FERRARI: «Le difficoltà finanziarie ci sono per tutta la fondazione, ma nessuno ha chiesto di sacrificare la parte umanistica. Quanto all’Istituto storico italo-germanico, è una risorsa importante politicamente e storicamente. Non c’è nessuna intenzione di chiuderlo. Se serve, si pensi a un contributo da parte delle attività che hanno più facilità a trovare finanziamenti esterni».
"Corriere del Trentino", 24 febbraio 2016
Sara Ferrari, assessore provinciale con delega alla ricerca, seppure con tono diplomatico mostra di non essere soddisfatta da alcuni passaggi del documento «Budget e piano delle attività 2016» della fondazione Bruno Kessler, licenziato dal cda e pubblicato online. In particolare, all’indice ci sono le difficoltà in cui versano, come ammesso nel testo, i poli umanistici di Fbk. L’Isig ad esempio rischia di perdere 4 ricercatori. «A proposito degli studiosi, ne parleremo con il cda. Non è giusto che sia il personale a pagare il prezzo delle difficoltà di bilancio», dice. Riguardo a tutta la fondazione, nel 2018 si preannuncia una cura dimagrante radicale. Verranno a mancare 2 milioni rispetto ai 34 oggi in dotazione.
L’assessore scende in campo in maniera netta a favore dell’istituto che è una pietra miliare nella storia della ricerca in Trentino, ma versa in seria difficoltà (Corriere del Trentino di ieri). Il centro fondato nel 1973, quale ponte fra mondo latino e mondo germanico, rischia il dimezzamento per la mancata conferma a gennaio 2017 di quattro ricercatori su 10, che esauriranno i 6 anni di precariato e non possono essere stabilizzati per mancanza di soldi. Oltre a ciò, c’è il cambio al vertice dal 30 agosto: Paolo Pombeni deve lasciare perché pensionato (in base alla legge Madia). Fbk ha pubblicato un bando internazionale per trovare il successore. Nonostante questo, si portano avanti obiettivi e appuntamenti di ricerca. Fra i seminari previsti il convegno internazionale a ottobre sui 500 anni dalla Riforma luterana.
«Non chiusura, ma ripensamento» aveva detto Pombeni a proposito del quadro dell’Isig. Le difficoltà sono analoghe per l’Istituto di studi religiosi, che rischia di perdere 3 ricercatori su 7, e per il Cerpic (politica internazionale e conflitti) che non potrà strutturarsi in un centro di ricerca vero e proprio.
Di fronte a questa situazione, Ferrari chiede un occhio di riguardo al presidente Francesco Profumo e a tutto il cda di Fbk per il comparto umanistico della fondazione. «Il documento sul budget è una proposta del cda che è ora al vaglio del comitato provinciale per la ricerca e l’innovazione, in vista della chiusura dell’accordo di programma con l’ente». Possibile che la Provincia, da cui provengono la maggior parte dei fondi di Fbk, si riservi di chiedere qualche aggiustamento prima della stipula in primavera. «Noi — prosegue — abbiamo chiesto ai vertici di fare chiarezza, semplificare il quadro complessivo del comparto, riportare in casa alcune attività extra core, investire nella mission strategica di Fbk. La difficoltà finanziaria è generale, dato che calano i fondi pubblici, ma non abbiamo mai chiesto di non sostenere la parte umanistica».
L’assessore arriva a suggerire l’introduzione di un «meccanismo di solidarietà» fra i poli interni della ricerca. «Se si fa un ragionamento esclusivamente ragionieristico, è scontato che la parte umanistica faccia più fatica a trovare risorse esterne. Si può cercare un co-finanziamento. Se le attività tecnologiche e delle scienze esatte hanno un vantaggio competitivo nel trovare fondi, potrebbero dare un contributo a chi ha maggiori difficoltà».
Nessuno insomma penalizzi l’Isig, costola dell’Istituto trentino di cultura da cui nacque l’università atesina. Sul personale a rischio l’esponente del Pd non vuole ledere la competenza di Profumo, però chiede attenzione. «Ne parleremo. La gestione dell’organico è materia dei vertici, tuttavia io vorrei che non fosse il personale a pagare il prezzo delle difficoltà di bilancio».
La situazione della parte umanistica potrebbe fra pochi anni estendersi a tutta la fondazione. Quest’anno il piano finanziario vede uno scarto fra costi (47,5 milioni) e ricavi (13) pari a 34 milioni, provenienti in gran parte dalla Provincia. Per il 2018 Piazza Dante ha messo a bilancio due milioni in meno. Se non si cambierà la cifra Fbk sarà costretta a tagli consistenti, oppure a trovare ancora più risorse esterne.