TRENTO L’Europa frana, ogni giorno un po’ di più. A farla piegare, i fiumi di parole a cui troppo poco spesso seguono i fatti. Ultimo, in ordine di tempo, il vertice con Ankara finito in un sostanziale nulla di fatto.
S. Pagliuca, "Corriere del Trentino", 10 marzo 2016
«Questo perché dobbiamo riportare il dibattito in casa nostra, non delegare alla Turchia», mette in guardia Cecile Kyenge, europarlamentare ed ex ministra all’Integrazione, anticipando alcuni dei temi sui quali discuterà domani alle 20.30 al Social Store di via Calepina, a Trento, in occasione dell’incontro «Frontiere. Confini. Migrazioni. Cittadinanze» moderato dal caporedattore del Corriere del Trentino , Simone Casalini.
Onorevole, Ankara alza la posta, Bruxelles risponde con un documento di principi comuni e i singoli Stati procedono in ordine sparso con la sospensione di Schengen. Che Europa è questa?
«Un’Europa che deve ritrovare se stessa, potenziando le misure di integrazione e cooperazione internazionale, non alzando muri né tantomeno lasciando sola la Grecia».
Come?
«Innanzitutto, lavorando su piani distinti: ricordo che la Turchia non fa parte dell’Unione europea e il suo ingresso non va legato agli aiuti umanitari. Pertanto non sono accettabili i rimpatri di massa ipotizzati dall’accordo (criticati anche dall’Onu, ndr), bisogna piuttosto capire come rimettere in discussione Dublino».
Nel rapporto sull’immigrazione che ha presentato a Strasburgo, lei propone un meccanismo obbligatorio di ricollocazione dei migranti. In che modo?
«Per evitare che si creino blocchi, il riconoscimento dei migranti non deve spettare al Paese di arrivo, ma a un sistema europeo che preveda distribuzioni eque, in coerenza con i principi di solidarietà e di condivisione delle responsabilità tra gli Stati membri».
Già, ma gli Stati al momento sono molto rigidi. Pensiamo all’Austria o all’Ungheria. Come pensa di convincerli?
«La sospensione di Schengen è stata una forzatura che rischia di minare l’assetto europeo creando difficoltà soprattutto ai suoi cittadini. Sappiamo che l’Europa era nata per superare gli egoismi nazionali, eppure non siamo mai stati divisi tanto quanto oggi. Così mi chiedo, chi inneggia a queste soluzioni, lo sa che ripristinare i controlli alle frontiere costerebbe all’Europa 140 miliardi all’anno e all’Italia 10 miliardi l’anno? Senza contare i problemi per i territori di confine».
Tra questi, il Trentino Alto Adige.
«Esatto. Le conseguenze sarebbero gravissime: per i lavoratori transfrontalieri, per gli studenti Erasmus, per le merci. Non commettiamo l’errore di dare risposte populiste».
Ieri però è stato arrestato un imam somalo che pare stesse progettando un attentato a Roma. Quanto influisce la paura del terrorismo sulle politiche migratorie?
«Attenzione: molti rifugiati fuggono da quello stesso terrorismo che noi vogliamo combattere e i foreign fighter non sempre sono immigrati. Chiediamoci, piuttosto, se funziona il coordinamento dell’intelligence, se i flussi finanziari sono tracciati correttamente e se abbiamo gli strumenti per combattere davvero Daesh».