Il congresso del Pd trentino si farà a maggio. Lo ha deliberato ieri sera all’unanimità l’assemblea provinciale, che ha così accolto la proposta del coordinamento a cui ora spetterà decidere la data. Nel frattempo il segretario Sergio Barbacovi è stato incaricato di fissare un incontro con i vertici nazionali del partito per capire quali siano le regole congressuali considerate inderogabili.
C. Bert, "Trentino", 13 gennaio 2016
Dopo l’orientamento manifestato dal vicesegretario Lorenzo Guerini lo scorso ottobre a Trento - tornare ai segretari regionali (nel caso trentino provinciale) eletti dagli iscritti e non dagli elettori - a livello nazionale il dibattito sulle regole si è interrotto e quindi il Pd trentino vuole capire cosa può modificare senza correre il rischio di eventuali ricorsi post-congresso. La sensibilità più diffusa oggi nel Pd trentino ritiene che debbano restare le primarie aperte anche agli elettori, anche se nel partito c’è chi - come il capogruppo Alessio Manica e il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti - preferirebbe un vertice scelto dagli iscritti.
Ma il rischio che il Pd trentino oggi non può correre è un congresso che replichi la situazione del 2014, quando nessuno dei tre candidati alla segreteria (Giulia Robol, Elisa Filippi e Vanni Scalfi) ottenne la maggioranza assoluta, con il risultato di un appoggio di Scalfi ad una segreteria Robol che però è stata di breve durata. «Occorre avere una maggioranza certa in grado di governare il partito», spiega Barbacovi, «su questo ci confronteremo con il partito nazionale». La commissione provinciale incaricata di lavorare alla riforma dello statuto, ha proposto un premio di maggioranza al vincitore o un sistema che porti alle primarie due soli candidati (preselezionati dagli iscritti). «Ma il Pd non può vivere di sole regole», avverte il segretario, che all’assemblea ha proposto di avviare una fase programmatica strutturata su tre pilastri: lavoro ed economia, sociale e riforma istituzionale. «Dobbiamo tornare a parlare con i diversi mondi, dalla scuola alle categorie economiche, e far parlare di noi per i progetti e per le idee che lanciamo e non per le nostre divisioni interne», è l’appello di Barbacovi. Vedremo se sarà ascoltato.
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