«Non sono certissima che nel 2018 ci sarà questa coalizione». Donata Borgonovo Re dice quanto molti, nel Pd, pensano da sabato. Tra i democratici, ancora impigliati nella discussione delle regole congressuali, la rottura tra Dellai e l’Upt ha suonato la sveglia: va evitato il rischio della marginalizzazione dentro un centrosinistra autonomista a trazione Rossi-Mellarini-Simoni e, comunque, bisogna prepararsi a costituire una coalizione alternativa in caso di sfaldamento dell’attuale assetto di maggioranza.
A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 26 gennaio 2016
Tempo scaduto
In entrambi i casi, è chiaro che ai dem non è più concesso di temporeggiare. Sono così tornate a infuriare le voci di una imminente candidatura di Alessandro Olivi alla segreteria del partito, a costo di doversi dimettere dalla giunta come solo una improbabile deroga gli consentirebbe di fare. «Oggi è un giorno di riflessione», si è limitato a dire ieri il vicepresidente della giunta, senza smentire. Olivi scalda i motori e lo stesso fa Donata Borgonovo Re. Al coordinamento del partito, ieri, ha partecipato pure Lucia Maestri, altra papabile per la segreteria al congresso che si terrà in maggio con regole ancora non chiare.
Dopo l’incontro tra il segretario Sergio Barbacovi e il vicesegretario Lorenzo Guerini, ieri il coordinamento ha dato mandato alla commissione Statuto e regolamento di presentare una proposta di modifiche «trentine» alle regole nazionali; il pacchetto andrà presentato preventivamente a Roma per evitare che, dopo il congresso trentino, dal nazionale possano piovere contestazioni. Il nodo è trovare un meccanismo (non previsto a Roma) per arrivare alle primarie al massimo con due candidati, magari selezionati nei circoli. Nessuna deviazione, invece, sull’elettorato attivo, che il Pd a Roma non ha intenzione di cambiare almeno per quest’anno: alle primarie parteciperanno iscritti ed elettori, come avvenuto finora.
La leadership
Le regole, però, da sabato sono una foglia di fico sempre più sottile: «Il congresso dell’Upt di fatto ha aperto anche il nostro», sintetizza Luigi Olivieri. Il tema non è semplicemente agganciarsi o meno a Dellai e ai suoi, quanto mettere in campo una strategia per il 2018, dare un’impronta alla seconda metà della legislatura, proporre un sistema di alleanze o di sintesi nel segno dell’Italicum (a Dellai ma non solo) e individuare un leader capace di contendere a Rossi la leadership della coalizione. C’è chi, come Giorgio Tonini, indica a Dellai la semplice iscrizione al Pd; e c’è chi, come lo stesso Olivieri, spinge per un laboratorio articolato che si federi con il Pd nazionale.
«Olivi sarebbe la giusta soluzione, ha il profilo forte che serve al Pd», dice Olivieri. «Certo — aggiunge — si dovrebbe dimettere dalla giunta perché noi non cambiamo le regole ad hoc come fanno gli altri (il riferimento è all’Upt , ndr)». Nell’ala più istituzionale del partito, però, si fa notare che l’addio di Olivi alla giunta porterebbe ulteriore destabilizzazione nell’esecutivo e potrebbe indebolire i democratici a meno di un anno dal cambio Borgonovo Re-Zeni.
Donata e Lorenzo
Il punto politico, al di là dei nomi, riguarda la linea ed è considerato una priorità in tutte le aree del partito: cosa vuol dire il Pd su crescita, autonomia, diritti e alleanze? Come potrà dirsi alleato del Cantiere dellaiano e dell’Upt che strizza l’occhio a Valduga e Simoni? «Per avere il quadro completo — dice Borgonovo Re — manca ancora il tassello del congresso del Patt, e poi il nostro: dobbiamo darci un disegno politico e un quadro di alleanze sulla base delle proposte, non delle simpatie. L’esito del congresso Upt, le parole di Rossi e l’avvicinamento a Progetto trentino non daranno immediati pericoli per la coalizione, ma noi nel Pd sappiamo che nei prossimi due anni ci metteremo alla prova e non sono certissima che nel 2018 la coalizione sarà la stessa». Borgonovo non chiude a Dellai, diventato forse meno indigesto di Rossi. «Dellai? Per mia concezione filosofica — dice l’ex assessora — sono lontana dal considerare la politica una professione, altri hanno una visione più totalizzante. Ma se ci sarà convergenza sui temi, io non mi oppongo. Va fatto un percorso sui progetti».
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Il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, se volesse candidarsi alla segreteria del Pd trentino e venisse eletto dovrebbe poi dimettersi da assessore provinciale. Il segretario del partito, Sergio Barbacovi, ieri ha infatti detto chiaramente al coordinamento provinciale del partito che lo statuto non si può toccare, così è stato precisato nell'incontro avuto venerdì scorso con i vertici nazionali del partito, in particolare con il vicesegretario Lorenzo Guerini, che ha illustrato lo scenario che si prospetta. Insomma, nel Pd vige la stessa regola che c'è nell'Upt e che in teoria dovrebbe costringere il neoeletto segretario Tiziano Mellarini a dimettersi da assessore.
Barbacovi è tornato in Trentino con due punti fermi: il congresso per l'elezione del nuovo segretario si potrà fare a maggio come l'assemblea provinciale del partito in effetti aveva indicato e potranno votare non solo gli iscritti ma anche gli elettori. Per il congresso trentino, infatti, si procederà con le regole ora in vigore a livello nazionale che appunto prevedono primarie aperte . La segreteria del Pd, che ha altre priorità al momento tra cui le elezioni in importanti Comuni, è convinta che difficilmente saranno modificare le regole per le elezioni dei segretari provinciali e regionali prima di maggio, quindi hanno dato il via libera al Pd trentino di fare il congresso con le regole che ci sono. Non verranno però seguite le norme «modificate» a livello provinciale utilizzate alle ultime primarie, ma si dovranno utilizzare quelle fissate nello statuto nazionale.
Barbacovi, che era accompagnato da Elisa Filippi, che fa parte della direzione nazionale del Pd, ha però fatto presente che i democratici trentini vorrebbero introdurre delle modifiche alle regole in vigore che consentano di avere un vincitore certo dopo le primarie per non ritrovarsi come l'ultima volta con tre candidati senza alcun vincitore.
La norma nazionale, per altro, prevede che anche nel caso di più candidati, questi si sottopongano prima al voto degli iscritti nelle sezioni i quali selezionano fino a un massimo di tre nomi. Questi tre possono sottoporsi al giudizio degli elettori delle primarie che però già avranno visto qual è il gradimento all'interno del partito. Si vedrà ora comunque se Roma acconsentirà a una parziale modifica proposta da Trento per queste elezioni congressuali.