Giornata impegnativa quella di ieri per il Consigliere provinciale Mattia Civico, presidente della I Commissione che, accompagnato da Franco Corleone, Garante dei detenuti della Toscana e coordinatore nazionale, ha effettuato una visita di oltre tre ore alla casa circondariale di Trento.
"Trentino", 6 febbraio 2016
Rilevando le inadeguatezze di un carcere che, ultimo nato in Italia, dovrebbe essere un modello di reinserimento ma che purtroppo, al di là dei marmi che ne decorano l’ingresso, non offre garanzie; anzi, causa sovraffollamento, è negato qualunque tipo di socializzazione con carenze di livello sanitario ed istruzione. A questo proposito, è stato illustrato il Disegno di legge presentato tre giorni fa in I Commissione provinciale, sulla “Istituzione della figura del garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale”. Per quanto riguarda il carcere di Trento, a fronte dei 240 detenuti previsti, ne sono presenti 353, di cui 341 uomini e 12 donne.
I definitivi sono 263, quelli che hanno effettuato ricorso 18, gli appellanti 40, in attesa di giudizio 32. I detenuti stranieri ed extracomunitari uomini sono 239 cui si aggiungono 4 donne. Gli italiani sono 110, 61 i tunisini, 42 i rumeni, 39 i cittadini del Marocco, 16 gli albanesi, poi gli altri Stati, che in totale assommano a 49. I tossicodipendenti sono 44, in aumento rispetto al 2012, quando erano 35; se i 44 si aggiungono ai 110 detenuti per reati di mero, si arriva al 45% del totale. Per quanto concerne la semilibertà, a Trento nessuno ne beneficia mentre i detenuti articolo 21 per i lavori utili, sono solo 3. Le donne sono 12, costrette in tre per cella a fronte delle 2 previste e non usufruiscono di spazi comuni. La visita è servita a sottoporre all’amministrazione la richiesta di utilizzare la biblioteca come mensa in cui le detenute possano sostare tutte assieme.
Con Civico erano presenti anche due studenti del da Vinci, Marialaura Cao ed Enrico Chiogna che hanno annunciato l’assemblea che si svolgerà oggi e che avrà per tema i “Tabù”. Il consigliere ha parlato poi dei canali internazionali con un corridoio umanitario dal Libano che, tra fine mese ed i primi giorni di marzo, consentirà per la prima volta in Italia grazie alla disponibilità di Curia e Provincia, di far arrivare in Trentino, a Villa San Nicolò, 30 profughi siriani, divisi in sette nuclei familiari.
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«Il carcere di Trento non ha corrisposto alle attese perché è senz’anima». «Bei muri con marmi luccicanti, ma manca umanità». «Nelle carceri vecchie c’è più vivibilità». Al termine della visita mattutina alla casa circondariale di Spini, Franco Corleone, coordinatore nazionale dei garanti dei detenuti, e Mattia Civico, consigliere provinciale, esprimono una forte delusione per la situazione riscontrata nella prigione, considerata (per loro a torto) modello.
Già i numeri sono impietosi. Anziché i 250 detenuti previsti dall’accordo fra Provincia e Ministero di giustizia, oggi ve ne sono 353, 341 uomini e 12 donne. Il sovraffollamento è dovuto all’arrivo di 82 persone «protette» provenienti da altre zone, in particolare dal Veneto. Gli stranieri sono 243, una percentuale molto elevata: «Trento — commenta amaramente Corleone — non deve essere considerato un luogo di deportazione. Fra l’altro nelle carceri di provenienza stavano meglio».
Le persone legate a reati di droga sono 154, pari al 45% dei detenuti. Anche in questo caso Corleone usa parole molto dure: «Il carcere — afferma — non è una discarica sociale». Nessun detenuto beneficia della semilibertà o di altre misure alternative, un’opportunità di fatto negata: «La responsabilità ricade sulla magistratura di sorveglianza e sull’assenza di progettualità». Nel reparto femminile vi sono 3 detenute per cella anziché 2, manca un refettorio comune («Si potrebbe ricavarlo nell’ampia biblioteca»), un intero piano è inagibile.
Altri aspetti negativi sono stati riscontrati nelle attività trattamentali. Prima di tutto in tema di assistenza sanitaria: «Un detenuto mi ha mostrato la bocca, aveva solo due denti. Il diritto alla salute deve essere prioritario». Per Corleone l’impegno dei volontari è limitato da «inspiegabili ostacoli posti dalla direzione» mentre l’autorizzazione a colloqui e telefonate viene concessa sempre con notevole ritardo.
«Bisogna cambiare passo, come ho detto al direttore, bisogna sperimentare», ha insistito il coordinatore nazionale dei garanti. A partire per esempio da cose semplice come l’arredamento: «Nelle celle vi è solo un pesante sgabello e nemmeno una sedia». Più in generale un importante passo in avanti sarebbe rappresentato dall’istituzione anche in Trentino del garante dei detenuti, come esiste in una cinquantina di realtà italiane. «Due giorni fa il presidente Mattarella — anticipa Corleone — ha firmato il decreto di nomina del garante nazionale che avrà anche il compito di incontrare periodicamente i garanti regionali. Con chi si confronterà per il Trentino?».
A riguardo il consigliere Mattia Civico ha riavviato la discussione del suo disegno di legge. «L’obiettivo — ha affermato — è quello di mettere in primo piano il tema dei diritti che vanno garantiti a tutti, comprese le persone private della libertà». Anche la valutazione di Civico sulla situazione del carcere di Trento è negativa: «La sovrappopolazione — sostiene il consigliere — non consente di garantire a tutti quelle attività trattamentali finalizzate al recupero e al reinserimento dei detenuti. Tutti dobbiamo sentirci responsabilizzati».
Questa mattina Franco Corleone e Mattia Civico interverranno all’assemblea degli studenti del liceo «da Vinci» sul tema «I tabù».