L’Europa vera è fatta da noi

 In queste settimane l'Europa sta attraversando una turbolenza davvero forte. Sembra evidente il rischio che le lancette del tempo tornino indietro di molti anni. Il tema del ritorno ai confini non è un tema “lontano” ma è attuale, concreto e molto vicino. Non perché riguarda anche il Brennero ma perché riguarda noi e soprattutto il mondo dei giovani, delle realtà produttive, delle comunicazioni e trasporti.
Giacomo Pasquazzo, "Trentino", 3 marzo 2016

 

Riguarda parti importanti e vitali della società, parti che per definizione sono dinamiche e in continua evoluzione. Sono mondi però distanti dai pensieri attuali degli Stati, almeno all'apparenza. Sembra che contino di più le paure, gli slogan, i timori verso un mondo in continua evoluzione. E non può che essere tale, il mondo: Bob Kennedy diceva infatti che «il cambiamento, con tutti i rischi che comporta, è la legge dell'esistenza».

Pensare di nascondere o negare i cambiamenti in atto a livello mondiale dimostra i limiti di alcune proposte politiche. Le sfide vanno affrontate e bisogna cercare di comprenderle. E soprattutto vanno date risposte a quei mondi che sarebbero penalizzati da un ritorno ai confini. E lo dico da cittadino prima che da amministratore. L’altro sabato al Brennero ho colto questa attenzione collettiva, questo sogno europeo ancora presente in moltissimi cittadini, convinti che la strada del futuro sia una maggiore integrazione. E ho visto questo messaggio soprattutto in una coppia di anziani signori che dal Primiero si è recata al Brennero per dire NO al ritorno al passato, a frontiere ormai dimenticate, a "cortine di ferro" che fanno parte della storia. Il loro messaggio era dirompente già nel mondo della guerra fredda ed è ora più che mai attuale e rivolto alle giovani generazioni: a quelli nati, come me, dopo la caduta del muro di Berlino, a quelli che non hanno conosciuto i confini nazionali e hanno avuto immense possibilità di dialogo, formazione, istruzione, confronto con i giovani di altri paesi europei. Questa è la grande vitalità europea, il dinamismo dei giovani che non hanno paura di mettersi in discussione e fare esperienze all'estero.

Questo è il mondo europeo in cui siamo immersi, senza dimenticare la velocità delle comunicazioni, dei trasporti e le grandi opportunità per le realtà produttive: certo siamo consapevoli anche delle grandi disuguaglianze tuttora presenti e delle grandi carenze che l'Unione europea ha. Voglio però rivolgere un appello ai giovani. Le difficoltà nella nostra società non mancano e ne siamo testimoni, ma le opportunità che l'abbattimento dei confini ha creato sono immense. Riflettiamo su quelle fortune, che, a differenza dei nostri padri e nonni - alcuni caduti proprio per guerre fra stati nazionali - abbiamo, e pensiamo altresì a quanto possiamo perdere con un ritorno al passato.

L'Europa siamo noi, con i nostri problemi e le nostre energie, con le opportunità che abbiamo avuto e abbiamo. Tocca a noi, prima di tutto, essere interpreti di questa stagione ed essere vigili, attenti sul processo di integrazione europea, possiamo chiedere più Europa, dobbiamo agire affinché sia così. Siamo noi chiamati a essere protagonisti perché il cambiamento passa da noi, dal nostro interesse o dalla nostra indifferenza. E ciò segnerà la strada del nostro futuro. Non dimentichiamolo.