevede infatti che un assessore non solo sia incompatibile ma addirittura ineleggibile alla segreteria, quindi non possa candidarsi. Se vuole farlo deve dunque dimettersi e fare il consigliere provinciale semplice. Non è consentito, per altro, come accaduto per l'Upt, che il partito possa cambiare la regola prima o dopo il congresso, visto che la prescrizione è contenuta nello statuto nazionale.
Olivi ha organizzato un incontro con i suoi sostenitori per lunedì prossimo alle 18 «al Marinaio» per un confronto, prima di prendere una decisione, convinto che da questo congresso sia necessario che dal Pd esca una leadership forte. In realtà, come sempre, il partito è diviso. E anche sul nome di Olivi non c'è una convergenza, benché ad oggi le ipotesi alternative che circolano di candidature sembrano meno forti (l'assessore comunale Italo Gilmozzi , che già è stato segretario d'emergenza, ed Elisabetta Bozzarelli o altri del gruppo dei trenta-quarantenni poco renziani), sono figure che rischiano di non avere sufficiente autorevolezza, per affrontare confronti alla pari nella coalizione con marpioni del calibro di Tiziano Mellarini e Franco Panizza e il governatore Ugo Rossi.
In vista del congresso del 29 maggio, inoltre, si sta profilando una divisione tra chi come proprio Alessandro Olivi ritiene che il Pd, come partito di maggioranza relativa, debba darsi l'obiettivo di conquistare la presidenza della Provincia, persa nel 2013 a causa delle divisioni interne; e chi invece non ritiene che sia la priorità non escludendo che nel 2018 il Pd possa optare per il sostegno di un Rossi bis, prendendo atto che lo scenario della coalizione è mutato con il rafforzato asse territoriale e centrista Patt-Upt, da una parte, e il Pd dall'altra.
Ed è soprattutto dall'interno della giunta e del gruppo consiliare che Olivi non trova sostegno. Olivi è allarmato e dice: «Si sta snaturando il profilo culturale iniziale del centrosinistra in Trentino, con un avvicinarsi dell'Upt e del Patt, se questo accadrà il Pd deve porre a se stesso una sfida che non è quella di assistere a questo cambiamento di anima e fisionomia della coalizione accontentandosi di coprire il proprio spazio politico accettando il trattino tra centro e sinistra, il Pd deve diventare cultura maggioritaria nel centrosinistra. Dunque il Pd partendo dal congresso deve puntare a questo. Decidere la linea politica da qui al 2018: vogliamo o no accettare la sfida alla contendibilità reale della guida della coalizione? Chi si candida alla segreteria senza questa ambizione, di cosa stiamo parlando? Ci ritroveremo dopo il congresso come adesso. Per me è una discriminante sulla candidatura». L'assessore provinciale Luca Zeni , invece, ripete che prima di rivendicare la leadership il Pd deve «recuperare credibilità». Il capogruppo provinciale, Alessio Manica , che si ritrova molto nella posizione di Bozzarelli & C., è sulla stessa linea di Zeni: «Solo uno sciocco può dire che un parito al 22% non deve ambire alla presidenza, ma il Pd deve fare il massimo per ben governare in questa seconda parte della legislatura, leale alla coalizione con cui governiamo. Il primo partito non deve rinunciare a priori ad esprimere il presidente ma non è il tema del momento e soprattutto non deve essere la priorità del dibattito da qui al 2018 e della nostra azione. Ne riparleremo a tempo debito valutandosi e valutando il contesto. Al congresso mi auguro che escano proposte alternative e chiare non un traghettatore».
Anche per la consigliera provinciale Lucia Maestri : «Volere la presidenza fa parte del nostro atto costitutivo» ma non esclude «una valutazione» dell'opportunità di un Rossi bis. 
Sta a guardare per ora Donata Borgonovo Re , che già troppe volte si è esposta senza avere riscontri, e dice: «Ho condiviso le riflessioni dell'intervento sull' Adige di Bozzarelli e altri. Ma mancano i passi successivi. E dopo? Io penso anche al Pd serva un segretario autorevole e non alle prime armi. Per ora mi sembra che siano un po' tutti fermi». Deciso sostenitore della candidatura di Olivi è l'ex onorevole Luigi Olivieri che dice: «Lui è il segretario ideale per trasformare i voti del Pd finalmente in potere politico. Il fatto che oggi la presidenza della Provincia sia di Rossi e non del partito di maggioranza relativa è dovuta a un fatto patologico, l'imbecillità del Pd».

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 Si fanno sempre più esigue le possibilità che Alessandro Olivi si candidi a segretario del Pd. «Non glielo fanno fare», è la sintesi che ricorre nell’entourage del vicepresidente della giunta, riferendosi alla norma dei democratici nazionali (non modificata in Trentino) che sancisce l’incandidabilità a segretario di chi svolge ruoli esecutivi. Olivi dovrebbe dimettersi dalla giunta prima di candidarsi e considererebbe ormai l’ipotesi poco praticabile, pur non avendo ancora ufficialmente sciolto la riserva. Nel frattempo, Olivi rilancia sul piano politico: «C’è una saldatura tra l’Upt di Mellarini e il Patt di Panizza che cambia il profilo culturale del centrosinistra autonomista. Il Pd deve fare una proposta per il 2018. Ci mancherebbe altro che il Pd non voglia esprimere il prossimo presidente della Provincia. Se il Pd rinunciasse, come qualcuno purtroppo vorrebbe anche tra gli stessi democratici, verrebbe meno la ragione stessa per cui il Pd è nato: la cultura maggioritaria». 
Tempi stretti
Le candidature alla segreteria dovranno essere comunicate al partito entro il 4 aprile e il partito è in preda all’immobilismo dei «big». Donata Borgonovo Re sottolinea l’importanza di «un candidato autorevole e forte» e lascia intendere che, dopo essere stata estromessa dalla giunta da Rossi senza che il partito battesse ciglio, solo un ampio mandato politico del Pd potrebbe spingerla a candidarsi per una carica che la riporterebbe in rapporto dialettico con il governatore. Olivi e Borgonovo, lontani per molti aspetti, su un punto concordano: la «contendibilità della presidenza della Provincia» da parte di un «Pd che non può andare al traino anche nel 2018»; altri consiglieri, come Lucia Maestri, ricordano che «il Pd sta governando» e rinvia al 2017 l’esame a Rossi. 
Prime mosse
Italo Gilmozzi, assessore comunale a Trento, ha già chiarito di non essere disponibile a correre nel caso di una candidatura di Olivi: ma nell’attuale immobilismo generale, è visto come il volto che raccoglierebbe maggiori consensi trasversali. La stessa Maestri si era detta disponibile in tempi non sospetti, ma fino a questo momento non esistono le condizioni per trasformare la disponibilità in candidatura. Un passo lo ha compiuto invece Gigi Olivieri, chiamando a raccolta chi «si riconosce nella linea politica di Renzi e chi è favorevole alla riforma costituzionale», convinto che l’opzione nazionale (Corriere del Trentino di domenica) sia «discriminante». Il gruppo consiliare — comunque — non ha risposto all’invito dell’ex parlamentare, oggi uomo forte del partito nelle Giudicarie. 
I giovani
Un gruppo di giovani — tra cui gli amministratori Elisabetta Bozzarelli (Trento), Luca Paolazzi (Lavis), Giacomo Pasquazzo (Ivano Fracena) — ha invece dichiarato pubblicamente la propria avversione ai personalismi e ai tatticismi, invitando il partito a giocare una partita aperta. Il capogruppo provinciale dei democratici, Alessio Manica, li ha pubblicamente elogiati e l’ala più governativa del partito (con Manica e Dorigatti) potrebbe appoggiarli se dovessero esprimere un proprio candidato.