«Salvini non ha il senso della misura»
Arrivano da Fabiano Lorandi solidarietà e stima all’ex capogruppo consiliare del Pd Paolo Mirandola querelato (e rinviato a giudizio) dal leader leghista Matteo Salvini per le sue dichiarazioni in consiglio comunale (come riportato ieri dal Trentino). L’ex segretario dem sottolinea «l’intelligenza politica e correttezza nei confronti degli avversari» di Mirandola e si stupisce che Salvini si sia preoccupato di querelare il legale roveretano.
"Trentino", 3 febbraio 2016
Perché «se c’è un personaggio politico non additato per la moderazione, per la pacatezza e per il senso della misura delle dichiarazioni politiche è proprio Salvini. Se i suoi avversari politici lo imitassero con le querele per diffamazione, i tribunali di tutta Italia sarebbero inagibili. Ricordo le magliette con la scritta “La ruspa la uso per i rom e anche per Renzi”: non si pare una lezione di grande stile; anzi la scritta è aggressiva e violenta». Che senso ha, si chiede Lorandi, l’iniziativa di Salvini arriva a chiusura di un’esperienza politica con il Pd alla guida della città? «Forse non ha imparato la lezione con l’archiviazione, nonostante l’opposizione dei leghisti, della pratica da parte del giudice Ancona che aveva visto l’allora sindaco Andrea Miorandi ed io accusati di procurato allarme e diffamazione» suggerisce Lorandi. Infatti in occasione della tappa roveretana del giro della Padania Miorandi e Lorandi avevano invitato «i democratici a protestare pacificamente per un’iniziativa non sportiva ma politica. Fugatti ci aveva querelati ma i leghisti sono tornati a casa con le pive nel sacco... Salvini sta fomentando i conflitti e gli odi parlando alle paure della gente: se aspira a funzioni di governo gli suggerisco amichevolmente - conclude Lorandi -di articolare con maggior raziocinio e pacatezza le sue argomentazioni politiche e la sci stare i Paolo Mirandola che fanno politica con argomenti politici».
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ROVERETO Non ha saputo resistere alla “provocazione” della maglietta con la scritta “Renzi a casa!” ed ha risposto per le rime tanto da concludere il suo intervento con un “Salvini in galera”. Per quell’affermazione, al termine di un intervento improvvisato e di pochissimi minuti in consiglio comunale, Paolo Mirandola, avvocato, ex consigliere comunale del Pd è stato rinviato a giudizio. Dovrà affrontare il processo dal giudice di pace il 18 novembre e si troverà, almeno sulla carta, faccia a faccia con Matteo Salvini che risulta parte offesa, come da decreto di citazione a giudizio della procura della Repubblica.
Era stato proprio il leader nazionale della Lega Nord a querelare per diffamazione l’avvocato roveretano che in aula consiliare aveva espresso un giudizio, nell’ambito di un discorso politico, non proprio morbido nei confronti di Salvini. Era il 3 marzo dell’anno scorso quando al termine del suo intervento, il consigliere comunale della Lega Villiam Angeli prima si tolse la giacca e quindi una maglia per poi mettere in bella mostra la maglietta con la scritta “Renzi a casa!” A quel punto Mirandola, capogruppo del Pd, chiese la parola per un breve intervento così riportato nel decreto di citazione a giudizio: «Ultima considerazione doversosa. Qui il collega Angeli ha indossato la maglietta Renzi a casa. Io ho su questa cravatta, non si vede, ma ho scritto Salvini in galera. Salvini, un mascalzone, un delinquente abituale per tendenza, inserito naturalmente in u n discorso politico, ha radunato in piazza del Popolo il peggio del Paese, i fascisti le... le... le Casa Pound, associazioni che sono venute dalla Germania, dalla Grecia, da altri paesi, le più destre possibili, le più pericolose possibili. Noi qui, noi qui, non faremo mai l’Aventino perché se si tratta di misurarsi e di scontrarsi, siamo pronti anche con altri mezzi a misurarci con questa gentaglia. Io dico che è la feccia del Paese e quindi concludo dicendo: Salvini in galera”.
La vicenda non finì lì se poi il segretario nazionale della Lega presentò querela nei confronti dell’avvocato. E pochi giorni fa il pubblico ministero Fabrizio De Angelis, alla conclusioni delle indagini preliminari, procuratore della Repubblica, ha emesso il decreto di citazione a giudizio davanti al giudice di pace. L’accusa è di diffamazione visto che «...offendeva la reputazione di Matteo Salvini con le parole che travalicavano l’esimante del diritto di critica politica e si riducevano ad un attacco personale e ad un contumelia dei confronti della persona offesa» come scrive il procuratore De Angelis.
Mirandola si ritroverà così sul banco degli imputati, una veste insolita per chi, come lui, avvocato, aveva difeso l’ex sindaco Andrea Miorandi e l’ex segretario del Pd Fabiano Lorandi querelati da Fugatti della Lega per le loro affermazioni sul Giro della Padania del 2012. Querela archiviata dal Gip di Trento Carlo Ancona: avevano esercitato il loro diritto di critica politica.