La settimana prossima si apre il dibattito consiliare attorno al disegno di legge che istituisce la «Consulta per lo Statuto speciale per il Trentino Alto Adige/ Südtirol», avverto il dovere istituzionale di un richiamo alla riflessione sui temi che risultano determinanti per il futuro stesso della nostra comunità.
Bruno Dorigatti, "Corriere del Trentino", 22 gennaio 2016
Da tempo si va evidenziando la fase strategica che sottende alle ipotesi di revisione statutaria dell'autonomia; una revisione resasi via via sempre più necessaria per adeguare lo strumento cardine della nostra specialità alle mutazioni imposte ovunque dalla modernità. Dal «patto Degasperi - Gruber» ai nostri giorni, passando per il secondo Statuto, l'incedere dello sviluppo ha reso ormai impensabile un'ulteriore immobilità del modello autonomistico, che si è sempre contraddistinto invece per la sua dinamicità, diventando strumento d'azione politica e non semplice e romantica rivendicazione ideologica.
Le ragioni storiche della nostra specialità sono note e spesso messe al centro del dibattito. Forse meno chiaro è il valore dell'autonomia, non tanto come mera erogazione finanziaria, quanto piuttosto quale criterio di valutazione dell'agire politico e dello sviluppo del territorio.
L'autonomia infatti non è gelosa conservazione del precostituito, ma capacità di scelta dettata da singole specificità. Non è tutela di vecchie prassi, ma cultura dell'innovazione adattata alle particolari esigenze di un territorio. Non nasconde il compito di ispirazione che le compete, ma assicura a tutti una dignitosa esistenza e pari opportunità di crescita.
Non basta dunque denunciare qualche segnale di caduta di tensione dell'autonomia senza poi, di fatto, essere in grado di andare avanti sui sentieri del cambiamento, con la volontà di tenere insieme i processi sociali che spingono verso un orizzonte più alto di civiltà e forme più visibili di convivenza solidale ed aperta.
In questo contesto allora, l'istituzione della «Consulta» non può ridursi ad essere una sorta di «atto dovuto», ma deve diventare invece un momento non solo di partecipazione diffusa e consapevole, ma anche un'occasione per far sì che la comunità possa riappropriarsi del suo futuro, esserne protagonista e diventarne artefice.
Un certo grado di sottovalutazione della realtà e dei rischi che l'autonomia ha di fronte è evidente anche al più distratto osservatore. Se non sarà infatti il Trentino a riscrivere il proprio «patto fondativo», potrebbero pensarci altri e con conseguenze peggiorative difficilmente immaginabili. Lasciare infatti l'autonomia in «mani infeconde» comporta il suo possibile esaurimento dentro un ridisegno costituzionale che pare insensibile verso le specialità dei territori.
Nonostante tutto, nell'attuale fase di revisione dell'impianto dello Stato, sono certo vi siano ancora ampie possibilità per ridefinire funzioni, obiettivi, compiti e traguardi delle autonomie speciali, purché si riesca a dare voce non solo alle opinioni della politica, ma anche ai cittadini, alle categorie economiche, ai soggetti sociali e culturali che costituiscono il tessuto vero dell'autonomia stessa.
Ciò premesso, è necessario riaffermare come non può esservi autonomia provinciale fuori dal contesto regionale. Questa è una base di partenza irrinunciabile. Attraverso la salvaguardia dell'istituto regionale, passa infatti la tutela e la pari dignità delle due particolarità provinciali, che in assenza di quel quadro si riducono ad essere solo vittime della loro debolezza numerica, politica e sociale. È su questo punto di partenza allora che va trovato l'accordo intelligente - e non al ribasso - con gli amici di Bolzano, mediando e confrontandoci, nella matura consapevolezza di quanto il destino storico, almeno dal 1946 ad oggi, abbia intrecciato i nostri futuri, chiamandoci ad essere un laboratorio unico di convivenza e di progresso. Nulla è però dato per scontato. Quello che ieri appariva granitico, oggi risulta friabile ed unicamente dentro un'alleanza di intenti comuni possiamo aspirare a mantenere le nostre peculiarità.
Ben guardandosi da tentazioni di rigenerazione totale e di ripartenza da zero, queste valli debbono insomma essere consapevoli che la partita che si avvia con la «Consulta» a Trento e con la «Convenzione» a Bolzano non è un gioco delle parti, né una delega in bianco, bensì il primo passo per entrare tutti insieme nel domani, forti del nostro passato, consci del presente e dei suoi molti rischi e fiduciosi in un futuro che, almeno qui, non è mai di pochi, ma di tutti.