Olivi a Panizza: meno propaganda

«Qualche volta il mio amico Franco Panizza farebbe bene a mettere da parte il suo ruolo di segretario del Patt e ricordarsi che lui è un senatore del centrosinistra autonomista e che è a Roma anche grazie ai voti del Pd». Al vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi (Pd) non è affatto piaciuto il tono con cui il segretario del Patt (Trentino di ieri) ha replicato all’analisi di Alberto Pacher sullo stato di difficoltà della coalizione.
"Trentino", 9 febbraio 2016

 

«Manca una visione condivisa», aveva detto l’ex presidente della Provincia, «si sta perdendo il consenso di mondi a noi tradizionalmente vicini». La risposta di Panizza è stata una dura stoccata agli alleati: «Noi del Patt il progetto ce l’abbiamo ben chiaro, il problema è che sono Pd e Upt a non sapere cosa vogliono. Quando si chiariranno al loro interno, saremo felici di confrontarci». «Dire che chi non contribuisce alla visione politica sono gli alleati mi pare un modo davvero bizzarro di ragionare», interviene Olivi, «quella di Panizza mi è sembrata una risposta stizzita a una riflessione prudente come quella offerta da Pacher, che con il distacco e forse la maggiore serenità d’animo di chi osserva dall’esterno ha voluto dare il suo contributo critico. Meglio sarebbe ascoltarlo come è uno stimolo a capire cosa rischia questa coalizione».

«Perché o la visione la si esprime tutti insieme - incalza l’esponente Pd - oppure non c’è. Un programma di governo, quello che Panizza ha elencato (concessione A22, Valdastico, riforma istituzionale, riforma urbanistica, sgravi fiscali, trilinguismo, ndr), non è una visione e denota un’ansia da presentismo che porta poco lontano. E in ogni caso il programma della giunta non è il programma del Patt ma è di tutta la maggioranza». Olivi ricorda al segretario autonomista che «non esistono livelli autonomi di agibilità politica»: «Lui è un senatore eletto a rappresentare una coalizione e un collegio, quello di Trento, a cui il Pd ha rinunciato con straordinaria generosità. Capisco che c’è l’esigenza di presidiare la propria parte politica, ma c’è anche un campo che riguarda la comunità di pensiero rappresentata dalla coalizione. Non mi aspettavo da Panizza che si mettesse a dividere i buoni e i cattivi, penso che in casi come questo dovrebbe mettere da parte il suo ruolo di segretario del Patt, fare meno propaganda di partito e avere più capacità di autocritica e di costruzione».