Più di mille in piazza per le Unioni Civili

Tra i partiti della maggioranza è stato solo il PD a partecipare alla manifestazione a favore delle unioni civili. Olivi: “Siamo da soli a sostenere sia la legge nazionale che quella provinciale? Vuol dire che potrebbe essere il primo passo verso una nuova realtà della politica provinciale. La legge provinciale rappresenta un'opportunità che bisogna cogliere senza la paura di essere un laboratorio dei diritti civili perché l'autonomia non è solo a livello amministrativo, ma lo deve essere anche a livello umano”.
D. Peretti, "Trentino", 25 gennaio 2016

 

Per la piazza di “È ora di essere civili” se la proposta di legge Cirinnà fosse approvata sarebbe la realizzazione di un sogno. Anche se nella sua attuale stesura rappresenterebbe “il minimo sindacale”, il riconoscimento delle unioni civili sarebbe una sorta di chiusura di quel cerchio iniziato con l'introduzione del divorzio, proseguito con l'approvazione della legge sull'aborto e che ora si concluderebbe col riconoscimento che è l'amore a originare la famiglia, ma anche il ruolo dei genitori. In circa un migliaio, in rappresentanza di diverse associazioni, ma anche semplici cittadini, si sono ritrovati in piazza Dante per dare origine ad un corteo silenzioso che si è concluso in piazzetta d'Arogno.

Simbolo la sveglia, sia oggetto che suono, evocata per dare una mossa alla politica che sia a livello locale che nazionale è chiamata a pronunciarsi su unioni civili ed omofobia per una legge giudicata nulla di eccezionale, ma solo il riconoscimento (tardivo) dei diritti degli omosessuali che non lederebbe minimamente quello delle altre famiglie. «Chi si è ritrovato in piazza Cesare Battisti lo ha fatto contro i nostri diritti, noi lo facciamo per avere un uguaglianza di trattamenti.» Per l'assessora Ferrari non si può parlare di innovazione sociale, escludendo diritti uguali per tutti. Per i manifestanti «i diritti civili sono in sostanza i diritti degli altri», come aveva scritto Pasolini e così con cinquanta palloncini a forma di cuore rosso, affiancati ad altri di diversi colori e dalle bandiere delle associazioni che hanno partecipato alla manifestazione, il corteo - risalendo via Belenzani - ha attraversato piazza Duomo per concludersi in piazzetta Anfiteatro dove grazie all'energia elettrica fornita da Patagonia ha potuto dar fondo a casse e microfoni ai quali si sono alternati in tanti.

«Siamo orgogliosi di essere tra gli organizzatori di questa manifestazione – ha detto il segretario della Cgil Ianeselli - perché non ci sono diritti più importanti di altri, come non è giusto che quelli civili vengano sempre dopo gli altri. La legge provinciale andava approvata in fretta, invece la si è rimandata perché secondo la politica c'erano delle diverse priorità. La realtà è che si parla tanto di Europa, ma per quanto riguarda i diritti civili l'Italia non ne ha mai fatto parte.»

Il segretario dell'Arcigay Paolo Zanella ha chiesto un confronto col senatore Panizza: «Che ce lo venga a dire in faccia perché è contrario alla legge Cirinnà. Anche lui è stato eletto in Trentino alla pari di Fravezzi e Tonini e deve rispondere ai suoi elettori. La Cirinnà è solo il minimo sindacale e deve essere approvata senza modifiche anche per testimoniare la laicità di uno Stato che non può, ancora una volta, sottostare al ricatto clericale.» Per Mauro Baldessari della Uil è finito il tempo dell'attesa: «Stiamo aspettando dal 12 febbraio del 1988 ed abbiamo finito la pazienza. Siamo costretti ad aprire ulteriori trattazioni ogni volta che in un nuovo contratto vogliamo che siano garantite allo stesso modo anche le unioni di fatto.» La presenza dei giovani è stata sottolineata dal rappresentante dell'Unione Universitari che vogliono impegnarsi per «una società aperta a tutti».

«E ora più coraggio sulla nostra legge»
Tra i partiti della maggioranza è stato solo il PD a partecipare alla manifestazione a favore delle unioni civili. Al suo fianco Sel e Verdi, i sindacati, Arcigay, Arcilesbica, Famiglie Arcobaleno e molte altre sigle. “Un isolamento” - quello del Partito Democratico - che l'assessore Olivi ha voluto sottolineare con un affondamento polemico: “Siamo da soli a sostenere sia la legge nazionale che quella provinciale? Vuol dire che potrebbe essere il primo passo verso una nuova realtà della politica provinciale. La legge provinciale rappresenta un'opportunità che bisogna cogliere senza la paura di essere un laboratorio dei diritti civili perché l'autonomia non è solo a livello amministrativo, ma lo deve essere anche a livello umano”.
 
 
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Ci sono Riccardo e Lorenzo, insieme da 22 anni, sposati — in Canada — da 8, con i loro figli Angelo e Carolina. Ilaria e Michela, che per realizzare il loro progetto di vita si trasferiranno in Belgio. E poi William e Vittorio, che festeggiano il loro quarantatreesimo anno di unione «incivile». Con loro almeno 1.500 persone ieri pomeriggio sono scese in piazza anche a Trento, come in altre 97 città italiane, per chiedere uguali diritti per tutti e tutte: qualche politico (ci sono i rappresentanti trentini di Pd, Sel, Altra Trento a sinistra, Verdi), molte associazioni, dall’Anpi ad Amnesty International, i sindacati Cgil e Uil, ma soprattutto tanti cittadini e tantissimi giovani. «È ora» scandiscono tutti insieme una volta arrivati in piazza d’Arogno. «Ora che il Paese si svegli e riconosca quei diritti ormai garantiti in tutta Europa» ricorda Paolo Zanella, presidente dell’Arcigay locale. Perché «le persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali non godono delle stesse opportunità degli altri cittadini italiani pur pagando le tasse come tutti» si legge sui volantini distribuiti dai manifestanti. 
Cuori
Il loro simbolo, legato al polso, allo zaino, al passeggino è un palloncino a forma di cuore con l’uguale «perché crediamo che ogni amore debba avere gli stessi diritti e gli stessi doveri». Quelli per cui Ilaria e Michela lasceranno l’Italia alla volta di «un Paese dove saranno cittadine di serie A come tutti gli altri». «Non sotto un estraneo cielo» dice invece William, prendendo in prestito le parole della poetessa russa Anna Achmatova: «Io voglio che la mia unione sia riconosciuta nel mio Paese» grida al microfono. Colorato, vivace, il corteo chiede al governo e al parlamento di approvare in fretta il ddl Cirinnà sulle unioni civili, ovvero «il minimo sindacale», perché l’obiettivo è il matrimonio egualitario. L’appello al voto è lanciato personalmente «ai senatori eletti in Trentino» (il disegno di legge approderà in Senato giovedì , ndr) e a Franco Panizza, espressosi a tal proposito in maniera negativa, «chiediamo un confronto — afferma Zanella — Ci venga a dire in faccia perché noi non possiamo avere gli stessi diritti degli altri». Significativo anche il luogo di partenza della manifestazione, da quella piazza Dante sulla quale si affacciano i palazzi della politica provinciale, per sottolineare un’ulteriore mancanza, quella del disegno di legge contro l’omofobia, fermo da mesi in consiglio: «Il centrosinistra deve avere il coraggio di portare avanti una legge che già doveva essere patrimonio di tutti» incalza Zanella. 
«Nuovo inizio» dei dem
Ma della coalizione che regge il Trentino in piazza si vede solo una parte, il Pd. «Oggi siamo qui da soli? — osserva Alessandro Olivi — Magari è un nuovo inizio, chissà». Con Sara Ferrari condivide l’idea per cui «un Paese è moderno e competitivo non solo se investe nell’innovazione tecnologica ma anche in quella sociale». E a chi gli dice di «pensare agli operai» Franco Ianeselli (Cgil) risponde: «Siamo stufi di sentirci dire che ci sono diritti più importanti di altri».