Si stanno delineando due posizioni, all'interno del Pd trentino, in vista del congresso di maggio. Da una parte c'è chi, come il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, invita il partito a organizzarsi e unire le forze con l'obiettivo di conquistare la leadership della coalizione e per la prima volta la guida della Provincia. E si dice pronto persino a lasciare la giunta per fare il segretario, se questo potrà essere utile allo scopo.
L. Patruno, "L'Adige", 31 gennaio 2016
Dall'altra, ci sono coloro che, come il presidente del consiglio provinciale, Bruno Dorigatti, temono invece soprattutto che questo approccio crei «forte tensione» nella coalizione, con conseguenze negative per il futuro stesso dell'alleanza.
«La mia opinione - sostiene il presidente Dorigatti - è che il vicepresidente Olivi debba restare in giunta perché l'ultima cosa che ci serve è introdurre ulteriori fibrillazioni. Oltre tutto lui è stato il nostro capolista ed il più votato. Ci sono altri nomi tra i consiglieri provinciali e fuori che possono impegnarsi come segretari del partito».
Ma il Pd vuole puntare o no alla presidenza della Provincia nel 2018 mettendo in gioco un suo candidato alle primarie di coalizione? «Ma ci saranno le primarie? - risponde Dorigatti - Io non lo so. Penso che sia opportuno che il Pd allarghi il suo consenso al centro e a sinistra e crei così prima le condizioni, con il suo programma e la sua proposta, per puntare al vertice alle prossime elezioni con un leader del partito. Non mi metterei però ora a introdurre elementi di forte tensione nella coalizione». Dorigatti ricalca dunque la posizione del capogruppo provinciale Alessio Manica ( l'Adige di ieri) anch'egli contrario alle eventuali dimissioni dalla giunta di Olivi per assumere le redini del Pd trentino (nel partito vige la regola dell'incompatibilità tra i due incarichi).
Il presidente del consiglio non sembra ritenere dunque che debba essere una priorità del Pd quella di puntare alla presidenza della Provincia, obiettivo che invece ha avvicinato a Olivi l'area più movimentista, rappresentata da Donata Borgonovo Re, che ha annunciato di rinunciare alla sua candidatura, e il consigliere provinciale Mattia Civico.
D'altronde, il vicepresidente e assessore allo sviluppo economico, questa volta si mostra determinato a scuotere il Pd. Infatti, in un comunicato diffuso ieri insiste: «Se qualcuno parte già con l'idea di perdere, per cortesia si faccia da parte». E ancora: «In giro c'è una gran voglia di "correre a corte". Anche nel Pd avverto il rischio di un certo conformismo se non anche di qualche opportunismo. Manca la voglia di osare per vincere».
Ma a chi si riferisce Olivi? Lui spiega: «In generale a chi crede che la partita nella coalizione sia già chiusa. Con noi che dobbiamo prepararci ad un'altra legislatura da buoni secondi. Non mi riferisco una persona in particolare ma un atteggiamento arrendevole e subalterno che vedo nel mio partito».
Ieri il segretario del Pd trentino, Sergio Barbacovi , aveva però ammonito i rappresentanti istituzionali del partito a non dare l'idea che il congresso sia già definito sulla base di accordi di spartizione di posti in giunta e consiglio provinciale, perché se Olivi dovesse dimettersi da assessore si libera un posto magari per Mattia Civico. «Personalmente - risponde il vicepresidente - voglio contribuire a un progetto che tolga dal campo ogni ambiguità e opacità, in cui non prevalgano i tatticismi individuali o di qualche gruppetto organizzato».
«Non ho alcuna intenzione di fare da attaccapanni - aggiunge - né di smistare il traffico. Anzi, il contrario. Sia in giunta, dove ritengo di svolgere un incarico delicato, sia, come oggi è improbabile, fuori da essa, voglio dare il mio contributo al Pd, che non ha bisogno di alcun pacificatore ma di una guida autorevole e coraggiosa».