Il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, cerca di scuotere il suo partito - il Pd - mentre l'altro pezzo di coalizione, costituito da Patt e Upt, dopo il congresso dell'Unione, sembra tutto impegnato a fare asse per rafforzare l'area cosiddetta territorial-popolare, imbarcando - in prospettiva - civiche e pezzi d'opposizione, che potrebbero anche modificare la fisionomia dell'alleanza.
L. Patruno, "L'Adige", 27 gennaio 2016
Olivi si augura che al congresso di maggio il Pd riesca finalmente ad unire le forze nel superiore e comune obiettivo di conquistare nel 2018 la leadership della coalizione, come i numeri vorrebbero, e dunque la presidenza della Provincia, buttata via nel 2013 proprio per beghe interne.
Vicepresidente Olivi, Upt e Patt tornano a parlare di Casa dei trentini. Che impressione le fa?
Nel dibattito di queste settimane vedo un continuo richiamo all'invariabilità del centrosinistra come coalizione. Ma manca una valutazione su che cosa è il centrosinistra, quali sono i suoi contenuti. Parlare di Casa dei trentini a mio avviso è recuperare una ricetta vecchia.
È vecchio parlare di partito territoriale?
Sì perché il territorio non può essere l'unico elemento di coagulo e il legame di una proposta politica. Io credo invece che oggi il centrosinistra debba riscrivere il patto del perché sta insieme e deve dire per fare che cosa. Deve darsi dei confini e dire quali sono i punti di saldatura tra di noi e cosa ci distingue come coalizione.
Non basta il programma, come dice il presidente Rossi, per stabilire perché state insieme?
No. Il rischio che vedo è quello di configurare la coalizione solo come un contratto firmato nel 2013 e che dura 5 anni per eseguire delle cose. Poi, arrivati lì vedremo. Io penso invece che una coalizione debba essere qualcosa di più.
Ma il Pd per quale coalizione sta lavorando rispetto allo schema a due gambe: Pd nazionale e Patt-Upt territoriali indicato da Rossi?
Questo schema del blocco territoriale che ha bisogno di una forza politica nazionale con cui allearsi, che oggi sceglie il Pd, perché è al governo non va bene e io lo considero pericoloso per il Trentino perché intanto è un po' di comodo. Questo non è essere di centrosinistra, è politica negoziale. Consideri la coalizione un mezzo per realizzare un progetto non deciso ex ante. Il Pd deve cogliere l'opportunità del congresso per porsi l'obiettivo di ragionare come se la coalizione la dobbiamo costruire attorno a noi e non limitandoci all'area di sinistra perché il centro è presidiato dalla Casa dei trentini. Dobbiamo allearci con i mondi reali, i corpi intermedi, per espanderci.
L'obiettivo è quello mancato di ridare la leadership al centrosinistra e per la prima volta al Pd?
Certo dobbiamo rimettere il Pd dove è normale che sia. Io penso che il Pd non dovrebbe commettere l'errore di considerare la lealtà al presidente come un conformismo istituzionale. Il Pd non può avere paura di osare, perdere l'ambizione e il coraggio di buttare avanti la palla, cercando di cogliere l'occasione del congresso per superare le divisioni nel superiore obiettivo politico della presidenza della Provincia. Sono convinto che il Pd può essere forza trainante. Dobbiamo dirci: vogliamo provare a vincere alle prossime elezioni? Non dobbiamo più cercare alibi facendo sempre i secondi - prima con Dellai e poi con Rossi - per il fatto che il Trentino non assomiglia un po' di più a come lo vorremmo e così il centrosinistra.