Va bene, lo sapete: Mark Zuckerberg (Facebook, Whatsapp, il quinto uomo più ricco del mondo), appreso che sarebbe diventato padre, ha annunciato: «Mi prenderò due mesi di paternità». Sì, certo: e gli altri papà? Qui, in Italia, come se la passano? Il senatore Giorgio Tonini (57 anni: Azione Cattolica, Cisl, giornalista professionista, tra i fondatori del Pd) è uno autorizzato a parlarne: con sua moglie Angelia Goio, insegnante di tedesco, ha sette figli.
"Style Magazine - Corriere della Sera", marzo 2016
Cominciamo dall`idea che esista la «paternità».
Vede, la nostra è una società familista, ma nel senso tradizionale, cioè patriarcale, del termine. Il padre è ancora una figura ottocentesca, l`idea dí una «paternità» moderna, di un papà che possa stare in casa e crescere i figli è ancora difficile da accettare. Ed è un problema enorme. Perché la famiglia, come ogni istituzione, ha un futuro solo se cambia. Altrimenti declina. E infatti, con tutto il nostro attaccamento alla famiglia classica, siamo in pieno declino demografico.
Congedi lavoro: nel nostro Paese se ne prendono ancora pochissimi (secondo i dati Istat del 2013, i più recenti, appena 12 su 100 riguardano gli uomini). La legge prevede due giorni di paternità obbligatoria più due facoltativi, pagati al 100 per cento dello stipendio.
Se non superiamo la ferrea ripartizione dei ruoli, che ancora assegna al maschio il primato, se non l`esclusiva, del sostentamento economico della famiglia e alla femmina quello della cura, non ne usciremo… Cominciare ad accettare l`idea che anche un padre possa prendersi dei giorni di paternità sarebbe certamente un primo passo verso un riequilibrio dei ruoli: tuttavia, io credo che un simile riequilibrio possa determinarsi solo consentendo alla donna l`ingresso nel mercato del lavoro con agevolazioni.
Poi c`è anche un altro problema: i papà già paiono sempre più disponibili a fare la loro parte con i figli. Ma spesso sembrano ostacolati all`interno delle aziende…
Sì, lo so. Purtroppo anche nelle imprese e nella contrattazione scontiamo un resistente conservatorismo culturale. La speranza è che il rilancio della discussione sul welfare aziendale, che è uno dei risultati positivi del Jobs Act, provochi una spinta all`innovazione…
Conservatorismo culturale, dice lei: del resto, un padre che sta in casa con i bambini viene spesso considerato un padre strano.
Dovremmo cominciare a rendere il nostro immaginario meno rigido: c`è il padre che sta a casa con i bambini e la madre che torna e chiede se hanno fatto i compiti…
Un dubbio: in questi anni non ci saremo occupati giustamente molto delle madri, dimenticando un po` i padri e il loro ruolo?
Il riconoscimento dei diritti della madre lavoratrice è stata una conquista del Novecento. Tuttavia, l`articolo 37 della Costituzione suona datato, proprio perché sembra circoscrivere alla sola donna il problema della conciliazione tra lavoro e famiglia, che deve invece essere pensato come un problema comune all`uomo e alla donna, da affrontare e risolvere insieme. Leggi e contratti dovrebbero adeguarsi a questa nuova esigenza, per non dire emergenza, sociale.
Il governo Renzi ha fatto qualcosa per i padri?
Beh, intanto, la legge di stabilità di quest`anno ha rifinanziato la norma Fornero sui congedi di paternità. Poi, per consentire ai padri di stare più in casa, andrebbe ripresa l`idea di concentrare gli sgravi fiscali e contributivi sulle assunzioni delle donne, in particolare nel Mezzogiorno…
Lei è padre di sette figli: come ha vissuto la sua paternità? Le è costata rinunce? Fatica?
Guardi, ai miei figli ripeto sempre: l`unica eredità che insieme a vostra madre saremo in grado di lasciarvi sono i vostri numerosi fratelli e sorelle… Quanto però al tema dell`intervista, il congedo, ammetto di predicare bene e razzolare male, perché gran parte della fatica l`ha fatta mia moglie: insegnante a scuola la mattina, mamma il pomeriggio, di nuovo insegnante in casa la sera fino a tardi. Io, da molti anni, sono il papà che torna a Trento, dove viviamo, il fine settimana.