«Come segretario ci serve qualcuno che non si faccia mettere i piedi in testa ma che abbia una forte esperienza di dialettica e dialogo, non la vispa Teresa che si muove in un territorio di selvaggi», riflette a voce alta Donata Borgonovo Re. Non è ancora una pax siglata dentro il Pd trentino, da anni preda di faide interne, ma è qualcosa che ci assomiglia.
C. Bert, "Trentino", 29 gennaio 2016
Dopo l'apertura di Mattia Civico (Trentino di ieri) a un congresso unitario auspicato pubblicamente dal vicepresidente della giunta Alessandro Olivi, ora è l'ex assessora alla sanità silurata a luglio dalla giunta, e che da mesi in molti davano pronta alla corsa per la segreteria, a fare un passo indietro. O quantomeno a lato. «L’unità - avverte - è un punto di arrivo, e non sarà a prezzo di silenzi».
Consigliera Borgonovo, si sente la vispa Teresa in un mondo di selvaggi? Certo, lo dico evidentemente di me stessa, e non vorrei offendere nessuno con il termine selvaggi. Quello che intendo dire è che la politica è un mondo che in molti vogliamo rendere più trasparente e normale, ma bisogna anche avere gli strumenti per essere efficaci. Quando dico che il segretario non può farsi mettere i piedi in testa, ecco, io me li sono fatti mettere...
Ha in mente qualcuno più adatto di altri alla segreteria del Pd? Il vicepresidente Olivi ha detto che sta riflettendo: potrebbe essere lui la figura giusta? Come dicevo serve una figura di esperienza che accetti di avere uno sguardo più aperto rispetto alla mera conservazione dell'esistente. E serve una freschezza di visione.
Pensa che il Pd, dopo mesi di lacerazioni interne, possa davvero arrivare ad un congresso unitario? Il capogruppo Manica teme che sarebbe solo un modo di rinviare i nodi... L'unità è necessariamente un punto di arrivo, non di partenza. Ci piacerebbe fosse possibile, verifichiamolo. E l'unico modo per farlo è lavorare su di noi, discutendo e dialogando. Perché una cosa dev'essere chiara: non si arriverà all'opzione unitaria a prezzo di silenzi e di una non chiarezza sulla linea politica. Dobbiamo chiederci qual è la posizione del Pd sui temi, e poi di chi abbiamo bisogno per guidarci, chi ha l'autorevolezza e la competenza solida per fare il segretario. I tempi di questo confronto sono tutti da stabilire. Sabato (domani, ndr) ci sarà questo bell’incontro promosso da un gruppo di giovani del Pd (ore 10, Impact Hub di via Sanseverino 95), io parteciperò e spero ci saranno anche altri del gruppo provinciale.
Cosa considera imprescindibile per arrivare a un’opzione unitaria tra le due aree del Pd? La legittimazione reciproca che ci diamo.
La sensazione degli ultimi mesi è che lavoraste da separati in casa... C’è la ferita aperta di quest’estate, la mia uscita dalla giunta non certo per mia volontà, che non si cicatrizza. Lo dico con sincerità ma dico anche: lasciamola lì, io non ci posso fare niente. Guardiamo oltre, nel Pd dobbiamo capire che la dialettica interna è fisiologica, non va tutto letto come una lacerazione. Forse anche quanto avvenuto al congresso Upt ci sollecita a una riflessione... Il mio invito è a cercare di stare sui temi, sulle cose, più che sulle persone.
La legittimazione reciproca di cui parla potrebbe anche sostanziarsi in un posto in giunta per Mattia Civico, se Olivi si dimettesse. L’uscita dalla giunta dei due consiglieri più votati alle elezioni non pone un problema al Pd? Olivi, diversamente dalla sottoscritta, uscirebbe dalla giunta per sua scelta. Il problema politico obiettivamente c’è, perché un’azione amministrativa è impostata su cinque anni di legislatura e interromperla prima è lacerante. La sostituzione dovrebbe essere una scelta del partito.