Nelle scorse settimane presso la sala della cooperazione di Isera si è svolto l'incontro sul tema CRISI DELL'AUTONOMIA. CHE FARE? promosso dai circoli di Isera, Mori e Destra Adige. L'excursus fatto da Sergio de Carneri ha ripercorso le vicende dell’autonomia ed evidenziato il ruolo vitale che essa svolge per il Trentino.
Circoli di Isera, Mori, Destra Adige, 3 marzo 2016
Ma la storia degli ultimi lustri evidenzia la crisi sempre più grave da cui essa è afflitta e gli errori nella gestione politica che ne stanno alla base.
L'elemento che ha contraddistinto la serata è l'ampia partecipazione al dibattito dei presenti, colpiti dalle ultime vicende che hanno visto i vertici dell’assetto autonomistico scontrarsi su una questione fondamentale quale è il progetto di riforma dello Statuto speciale del Trentino Alto Adige, e più in particolare il ruolo centrale che in esso deve svolgere la Regione.
All’origine delle tensioni sta il fatto che, mentre i due Consigli provinciali hanno istituito con proprie leggi una Consulta e una Convenzione aperte alla cittadinanza e alle varie istituzioni sociali e culturali in cui le due società provinciali si articolano, per ricevere le più varie proposte sul tema della riforma, la delegazione dei Senatori del centrosinistra autonomista del Trentino Alto Adige ha depositato, su richiesta dei due Presidenti delle Province, una proposta di legge che, anticipando le scelte popolari. Ciò ha provocato la protesta del Presidente del Consiglio provinciale, ma anche della maggioranza dei Consiglieri di Trento, per motivi non solo istituzionali ma anche di merito.
La proposta dei Senatori prevede infatti un ulteriore svuotamento della Regione Trentino Alto Adige. E’ apparso abnorme al riguardo, che il Presidente (di turno) della Regione appoggi una proposta di legge che svuota l’Ente che egli presiede. D’altronde le contraddizioni investono anche il Partito Democratico del Trentino, il cui rappresentante in Senato ha firmato il disegno di legge di liquidazione della Regione. in contrasto con gli orientamenti dei consiglieri provinciali del partito.
Grande è quindi la confusione fra le forze politiche del Trentino ed anche in seno al nostro partito su di un tema vitale per il futuro della nostra provincia che modifica le competenze previste dallo statuto.
Nel dibattito è emersa una visione, che in larga parte concorda con la tesi del relatore, diretta ad un rinvigorimento del ruolo della Regione, ora svuotata e svilita dalla azione congiunta dei Presidenti delle due Province che hanno usato per questi fini della carica di Presidente, assunta a turno, della Regione. L’assemblea ha ritenuto che fuori del quadro regionale l’autonomia speciale del Trentino verrebbe intaccata dalle fondamenta, ed ha rilevato con preoccupazione che già ora la pubblica opinione a livello nazionale ( e molti parlamentari) sono critici nei confronti della sua stessa esistenza.
I punti emersi e che hanno avuto largo riscontro sono stati:
- mantenimento di tutti i poteri ora in capo alla Regione, in particolare la competenza in materia di enti locali, necessaria per garantire i comuni a maggioranza italiana in Alto Adige, il comune di Bolzano innanzitutto. - incompatibilità fra la carica di Presidente della Provincia e quella di Presidente della Regione, il quale ultimo deve rappresentare senza condizionamenti, l’intera collettività del Trentino Alto Adige;
- la nostra Regione deve assumere sempre più il ruolo di garante dei diritti delle popolazioni, quale che sia il gruppo linguistico cui appartengono.
- il ruolo dell’autonomia in materia di servizio giustizia deve essere rafforzato; la figura del Giudice di Pace sui quali la Regione ha pregnanti poteri, deve essere rafforzata con la attribuzione ad essi dei compiti dei giudici tavolari e di quelli tutelari;
- la delega piena e senza eccezioni alla Regione di tutte le funzioni e l’apparato amministrativo del servizio giustizia nel Trentino Alto Adige, darebbe al nostro territorio una marcia in più, rispetto al resto dell’Italia, anche sotto l’aspetto economico, e rafforzerebbero le istituzioni di autogoverno fra Ala e il Brennero.
Tutto questo, dando nuovo slancio e vitalità alla Regione,convaliderebbe nel contempo la legittimazione della nostra speciale autonomia trentina.
E se la politica del Partito Democratico non dimostra di essere finalmente coraggiosa e pronta a non supportare più la linea degli ultimi dieci anni e quella attuale del nostro Presidente della Provincia, c’è il rischio che la riforma del terzo statuto possa innescare un processo che ci porti ad una lenta deriva e trasformarci da qui a 10 o 20 anni in una provincia del Veneto.
Esistono già forti riflessi internazionali che toccano il nostro territorio, tenendo conto che oggi il nostro Premier e Segretario Matteo Renzi sta alzando i toni contro l'Europa, dominata dal mondo tedesco, perché quest’ultima tenta di destabilizzare le nostre proposte politiche sia nazionali che internazionali.
In questo clima sapere che esiste un 30% di Sudtirolesi dell'Alto Adige mobilitati per un distacco dall’Italia, fa capire che in questo momento rafforzare il ruolo della Regione creerebbe una forte assunzione di responsabilità per mantenere l’Italia forte sul piano politico internazionale.
Ed un forte accordo col Pd Nazionale ma soprattutto col Pd dell'Alto Adige rafforzerebbe questa responsabilità in un momento che ci vede impegnati, nel mese di maggio, nel Congresso Provinciale, dove il tema dell'Autonomia dovrà essere al primo punto e costituire una forte presa di coscienza del problema politico in atto.
E’ stato da tutti condiviso il fatto che non esiste un vero nemico della nostra autonomia all’interno della provincia, semmai che esistono diverse visioni sia dal punto di vista politico che ideologico.
Parliamo in particolare del il PATT. che è con noi in coalizione ma si colloca nei confronti dell’autonomia in un modo che non sempre appare politicamente adatto al momento di crisi che stiamo vivendo. Si rileva,pertanto, che bisogna dialogare col PATT su quest'argomento avendo però l’accortezza di trattarlo come alleato e non come un nemico. Dalla discussione possono nascere punti di vista convergenti. Il Partito Democratico deve rappresentare l'interlocutore primario e decisivo nella politica di difesa dello Statuto Speciale.
Ciò sarà possibile se la nostra posizione sarà precisa, forte e tale da dimostrare, a tutti i livelli della nostra società l’importanza vitale dell’autonomia regionale e la necessità di difenderla. L'assegnazione di competenze puntuali e precise alla Regione potrà salvaguardare la nostra specificità trentina, e consentirci di svolgere con successo il ruolo tradizionale di ponte fra stati e nazionalità diverse,nel quadro dell’Unione europea.