Sette Regioni nell’area dell’eccellenza, con la Provincia autonoma di Trento di una spanna sopra a tutte in Italia. Altre sei nell’area di mezzo, con Friuli e Lombardia più avanti. Poi le ultime otto, con la Campania in fondo al ranking, tutte al Sud più il Lazio che sfiora di poco l’area di metà classifica. Questa volta le valutazioni le hanno fatte i professionisti sanitari, i cittadini, il management aziendale, ma anche le industrie del medicale e le istituzioni.R. Turno, "Il Sole 24 ore", 14 gennaio 2016LEGGI il rapporto «Crea Sanità» completo
Come dire: chi vive più da vicino e ha il polso vero, diretto e quotidiano dell’andamento delle "cose sanitarie". Ma il risultato non cambia: al risiko regionale della sanità pubblica, il Nord vince e il Sud Italia continua ad arrancare parecchio. Nonostante qualche punta di qualità non manchi e a dispetto dei progressi che innegabilmente sono arrivati, anche se di sicuro non a macchia d’olio e comunque in maniera ancora insufficiente, nelle Regioni commissariate o sottoposte a piano di rientro dal deficit, sia finanziario che di qualità e di prestazioni.
Arriva dal «Crea Sanità» dell’Università Tor Vergata di Romauno specialissimo rapporto, ormai giunto alla terza edizione, che propone la sua «Misura di performance dei Servizi sanitari regionali». I risultati del progetto, presentati ieri a Roma dal professor Federico Spandonaro e da Daniela d’Angela, hanno riassunto una speciale graduatoria elaborata secondo criteri scientifici dagli studiosi ed esperti del Crea in base alle valutazioni degli stakeholder che hanno partecipato alla valutazione complessiva sulla qualità ed efficienza di risposta dei sistemi sanitari regionali.
«Il ranking emerso dall’esercizio di valutazione delle performance - spiega Spandonaro -ci restituisce una sanità pubblica tripartita: sette Regioni complessivamente eccellenti e un altro gruppo, concentrato al Sud, che versa in condizioni critiche. In mezzo un terzo gruppo piuttosto ampio di Regioni con performance intermedie». Con un gap, tra i tanti, di fondo: «La scarsa attenzione alla prevenzione».
Intanto, dalle valutazioni degli esperti consultati, emerge un calo non casuale dell’attenzione verso gli aspetti economico-finanziari, e anche del sociale, verso quelli legati all’appropriatezza delle cure e agli esiti delle performance. Con ogni probabilità anche in seguito all’attenzione che cresce verso il «Piano esiti» condotto in questi anni dall’Agenas. «L’aspetto delle performance è ormai determinante», ha osservato il dg di Agenas, Francesco Bevere. Per la categoria "utenti" e per quella "istituzioni" del panel, in ogni caso, viene privilegiato nelle valutazioni l’aspetto del "sociale", per i professionisti sanitari , per il management aziendale e per l’industria medicale contano invece di più gli "esiti". A dare meno peso agli aspetti economico-finanziari sono le "istituzioni" e il management aziendale, a darne di più gli utenti e i professionisti sanitari.
Quanto al ranking, Trento risulta in testa in a tutte le categorie degli stakeholder, tranne che per gli utenti che fanno prevalere la Liguria. Discorso analogo vale per i giudizi sulla Campania: tutti la danno ultima in classifica fuorché il management aziendale secondo cui la «maglia nera» tocca alla Puglia.
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