Tonini: «Voterei a favore dell’affido se fosse il punto di caduta di una mediazione possibile più ampia, ma non lo è e quindi voterò il ddl Cirinnà perché è una legge ragionevole che serve, anzi è urgente».
C. Bert, "Trentino", 15 gennaio 2016
Nel pieno dell’offensiva dei cattolici Pd contro la stepchild adoption, il senatore Giorgio Tonini segue da un letto dell’ospedale S.Chiara (dov’è stato operato per una frattura al gomito dopo essere caduto in autogrill al Mugello) il travaglio del suo partito sulla legge sulle unioni civili che andrà in aula al Senato il 28 gennaio.
Il suo nome è finito nella lista - stilata dal sito Gay.it e corredata di foto - dei senatori Pd malpancisti contrari all’adozione e pronti a boicottare la legge, lista che ha fatto gridare diversi parlamentari allo «squadrismo». Ma Tonini si chiama fuori: «Voterei a favore dell’affido se fosse il punto di caduta di una mediazione possibile più ampia, ma non lo è e quindi voterò il ddl Cirinnà perché è una legge ragionevole che serve, anzi è urgente».
Parole che Paolo Zanella, presidente di Arcigay trentino, accoglie con soddisfazione, dopo che su Facebook aveva chiesto conto a Tonini del suo presunto cambio di posizione: «Deve una spiegazione a chi reclama da decenni diritti per sé e per la propria famiglia, in primis per i propri figli». «Sui diritti civili l’Italia è fuori dall’Europa - insiste Zanella - perchè nel 2016 l’unica famiglia dev’essere quella eterosessuale?». E annuncia per il 23 gennaio una mobilitazione anche a Trento, a sostegno del ddl Cirinnà e della legge antiomofobia bloccata in consiglio provinciale.
Da parte sua, Tonini ricorda che «nel 2010 una sentenza della Consulta ha detto due cose: che la nostra Costituzione non prevede il matrimonio omosessuale e che serve un istituto giuridico che regolamenti le convivenze delle coppie omosessuali. Sono passati sei anni e questa legge ancora non c’è, mentre tutti i Paesi europei hanno o il matrimonio omosessuale o l’unione civile». «L’unione civile darà agli omosessuali la regolazione dei diritti e doveri della loro vita di coppia, compresi gli aspetti di tipo sociale, fiscale e previdenziale».
C’è però il tema controverso delle adozioni, che sta spaccando il Pd. «La Costituzione - osserva il senatore renziano - attribuisce al matrimonio due dimensioni, la solidarietà di coppia e la responsabilità della procreazione. Nel caso dei gay manca la seconda dimensione, ma la stepchild adoption prevede una corresponsabilità rispetto al figlio naturale di uno dei due partner». Dunque riguarda bambini che ci sono già. «È un’estensione della solidarietà di coppia al punto di rendere corresponsabile il partner del figlio naturale dell’altro - insiste il senatore - non ci sarà la possibilità di figli esterni alla coppia, non è l’adozione tout court che è prevista solo per le coppie eterosessuali sposate». Per alcuni miei colleghi - ammette - questo istituto incrina il principio per cui la coppia genitoriale è fatta da un uomo e una donna, e ritengono preferibile un affido rafforzato, che significa una solidarietà del partner nei confronti del genitore naturale del bambino, ma non una genitorialità piena.
«Una posizione fondata - dice Tonini - il problema è che oggi questa posizione non ha i numeri in parlamento, è minoritaria nel Pd e non ha nemmeno la virtù di saper attrarre altri consensi, per esempio del Ncd, che resta contrario. Rischia di essere una mera testimonianza». E quindi? «Fermo restando che su questa materia c’è libertà di coscienza, io cercherò di assecondare tutti i tentativi di chiarimento sulla stepchild adoption, dopodiché voterò la legge perché è necessaria». Tonini dice no allo stralcio dell’articolo 5 (come chiede un documento di 37 deputati Pd): «Questa materia è già oggetto di sentenze dei tribunali, stralciare significa che il parlamento non è in grado di legiferare. Un brutto segnale». E sulla richiesta avanzata tra gli altri dall’ex segretario Pd Bersani, di paletti più stretti per contrastare la pratica dell’utero in affitto, è netto: «Mettiamo pure in legge un passaggio che ribadisca il divieto, ma ricordiamoci che la stragrande maggioranza delle coppie che ricorre all’utero in affitto sono eterosessuali. Sgradevole metterlo a carico dei gay»