Bravo Ianeselli, ora contratti decentrati

Ho trovato l'intervista a Franco Ianeselli, segretario generale della Cgil, pubblicata con grande evidenza sull'Adige di mercoledì 20, estremanente stimolante, ricca di spunti e assolutamente appropriata alla fase di trasformazione sociale ed economica che stiamo attraversando. Colgo con interesse l'analisi complessiva del segretario ed in particolare ritengo di dover valorizzare il forte richiamo alla sfida della contrattazione decentrata.
Alessandro Olivi, "L'Adige", 22 gennaio 2016

Solo ridistribuendo la ricchezza dove si forma, ovvero in azienda e/o nei territori, è possibile favorire un sistema economico competitivo capace di reggere alla concorrenza globale. Non si può distribuire ciò che non si è creato. La contrattazione aziendale/ territoriale non ha solo una funzione ridistributiva della ricchezza prodotta ma anche di impulso/ stimolo alla crescita della produttività. Legare una parte delle retribuzioni alla crescita della produttività stimola sia il management che i lavoratori a trovare soluzioni per produrre in modo più efficiente ed efficace. Si tratta di un nuovo modo di concepire l'impresa non solo come centro di profitto ma come luogo di creazione di valore aggiunto, di nuova ricchezza, di nuovo benessere da ridistribuire tra chi ha contribuito a crearlo, ovvero tra lavoratori e imprenditori.

L'attore pubblico ha interesse a sostenere questa dialettica cooperativa tra le parti sociali. Certamente va preservata l'autonomia negoziale, sono le parti che devono confrontarsi e trovare soluzioni anche se l'attore pubblico può comunque sostenere indirettamente un nuovo sistema di relazioni industriali tramite una politica fiscale e misure di supporto più selettive.
In sintesi, la produttività delle aziende trentine è un «interesse pubblico» e un bene comune perché solo grazie ad essa si potrà garantire coesione sociale e welfare territoriale in futuro.
Una crescita della produttività permetterà retribuzioni proporzionali alla competitività delle aziende e proprio in tal modo la Provincia potrà concentrare proprie risorse a garantire più elevati livelli di protezione per coloro che subiscono le contrazioni del mercato del lavoro. Quindi niente «collateralismo» tra politica e sindacato ma sostegno convinto al ruolo di un sindacato che produce nuovi diritti, equità e innovazione sociale.