La Valutazione di impatto ambientale per la centrale Aquafil sul fiume Adige dovrà tenere conto del nuovo «Piano di tutela delle acque», che contiene prescrizioni di salvaguardia delle falde circostanti. Lo stop definitivo quindi potrebbe essere dietro l’angolo: «In base ai parametri tecnici, non appaiono percorribili i grandi progetti idroelettrici ipotizzati sull’Adige».E. Orfano, "Corriere del Trentino", 9 febbraio 2016
Lo ha detto ieri Fabio Berlanda, dirigente generale dell’Agenzia risorse idriche ed energia (Aprie). Di energia e corsi d’acqua si è parlato ieri nella quinta commissione del Consiglio provinciale. La relazione di Berlanda ha messo in luce i risultati ottenuti in Trentino: la Commissione europea aveva chiesto di produrre entro il 2020 almeno il 35,5% di energia da fonti rinnovabili, mentre il Trentino è già a quota 40,3%, grazie soprattutto all’idroelettrico (che dovrebbe mantenersi stabile) e alle biomasse (segmento che è previsto in aumento). Poi si è passati a parlare del fiume Adige. «Da una mese è scaduta la moratoria, voluta dal Consiglio, che imponeva lo stop a nuove derivazioni fino all’elaborazione, del bilancio idrico provinciale e del piano idrico».
Dall’inizio dell’anno c’è il nuovo piano, di cui deve tener conto in particolare la «Via» relativa alla centrale Aquafil (3 megawatt di potenza, impianto «a sfioramento» che sfrutterebbe un salto di tre metri, con un muro di «no» da parte delle comunità interessate, in primis Nomi, poiché l’innalzamento del livello influisce sulla falda sottostante allagando le cantine). La sintesi dell’intervento di Berlanda è questa: «L’energia idroelettrica è pulita, ma con questa scusa non è che si può produrre ovunque». La Via, aperta ai primi di settembre, con un orizzonte temporale di 134 giorni, avrebbe dovuto chiudersi in questo periodo, dopo aver raccolto le osservazioni di differenti «portatori di interesse», ora a quota 27. In realtà la procedura è stata prolungata e terrà conto pure del nuovo piano idrico. Già da subito però Berlanda fa notare che «in base ai parametri tecnici contenuti in questi strumenti, non appaiono percorribili i grandi progetti idroelettrici ipotizzati sull’Adige. Anche perché uno dei parametri previsti dal piano idrico per i nuovi impianti è di non interferire con le falde».
Il progetto che per Aquafil ha elaborato la Sws engineering non si nasconde il problema. «L’elemento di maggiore timore per i territori limitrofi , è dato dal fatto che la realizzazione dell’opera in progetto potrebbe avere ripercussioni più o meno significative sul livello della falda nei terreni in destra e sinistra fiume». Se «quando l’Adige va in piena, oltre i 1000 metri cubi al secondo, molte cantine di Nomi e Chiusole hanno delle infiltrazioni d’acqua», «con la realizzazione dell’impianto si verificherà un innalzamento costante del livello dell’Adige a causa delle paratoie, al quale corrisponderà un innalzamento del livello dell’acqua nella piana di Nomi». La soluzione: «Realizzare sia a Nomi che Chiusole una trincea/condotta drenante parallela all’argine di destra Adige che intercetterà le acque provenienti dalla destra Adige convogliandole all’idrovora di Nomi opportunamente potenziata, controllando e annullando l’effetto di innalzamento». Enrico Orfano
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