«Non credo che tutto continuerà come prima». Alessandro Olivi era lì in prima fila, ieri mattina, ad assistere al funerale di quella che fu la Civica-Margherita e, come il capogruppo Alessio Manica, è convinto che ora «il Pd ha una responsabilità altissima».
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 24 gennaio 2015
Con loro all’Interporto c’era anche il governatore Ugo Rossi. «Prendo atto dell’esito del congresso — afferma senza sbilanciarsi troppo — ribadisco ciò che ho detto dal palco: la competizione non deve essere interna alla coalizione».
Dellai e i suoi il Rubicone lo hanno attraversato. La richiesta di trovare una sponda nel Pd, ieri tacita, ora è evidente. Olivi non mostra di ignorarlo e rilancia sul protagonismo del suo partito. «Dellai non ha chiarito quale sia l’approdo, ma ha posto un problema politico. La domanda che dobbiamo farci è se la coalizione di centrosinistra autonomista sia semplicemente uno spazio politico da occupare. Io rispondo per il mio partito e dico che ciò che il Pd deve fare è dare vita a una nuova rappresentanza sociale». Olivi non li cita, ma la linea che critica è quella di Ugo Rossi e Franco Panizza. «Intravedo il rischio di una nuova forma di trasformismo. Capisco la necessità di rafforzare il consenso della coalizione, ma i partiti sono per definizione qualcosa che rappresenta una parte, non il tutto. Noi dobbiamo porci il problema dei nostri confini, non perché vogliamo escludere qualcuno, ma perché abbiamo bisogno di tracciare un perimetro di valori, di obiettivi politici, dirci che società vogliamo. Fatto questo, non possiamo pretendere che siano tutti d’accordo con noi. Io — spiega al telefono — in questo momento sto andando in piazza per sostenere i diritti delle persone omosessuali. Delle scelte, in politica, vanno fatte. Dellai ha fatto una fotografia molto puntuale delle sfide che attendono la politica e, quindi, la nostra comunità. Una di queste è il rapporto tra identità e globalità. Lui una risposta l’ha data, Mellarini no. Il territorio è un valore anche per me, non vengo da Marte, ma da solo non basta».
In linea il capogruppo dei democratici, che sul piano politico va oltre. «Dobbiamo essere chiari. Nel 2008, quando è nato il Pd del Trentino, il percorso è rimasto a metà. Ciò che dobbiamo fare è capire se questo percorso può essere portato a compimento. Io sono convinto che il Pd possa espandere ulteriormente la propria rappresentanza politica. L’Upt ha aperto la stagione dei congressi. A noi il compito di chiuderla (a maggio, ndr)» nota Manica.
Rossi sa che in Provincia non ci saranno terremoti: l’intero gruppo dell’Upt sosteneva Mellarini, ma se il tramonto della leadership di Dellai, insieme all’avvicinamento dell’Upt al Patt, possono fargli piacere, l’instabilità non lo aiuta. «I congressi hanno i loro esiti e noi siamo chiamati a lavorare con gli indirizzi che i partiti si danno. In bocca al lupo a Mellarini. Confido si possa lavorare insieme su contenuti e stabilità. Mi dispiace che un pezzetto di Upt se ne sia andato. In passato ho sempre pensato che, anzi, ci fossero le condizioni per lavorare tutti assieme in maniera più unitaria». Nessun canale preferenziale con l’Upt di Mellarini, almeno ufficialmente. «Sarebbe un errore escludere qualcuna delle tre forze (il Pd, ndr)». Quanto al Comune di Trento «forse ci saranno ripercussioni. Il mio augurio è che ci sia la responsabilità di andare oltre e non dividersi in vinti e vincitori». Per Dellai l’invito a «non rimanere attaccato a un’epoca che non c’è più: ha fatto un’analisi molto efficace della situazione attuale, ma il suo progetto non è chiaro».
Franco Panizza sa che dalla scissione potrebbero arrivare nuovi consensi al Patt, ma commenta all’inglese: «Speravamo che l’Upt riuscisse a trovare la sua sintesi. Prendiamo atto dell’esito del congresso».