Celebrare i congressi dei partiti per organizzare pensiero politico e selezionare classe dirigente è un atto politico importante, ma deve essere chiaro che questo non è il solo luogo per la gestione e le scelte che riguardano politica e istituzioni. La Costituzione recita all'Art. 2 «La Repubblica... richiede l’adempimento (a ognuno) dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale...».
Lucia Fronza Crepaz, "Trentino", 2 febbraio 2016
La narrazione della nostra repubblica non si può distillare in pienezza se tutti non ne diventiamo protagonisti. Questa è l’essenza del disegno dei nostri padri costituenti.
L'aver delegato completamente "ai competenti" le nostre sorti se era in qualche modo giustificato con partiti popolari e radicati nella società come in passato ora non è più sufficiente. La tentazione è quella di arrangiarsi superando il fossato che ci separa dalla politica solo quando un nostro bisogno personale, famigliare o di categoria ci fa cercare, per risposte ad personam, un politico o una istituzione.
Certo i bisogni ci sono e chiedono risposte, ma la sfida è quella di comporre, far dialogare e mettere insieme tutti i nostri vari parziali interessi in modo da riuscire ad avere risposte vere, non tamponi che tengono l’emergenza e finiscono per complicare le situazioni. Occorre trovare, anzi inventare altri modi di vivere nella nostra comunità! Si tratta di utilizzare tutte le occasioni che abbiamo per educarci alla complessità delle decisioni e per aiutarci tutti reciprocamente ad assumere prospettive più realistiche delle priorità in campo, se ognuno resta fermo attaccato solo alla sua priorità non ha nemmeno l’intelligenza giusta per difenderla. E poi alla fine il palazzo troverà il solitudine la “sua” soluzione che comunque ci coinvolgerà. La materia del nostro vivere democratico, delle risposte da dare alle domande della nostra attualità, è troppo delicata, dedichiamole un tempo adeguato mettendo in campo strategie partecipative di incontro (dibattito pubblico, giuria degli esperti, ecc.).
Le occasioni sono tante. Anche nel nostro Trentino. Un’occasione preziosa è quella della discussione del terzo statuto. Merita anche quella un metodo diverso e merita di aprire almeno qualche finestra di tempo e spazio per poter discutere in modo pubblico e trasparente. Disegnare il Trentino di domani non può essere compito di pochi eletti ma un’azione corale, popolare ed è alla comunità trentina intera che le persone di buona volontà che si dichiareranno disponibili ad avviarlo, il processo costituente, dovranno andare per raccogliere le indicazioni utili al buon governo da riversare nella carta della convivenza. L’Alto Adige ha già messo in campo una strategia di coinvolgimento: non si tratta di un metodo banalmente assembleare ma di un coinvolgimento molto più largo e inclusivo del nostro di cittadini dandosi luoghi e tempi adeguati. Il Südtiroler Konvent è stato disegnato per favorire una revisione democratica che parta quanto più possibile dal “basso” prevedendo nel contempo i cosiddetti contrappesi istituzionali.
Sarà istituito il Forum, che coinvolgerà 100 cittadini estratti a sorte in forza di un algoritmo e poi la Convenzione dei 33 (tra questi 8 saranno espressione del Forum dei cittadini). Un percorso di approfondimento e confronto pubblico che durerà molti mesi sino a giungere, nel 2017, sui banchi dei 2 consigli provinciali e infine su quello del Consiglio regionale. Per quanto perfettibile, riteniamo che lo sforzo degli altoatesini meriti il plauso per la volontà di inclusione che testimonia. In provincia di Trento purtroppo partiamo con molto ritardo, proponendo un percorso oggettivamente molto meno largo e alquanto ordinario, discusso proprio in questi giorni in consiglio provinciale.
Con Acli, l’Associazione + Democrazia e la Scuola di Preparazione Sociale abbiamo chiesto di poter partecipare alla consulta, nei posti previsti per la componente associativa (art. 2, comma F). Non immaginiamo una presenza solitaria ma il progetto è quello di accompagnare chi lavorerà in collaborazione con gli altri membri dentro la consulta con un percorso partecipato. Chiamiamo a lavorare chiunque abbia passione di partecipare: persone di buona volontà, di tutte le età; cittadini militanti e in crisi politica; vecchi e nuovi cittadini, quelli che sono qui da tempo, ma anche quelli che la guerra e la necessità hanno spinto a trovare nella terra trentina la generosità che i nostri padri hanno sperimentato nel mondo per secoli. Un luogo aperto, che diventi un cammino di informazione, formazione e partecipazione, che sappia produrre proposte compatibili ma che sia anche un modo per imparare chi siamo cos’è l’autonomia e dove vogliamo arrivare. Non si tratta, lo diciamo per l’ennesima volta, di scalzare la democrazia rappresentativa eletta, ma di aumentare la capacità di governo, per una politica capace di ripartire dalla rappresentanza e che non si limiti a inseguire la governabilità.
Numerose storie partecipate, secondo regole e tempi sperimentati, insegnano che da incontri come questi possono uscire soluzioni impensate. Il tempo è grave. Soffiano sull’Europa e sul mondo venti di guerra a cui il popolo trentino, portatore da sempre di valori di tolleranza non violenta, deve rispondere rafforzando le regole democratiche che sono alla base della convivenza. Non perdiamo la chance che abbiamo davanti.