Il Ddl Cirinnà, anche se garantirà il minimo dei diritti alle persone omosessuali, costituisce in ogni caso un passo in avanti. Meglio poco oggi che tutto mai, per dirla alla Renzi. Da parte del Pd si è arrivati, a questo minimo, con strategie che si possono tranquillamente definire confuse, contraddittorie, sconnesse e ambigue. Dalla libertà di coscienza al voto di fiducia; per di più su temi etici.
F. Lorandi, "Trentino", 2 marzo 2016
Si tratta di un sano machiavellismo per cui l’approvazione di una legge attesa da trent’anni, merita mediazioni al ribasso e ulteriori alleanze spurie per un governo a guida Pd?
Probabile. Una qualche inquietudine il percorso fatto, per arrivare all’approvazione della Cirinnà, la crea. Con lo stralcio dell’art 5 dalla legge si sono stralciati da relazioni affettive familiari, bambine e bambini con nomi, volti, corpi e anime. Il contenuto di quell’articolo è stato usato impropriamente da parti interne al Pd e alla maggioranza, dalle opposizioni, dalla Cei, attribuendogli la legittimazione, quasi l’istigazione, all’utilizzo della pratica dell’utero in affitto. In realtà, leggendo il testo si scopre che si tratta dell’estensione di una legge del 1983 sulle adozioni per cui un bambino, figlio di uno dei due conviventi potrà essere adottato dall’altro partner. La stepchild adoption esiste già in Paesi in cui la religione maggioritaria è quella cattolica come Spagna, Portogallo, Irlanda, Francia, Austria o quella protestante e anglicana come Germania e Regno Unito. Renzi ha subito affermato, dopo l’accordo sul maxiemendamento, che la rivisitazione delle adozioni sarà oggetto di una legge da approvare entro la fine dell’anno.
Se tanto mi dà tanto ci vorranno altri trent’anni, non certo 10 mesi. Ma è solo questo il prezzo della contrattazione con Alfano? Con grande enfasi, a fine dell’estate scorsa si era detto che finalmente si sarebbe riconosciuto il diritto di cittadinanza ai figli degli stranieri nati in Italia con il cosiddetto ius soli in forma temperata, com’è avvenuto in altri Paesi europei. Il testo depositato (e dimenticato?) in Senato prevede che possa diventare cittadino italiano chi è nato in Italia da genitori stranieri, di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno UE di lungo periodo, o facendone richiesta entro 2 anni dal raggiungimento della maggiore età. È previsto anche uno jus culturae per cui può ottenere la cittadinanza il minore straniero, nato in Italia o entrato nel nostro paese entro il 12° anno di età, che abbia frequentato regolarmente per almeno 5 anni uno o più cicli di studio o seguito percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali per conseguire una qualifica professionale.
Si tratta, tutto sommato, di una buona legge. Attesa anche questa da anni. Un dato che riguarda Rovereto: i minori stranieri nati in Italia da 0 ai 18 anni rappresentato oltre il 20% dell’intera popolazione di pari età, in città. Riempiono le aule, le strade, i parchi, i campi da calcio e le palestre, di colori, suoni, linguaggi diversi. Diversi, ma anche simili a quelli dei loro coetanei, figli di italiani. Si vestono come loro, parlano lo stesso slang, mangiano le stesse cose, ascoltano la stessa musica, si appassionano alle stesse cose. Si innamorano non guardando al colore della pelle. Ci dicono che nell’altro, oltre a vedere e riconoscere le differenze, dovremmo apprezzare le somiglianze.
Che fine ha fatto lo ius soli? Nessuno ne parla più, eppure era nel programma del governo Renzi. Viene il sospetto che il Pd abbia fatto la scelta di accettare, per governare, di mettere da parte i diritti. E per di più quelli dei minori. Ricordo che esiste la Convenzione sui diritti dell’infanzia, approvata dalle Nazioni unite nel 1989 e ratificata dall’Italia nel 1991, che prevede la tutela dei minori contro ogni forma di discriminazione. Sinceramente non m’interessa sapere se in questa’occasione ha vinto Renzi o Alfano. Mi preoccupa invece che chi ha perso, e sarà ancora sconfitto, siano le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi che nelle loro attese, desideri, speranze, ma anche nelle loro sofferenze, attendono e meritano risposte, cura, attenzione da parte degli adulti. Attendo di essere smentito dai fatti.