Le soluzioni sono due. E nessuna delle due prevede, alla fine, la costruzione dell’autostrada Valdastico. Con il trascorrere del giorni, le carte del governo nel dossier dei collegamenti tra il Trentino e il Veneto sono sempre meno coperte. Il teorema della Pirubi non è ancora risolto, ma l’impostazione del problema è radicalmente cambiata.
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 20 gennaio 2016
Palazzo Chigi
Il governo Renzi e il ministro Graziano Delrio non hanno nessun particolare interesse alla realizzazione della Valdastico Nord. La strategia di spostamento del traffico dalla gomma alla rotaia rilanciata con enfasi dal ministro in occasione della sua recente visita a Trento male si accorda con il progetto di una nuova autostrada che attraversi in galleria l’arco alpino. Non solo. Se è vero, almeno sulla carta, che l’autostrada Brescia-Padova sarebbe in grado di pagarne la realizzazione (circa 2 miliardi di euro), nessuno ha ancora mai spiegato come si sosterrebbe economicamente un’infrastruttura che avrà costi di gestione enormi. Se il pedaggio sarà parametrato ai costi, il rischio è che su quell’autostrada non vada nessuno. Se il biglietto costerà come sui normali tracciati autostradali, qualcuno dovrebbe ripianare ogni anno il «buco». «Per me — avrebbe detto Delrio a Trento — quell’opera si può anche non fare». Il problema per il governo è l’impegno preso dagli esecutivi precedenti. Se Roma dovesse fare retromarcia, Bruxelles toglierebbe la concessione alla Brescia-Padova e questa potrebbe rivalersi sullo Stato per il danno subito.
Due a uno
Il governo, quindi, nel Comitato paritetico che sta valutando l’opera, voterà sì. Dando per scontato il sì di Venezia e il no di Trento, il risultato sarebbe di due a uno. Roma, a questo punto, potrebbe decidere di non considerare le obiezioni di Trento e procedere. Tuttavia, avrebbe garantito Delrio, non lo farà. Tenterà, è proprio il caso di dirlo, una terza via: avocherà a sé il progetto di collegamento tra il Veneto e il Trentino e si impegnerà con Bruxelles a trovare una soluzione alternativa all’attraversamento autostradale. In cambio, spera di ottenere dall’Europa una nuova proroga per la concessione della Brescia Padova.
E a quel punto? A quel punto le mosse sulla scacchiera sarebbero già molte e le variabili in proporzione. Se, però, fosse chiaro che «comunque qualcosa bisogna fare», dal cilindro del governo spunterebbe un nuovo tracciato che, partendo dalla Valdastico sud, colleghi il Veneto al Trentino con una viabilità ordinaria, probabilmente lungo la Valsugana.
«In house» rivalutato
Un disegno piuttosto tortuoso che potrebbe scontrarsi con il niet di Bruxelles. Anche per questo motivo, tra Roma, Trento e Padova si sta facendo avanti un’altra ipotesi, che taglierebbe la testa al toro: Autobrennero, divenuta una società «in house», acquisterebbe le quote dei soci privati della Brescia Padova che — a questo punto — sarebbe anch’essa una «in house» e pertanto potrebbe vedere la propria concessione rinnovata senza il bisogno di realizzare la Valdastico, vincolo finora considerato imprescindibile da Bruxelles nell’attuale assetto del rinnovo della concessione. Anzi, la Serenissima potrebbe a sua volta collaborare al grande progetto di intermodalità promossa anche finanziariamente, ormai da tempo, da Autobrennero. Ogni casella verrebbe riempita. L’unico «piccolo» problema è trovare i 600 milioni necessari ad acquisire le quote dei soci privati della Brescia-Padova. L’Autobrennero è sì un pozzo di ricavi, ma un pozzo cui nei prossimi 30 anni si abbevereranno lo Stato, le Province autonome, i territori attraversati e, non ultimo, il Tunnel del Brennero.
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TRENTO E se le quote dei soci privati della Brescia-Padova le comprasse Anas? Una pia illusione? Forse, ma il governo ci starebbe pensando per risolvere alla radice il nodo del rinnovo della concessione. Autobrennero, divenuta in house , potrebbe essere partner dell’operazione. Quanto all’alternativa alla Valdastico, la nuova ipotesi di collegamento non autostradale dovrebbe sbucare a monte di Levico e, con una bretella in grado di tagliare fuori i laghi, sbucare a Trento Nord.
Come andrà a finire nessuno lo sa.
L’unica certezza è che, con l’avvicendamento al vertice del ministero delle Infrastrutture, il Trentino ha trovato un interlocutore più sensibile alle proprie istanze. Maurizio Lupi era convinto della necessità della Valdastico. Graziano Delrio della necessità di non opporsi per non subire un eventuale richiesta di risarcimento dalla A4, ma anche di studiare alternative a una nuova autostrada che male si sposa con l’idea di spostare il traffico dalla gomma alla rotaia. Di qui le varie ipotesi cui ministero, Provincia di Trento, Autobrennero, A4 e Regione Veneto stanno lavorando. L’obiettivo comune è il rinnovo della concessione alla Brescia-Padova.
Per Venezia, la soluzione è semplice: basta far partire i lavori per la Valdastico Nord, visto che Bruxelles ha legato il rinnovo della concessione alla realizzazione di questa infrastruttura. Per Trento, la Valdastico resta un’opera che non ha più senso, vista l’imminente realizzazione del tunnel del Brennero. Per Roma non bisogna far perdere ai veneti la concessione, preferibilmente evitando di pestare i piedi ai trentini e di realizzare un’opera la cui sostenibilità economica appare per lo meno dubbia. L’ipotesi esposta a Trento è di studiare un nuovo progetto e chiedere a Bruxelles una proroga limitata. L’idea, in questo caso, sarebbe di partire da Valdastico e sbucare sopra Levico, aggirare i laghi con una bretella e connettersi alla viabilità ordinaria a nord di Trento. Un compromesso, insomma.
La nuova ipotesi, invece, prevede l’acquisto per mano pubblica del 45% delle quote della Brescia Padova oggi in mano ai privati, Banca Intesa in primis. Quelle che il colosso Albertis comprerebbe solo a fronte del rinnovo.
Si tratta di investire per lo meno 600 milioni di euro e A22 potrebbe non averne abbastanza. Per questo, il governo sta verificando la praticabilità di un intervento diretto di Anas, da sola o in partnership con Autobrennero. Una volta che la Brescia-Padova fosse tutta pubblica, la Valdastico non sarebbe più necessaria per il rinnovo della concessione.