TRENTO «Servirà un compromesso virtuoso, trentini e altoatesini dovranno saper fare un passo indietro. Non esiste “noi e loro”, esiste “noi”, perché la prospettiva di autonomia del Trentino e dell’Alto Adige dovrà essere cinturata dal quadro regionale».
A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 29 gennaio 2016
Nel giorno in cui il Consiglio provinciale vara il disegno di legge istitutivo della Consulta per la riforma dello Statuto, Ugo Rossi difende il «doppio binario»: a Bolzano la Convenzione, molto partecipata, ha già iniziato i lavori; a Trento l’organismo non sarà attivo prima di «maggio o giugno», secondo il presidente del Consiglio Bruno Dorigatti. Rossi fonda le sue rassicurazioni all’Aula sulla mozione «già depositata affinché la presidenza del Consiglio regionale garantisca fin dall’inizio il raccordo tra i due percorsi per poi produrre una proposta di legge costituzionale condivisa».
Cinque astenuti
Il testo è stato approvato con 27 voti favorevoli e 5 astensioni: Cia, Civettini e Borga (Civica Trentina), Bottamedi (Patt) e Degasperi (5 stelle). Nella sua relazione, Rossi ha definito «pregevoli, utilissimi ma anche elitari» i lavori istruttori realizzati finora in funzione della revisione dello Statuto. Ora, per il governatore, «siamo a un momento topico» che giunge in una fase «non favorevole all’ordinamento regionale».
Il lavoro della Consulta, secondo Rossi, dovrà consistere in «un ampio processo di partecipazione» e di riflessione «non tanto sui singoli articoli, ma sulla visione futura del Trentino». Poi una stoccata all’opposizione, che mercoledì aveva proposto di inserire nel testo il richiamo alla famiglia naturale: «Guai se lo statuto si sostituisse alla Costituzione o vi entrasse in contraddizione, sarebbe la fine dell’autonomia».
Magnago
Dopo aver ascoltato le ripetute critiche dell’opposizione per aver accettato di non istituire una convenzione regionale ma di partire con due percorsi provinciali, Rossi ha richiamato la necessità di un «compromesso virtuoso», invitando a pensare al «pacchetto che passò per pochi voti nel parlamentino Svp, e per il quale Silvius Magnago fu molto criticato. Ma lui accettò il compromesso virtuoso per il bene della sua terra. Questo dev’essere lo spirito anche nei rapporti tra Trento e Bolzano». L’esistenza dei due organi, sottolinea il governatore, «si giustifica politicamente perché i patti politici di tutta la maggioranza prevedevano la consultazione di entrambe le società civili, messe in condizione di esprimere anche le loro contraddizioni. Poi andrà fatto un compromesso. Va elaborato il meglio per poi fare sintesi con un passo indietro: vale per i trentini e per gli altoatesini». Gli ambiti comuni regionali, per Rossi, devono essere «trasporti, energia, previdenza integrativa, sanità, amministrazione della giustizia».
L’Alto Adige
La fase della sintesi avverrà nella fase della legislatura che vedrà Arno Kompatscher presidente della Regione e Thomas Widmann presidente del Consiglio regionale. Ma Kompatscher smorza le preoccupazioni trentine: «Come ha detto Rossi, abbiamo depositato una mozione per garantire il raccordo da parte del Consiglio regionale. Del resto la riforma dello Statuto, quando non avviene per iniziativa di un parlamentare, avviene su proposta delle Province. Ci sono materie non comuni a Trento e Bolzano. Certo, su quelle comuni andrà fatto un compromesso: o si fa così, o si lascia l’iniziativa ai parlamentari. Ma non è la strada che abbiamo scelto».
Patt inquieto
Le maggiori tensioni ieri in Aula ruotavano attorno al Patt. Il voto di astensione di Bottamedi («La discussione sul terzo statuto dovrebbe essere effettuata in Regione») ha irritato il capogruppo Baratter e il governatore. Baratter, poi, in un post su facebook per dare notizia dell’approvazione del disegno di legge, ha scritto che ne è «il primo firmatario». Durissima la reazione delle opposizioni, che — in assenza di chiarimenti — hanno minacciato di ritirare la firma del disegno di legge. Poi hanno ottenuto una sospensione per riunire i capigruppo e ribadire che il disegno di legge ha avuto una paternità trasversale e che Baratter è primo firmatario solo in ragione dell’ordine alfabetico.
«Inviteremo 2.000 associazioni Non si parte prima di maggio-giugno»
Serviranno almeno quattro mesi per attivare la Consulta trentina per lo Statuto speciale, mentre in Alto Adige la Convenzione è già al lavoro con una composizione più largamente partecipata rispetto a quella trentina. I tempi per Trento saranno lunghi soprattutto perché andrà data la possibilità a tutte «le associazioni e organizzazioni portatrici di interessi sociali, culturali e ambientali» di esprimere tre componenti su venticinque.
«Sono oltre duemila — spiega il presidente del Consiglio, Bruno Dorigatti — e dovremo riunirle per informarle. Ci sono state associazioni che mi hanno già chiesto di partecipare alla Consulta, ma non sarò io a scegliere. Fisseremo dei criteri e poi saranno le associazioni a costituire cordate per arrivare a una proposta: alla fine nominerò i tre candidati più votati». Faranno parte della Consulta tre componenti designati dalle associazioni delle categorie economiche maggiormente rappresentative «con modalità stabilite dall’ufficio di presidenza del consiglio provinciale». Se i criteri fossero quelli della rappresentanza in Camera di commercio, le associazioni sarebbero Unione, Artigiani e Confindustria. Poi farà parte della Consulta un componente designato dalla Federazione trentina della cooperazione, tre componenti designati dai sindacati, tre componenti designati dal Consiglio delle autonomie locali, un componente designato dalla Conferenza delle minoranze linguistiche, tre componenti in rappresentanza «delle associazioni e organizzazioni portatrici di interessi sociali, culturali e ambientali con sede in provincia». Saranno presenti inoltre due componenti esperti in diritto pubblico, costituzionale o regionale, designati dall’università di Trento. Infine, nove consiglieri provinciali, cinque di maggioranza, quattro di minoranza. «Credo che arriveremo alle nomine per maggio-giugno», è la previsione di Dorigatti.