«Non ci sono alternative a questa coalizione». Ugo Rossi lo ripete a pochi giorni dallo strappo di Lorenzo Dellai in casa Upt, davanti al rischio che le fibrillazioni dentro la sua maggioranza inquieta si trasformino in qualcosa di più.
C. Bert, "Trentino", 27 gennaio 2016
E' stato del resto lo stesso governatore (Trentino di lunedì) a rilanciare il progetto di un unico grande partito territoriale che metta insieme Patt e Upt per rafforzare la gamba autonomista della coalizione: «Ho sempre pensato che serve una semplificazione del quadro politico. Non penso a fusioni a freddo tra due partiti, non è oggi all’ordine del giorno, discuteremo insieme su come arrivarci. Ma all’autonomia servono due poli di riferimento, un polo territoriale e il Partito democratico».
L’alternativa all’attuale maggioranza per Rossi non esiste, e non esiste per due ragioni: «La prima è la mia storia - spiega il presidente - che non ha nulla a che vedere con la destra di Salvini e nemmeno con il populismo di Grillo. Io ho preso in carico un Patt che era un piccolo partito alleato con Forza Italia e lo ho portato nel centrosinistra».
La seconda ragione è «la non praticabilità politica di altre opzioni», «la situazione politica nazionale oggi non prevede alternative al Pd di Renzi che non siano appunto Grillo o Salvini, e l’autonomia trentina ha bisogno di un collegamento nazionale». «E mi sembra pienamente legittimo - aggiunge - che io lavori per rafforzare l’anima autonomista della coalizione». Che possa un giorno contendere al Pd il primato elettorale. Il governatore sa bene che l’esito della stagione dei congressi sarà decisivo per la navigazione della sua giunta. Al suo partito, il Patt, ripete di non cedere alle sirene di Grillo e Salvini, e spera che Franco Panizza venga confermato segretario con una solida maggioranza. Dall’altra c’è un Pd anch’esso perennemente in fermento tra anima governativa e anima antagonista: «Vedremo quale Pd uscirà dal congresso - avverte - io dico che serve un Pd che alzi la bandiera dell’autonomia, consapevole che su questo si gioca l’alleanza per il futuro. Un Pd consapevole che ci dia una mano a far capire a Roma il valore del territorio e dell’autogoverno. Perché o il Pd dà risposte al Nord o vinceranno ancora Maroni e Zaia». Lo schema di Rossi è chiaro e prevede - non oggi, ma dopodomani sì - un avvicinamento tra il Patt e l’ Upt, un processo che la nuova segreteria di Tiziano Mellarini ha già dichiarato di condividere.
E il Pd? I Dem trentini andranno a congresso a maggio, ultimi dopo Upt e Patt (il 13 marzo). Al momento discutono ancora di regole, ma il punto fermo è che a scegliere il prossimo segretario saranno ancora una volta gli elettori e non i soli iscritti come qualcuno avrebbe preferito. Chi ha già scaldato i motori è l’ex assessora Donata Borgonovo Re, silurata dalla giunta dopo meno di due anni, e che nelle ultime ore ha dichiarato: «Non sono certissima che nel 2018 la coalizione sarà la stessa».
Un nome alternativo a Borgonovo ancora non c’è, anche se in tanti attendono di sapere cosa deciderà il vicepresidente Alessandro Olivi: da statuto, se vorrà candidarsi alla segreteria, dovrà dimettersi dalla giunta, un’ipotesi a cui nel partito in molti guardano con preoccupazione perché significherebbe perdere il secondo assessore in meno di un anno, e soprattutto il candidato più votato in quanto capolista. L’interessato per ora non scioglie i dubbi, ma fa un’analisi politica e bolla come «un vecchio schema di ingegneria politica» lo schema della coalizione a due gambe di Ugo Rossi: «Una coalizione politica non è un’alleanza tra un blocco e il Pd, dove un partito si autoproclama unico interprete dei temi locali e un altro è usato come strumento che garantisce un rapporto con Roma e Bruxelles, e sbaglierebbe il Pd ad autoconfinarsi in questa dimensione». Olivi spiega di aver sentito finora «molta, troppa tattica politica»: «La coalizione non è solo una negoziazione tra partiti e leader, ma si alimenta del rapporto con una comunità e i suoi diversi mondi». Il messaggio agli alleati è chiaro: «La coalizione non è data per sempre, non basta dire “siamo nel centrosinistra”».
Ma il monito è anche, e forse soprattutto, rivolto al Pd: «Serve più Pd e va riscritto il patto di coalizione. Il Pd deve confermare lealtà assoluta a Rossi ma nello stesso tempo deve uscire dal congresso con una proposta forte che parla alla società, non solo ai partiti alleati. Questa sarà la risposta a chi vuole e immagina un Pd subalterno». Olivi cita il «modello Milano» che ha eletto Pisapia sindaco, «che ha saputo mettere insieme laici e cattolici, mondo produttivo e del lavoro, con alcuni valori radicali non negoziabili».