Non mancano certo coraggio e lungimiranza agli spunti di riflessione che Franco Ianeselli ha lanciato con la sua intervista sull'Adige, mercoledì scorso, e che sono stati ripresi da autorevoli commenti nei giorni successivi. Non sta a me, ovviamente, entrare nel merito delle questioni di rilievo strettamente sindacale, pur riconoscendone l'assoluta importanza per l'intero sistema socio-economico.Bruno Dorigatti, "Trentino", 29 gennaio 2016
Quello su cui mi sembra opportuno intervenire, nella mia veste istituzionale, sono i temi della rappresentanza e dell'unità, e il loro strettissimo collegamento con la coesione sociale.La parola «crisi» è diventata paradigmatica, in questi anni: crisi finanziaria, crisi dell'economia reale, crisi occupazionale, e in parallelo crisi della politica e della democrazia rappresentativa. Coraggioso dunque Ianeselli a parlare di crisi del sindacato: non è mai facile fare autocritica e ammettere le situazioni di difficoltà, ma senza questa consapevolezza certamente è impossibile immaginare le strategie per superarle. La crisi dei corpi intermedi, dei soggetti tradizionali della rappresentanza sociale e politica, è evidente: mettere la testa sotto la sabbia non serve a nulla, se non ad accelerare il processo di disgregazione e la conseguente, crescente delegittimazione.«Declino non vuol dire scomparsa, ma marginalità», ha detto Ianeselli rispondendo alle domande del direttore Giovanetti. Parole che vanno colte con attenzione, perché descrivono bene quanto sta avvenendo nelle società occidentali a tutti i soggetti che hanno storicamente agito nel campo della democrazia rappresentativa.Nell'ambito politico sono i dati elettorali a parlare chiaro, con un tasso di astensionismo che racconta di una società nella quale un elettore su due decide di chiamarsi fuori dal «gioco democratico». Nel contesto sindacale, è allarmante che interi segmenti di mondo del lavoro non riconoscano nell'attuale modello uno strumento adatto alla loro tutela e alla difesa dei loro diritti. Il terzo settore e la società civile organizzata non possono chiamarsi fuori da questa riflessione: anche questi fondamentali pilastri della vita comunitaria faticano a reggere l'urto della diminuzione delle «vocazioni» al volontariato, della restrizione delle risorse pubbliche, della competizione con il mondo del profit, dell'esigenza non sempre condivisa di fare rete, di unire le forze, di reinventare le formule di organizzazione sociale.Di fronte a tutto questo, non servono né la rassegnazione né tantomeno l'ipocrisia del fingere che nulla sia cambiato. Servono invece proposte innovative e un rilancio della riflessione, trasversale a tutti gli attori sociali, politici ed economici, che metta al centro la necessità di una profonda riforma dei modelli della rappresentanza. Lungimirante quindi la proposta di Ianeselli di un sindacato che tenda all'unità: soprattutto perché non è stata prospettata come una semplice e artificiosa sommatoria di sigle, ma come la condizione - forse l'unica - per dare corpo ad un sindacato nuovo, fortemente autonomo, radicato nei luoghi di lavoro per estendere i diritti e contrattare i salari, capace di immagine forme di partecipazione dei lavoratori nei processi decisionali delle imprese, interlocutore delle Istituzioni nella definizione di nuovi è più avanzati modelli di welfare, presente nella società come motore di innovazione.Questa rinnovata e auspicabile unità avrebbe riflessi positivi sulla stabilità dell'intero modello trentino: ci porrebbe al passo con i Paesi del Nord Europa, garantirebbe processi di concertazione efficaci, svilupperebbe modelli partecipativi che potrebbero guardare per la prima volta anche fuori dai confini provinciali, dentro una cornice euroregionale che andrà sempre più riempita di contenuti, valori, progettualità.Nei giorni scorsi in Consiglio provinciale abbiamo approvato la legge che regola modalità e tempi del percorso partecipato di riforma dello Statuto di Autonomia: il ruolo delle parti sociali, in questo lungo e delicato processo, non sarà affatto marginale. Sarà importante, quindi, poter contare su di un sindacato unito e responsabile, che sappia esprimere idee e proposte innovative per il bene comune, cogliendo tutto il meglio di una lunga e gloriosa tradizione e sapendo, nel contempo, guardare avanti senza paura.
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Partito Democratico del Trentino