L’Unione Europea riparte da noi

L’Unione Europea riparte da noi. E’ questo il messaggio principale che è emerso dalla EUdem school, la scuola di formazione organizzata dal PD Bruxelles nella città omonima lo scorso 13 e 14 febbraio, che ha riunito più di un centinaio di persone tra attivisti, studenti, funzionari europei, amministratori locali e dirigenti di partito.
Nikola Lukovic (PD Mori), 24 febbraio 2016

 

L’evento si è svolto alle porte di uno dei Consigli europei più importanti degli ultimi tempi, caratterizzato da trattative molto tese riguardanti il referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’UE e il Trattato di Schengen. “Il processo di integrazione attraversa una fase di stallo. 

Sentiamo con preoccupazione il pericolo di un arretramento, di cui l’attacco al Trattato di Schengen è la manifestazione più lampante e distruttiva. Sono ormai urgenti forme anche inedite di cooperazione istituzionale e politica: serve una solidarietà e fiducia tra i cittadini europei”.
Le parole del Manifesto EUdem hanno espresso meglio di qualunque altro articolo giornalistico l’incertezza sul futuro dell’UE che si faceva largo in quei giorni a Bruxelles, trascinata anche dalla paura di ritrovarsi un’UE diversa da quella di cui siamo abituati a parlare e scrivere.
Alla scuola di formazionehanno preso parte moltissimi esponenti di spicco del nostro partito e della società civile, tra cui il sottosegretario agli affari europei Sandro Gozi, il capogruppo PD al Senato Roberto Cociancich, l’ex Ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer, l’ex Ministro del Lavoro del Belgio Frank Vandenbroucke e il consigliere del Presidente del Consiglio per gli affari europei Marco Piantini.

Il ruolo del PD nell’UE

La EUdem school non è stata una semplice scuola di formazione, ma ha voluto porsi al di sopra delle solite impostazioni che si danno a questo genere di eventi. “EUdem si propone come un percorso di discussione aperta (…) Uno spazio politico all’interno del partito in cui strutturare un meccanismo costante di confronto tra realtà locali, nazionali ed europee”. Lo scopo della scuola non è stato quindi solo quello di formare i partecipanti sui temi di maggiore interesse nel processo legislativo dell’UE, ma soprattutto quello di plasmare una base di attivisti capaci di imbastire un dibattito sui temi europei all’interno della propria compagine partitica e/o al di fuori di essa.
Se i partiti euroscettici sono riusciti ad avere l’attenzione e il voto di una parte consistente dell’elettorato è anche dovuto all’assenza di una vera e propria opinione pubblica europea.
La EUdem school è stata un’occasione per sopperire a questa mancanza e ha avuto l’obiettivo di generare una comunità europea all’interno del PD, ovvero di creare uniformità partendo da una base eterogenea di partecipanti.
Non sono mancati gli interventi che hanno richiesto maggiore comunicazione sull’UE da parte dei rappresentanti del governo presenti all’evento, in quanto codesta oggi si concentra per lo più su questioni nazionali.
E’ stata ribadita la necessità da parte del PD e dei suoi membri di parlare in modo più esaustivo di UE, di alimentare un dibattito serio all’interno dei circoli e di organizzare più incontri informativi su di essa, di creare un rete di relazioni stabili tra i circoli europei e quelli locali, di invitare più spesso i nostri europarlamentari sul territorio e di approfondire il lavoro che svolge il Gruppo del Partito del Socialismo Europeo (PSE), di cui anche il PD fa parte all’interno del Parlamento europeo.
Sono convinto che questo lavoro lo possa svolgere anche il Partito Democratico del Trentino.


Alcuni potrebbero chiedersi cosa abbia spinto più di cento persone a partire da tutta Italia per perdere un fine settimana e seguire appassionatamente seminari e plenarie sull’UE.
La risposta non è di facile, ma penso che ogni partecipante sia partito pienamente convinto dell’importanza dell’UE e del bisogno di rigenerarla con nuove idee creative, che siano alla base di un nuovo percorso politico che avvicini gli stati membri e che eliminino le barriera fisiche e ideologiche che purtroppo si stanno erigendo nel nostro continente.
Ciò che è affiorato con grande forza dalla EUdem school è che prima di cambiare l’UE dobbiamo trasformare anche il nostro modo di porci come partito rispetto ad essa.
Come ha dichiarato Sandro Gozi, “sbagliamo a considerare l’UE in termini di politica estera. L’UE è politica interna”. Il PD Bruxelles, con i suoi contatti a tutti i livelli del partito e la sua rete di conoscenze, rappresenta un’occasione unica da non perdere per cominciare un percorso concreto in questa direzione.

Il PD all’interno del Partito Socialista Europeo

“Il socialista è un insoddisfatto cronico…si trasforma il sistema europeo cambiando i sistemi nazionali”, ha affermato il professore Francesco Clementi durante il suo intervento. Il professore non ha tutti i torti se si considera la situazione attuale del socialismo europeo.
La sinistra europea soffre oggi di una grave carenza di coesione, di una visione comune e di solidarietà tra i partiti. Uno degli interventi più interessanti è stato probabilmente quello dei membri del PD di Londra, che hanno rammentato l’ostilità da parte della classe dirigente del Labour Party inglese a sostenere il fronte pro-UE in Gran Bretagna.
Il PSE non può essere solo una aggregato eterogeneo di partiti, ma deve avere una vocazione unica. E’ solo in questo modo che si potrà avere una vittoria europea del socialismo.
Come ha dichiarato Sandro Gozi, “servirebbe pensare transnazionale e agire a livello nazionale allo stesso modo”. Il PD, che rappresenta la più grande forza progressista all’interno del Parlamento europeo, dovrebbe cogliere quest’opportunità per ricompattare i partiti aderenti al PSE e creare una linea comune a livello continentale.

I video, i commenti ed i materiali della EUdem school si possono visionare al sito web dell’evento.