Per la prima volta la stesura del nuovo Statuto di autonomia avverrà attraverso una discussione pubblica, trasparente, aperta alle proposte dei cittadini e delle opposizioni politiche. Una scommessa, dall’esito tutto da costruire. «Sarà la prova di maturità della nostra comunità», sintetizza il senatore Francesco Palermo, che lancia un appello alla partecipazione dei cittadini.F. Gonzato, "Trentino", 7 gennaio 2016
La riforma dello Statuto potrà essere minimale, contenendo solo necessarie modifiche più o meno tecniche all’attuale Statuto, o potrà incidere sul carattere dell’autonomia speciale e della convivenza. Migliorandola o facendola arretrare. Il 16 gennaio si terrà in consiglio provinciale l’evento inaugurale della Convenzione sull’autonomia. In base ai passaggi previsti dalla legge provinciale, fino a marzo la discussione sarà sul territorio, con nove assemblee pubbliche e la raccolta di materiale dei cittadini attraverso la piattaforma internet, che verrà aperta il 16 gennaio.
In primavera poi l’avvio dei lavori sul testo nella sede del consiglio provinciale (con coordinamento scientifico dell’Eurac) con la Convenzione dei 33, in cui siederanno rappresentanti di Comuni, partner sociali e gruppi consiliari, esperti di diritto e persone scelte da un forum di cittadine e cittadini («Forum dei 100»). Il testo (o i testi) che usciranno dalla Convenzione saranno la base del lavoro del consiglio provinciale, che dovrà concordare con Trento una versione unica regionale, da trasmettere al Parlamento. La formula aperta è condivisa da Palermo, che nella veste di professore di diritto costituzionale nella scorsa legislatura provinciale aveva elaborato un disegno di legge simile, prevedendo però una convenzione regionale. La Svp pose il veto. Ora si parte, sia pure in chiave provinciale. Ne abbiamo parlato con Palermo.
La settimana prossima si entra nel vivo con le assemblee pubbliche. «La Convenzione è tremendamente importante. E questa fase allargata è decisiva. Secondo me, la scommessa la vinciamo o la perdiamo soprattutto qui. Le assemblee e la piattaforma internet serviranno per portare i temi vicino ai cittadini e per raccoglierne le idee. Sarà importante capire la risposta, se si metteranno in gioco tante persone, sia per le assemblee che per entrare nel Forum dei 100. Vedremo se siamo troppo viziati e preferiamo lamentarci seduti sul divano di casa o al bar, o se siamo pronti a rimboccarci le maniche. Sarà un test per i cittadini, perché i politici parteciperanno di diritto. E i cittadini avranno diritto di parola lungo tutto il percorso, perché il Forum dei 100 esprimerà 8 rappresentanti all’interno della Convenzione dei 33».
Nella Convenzione si costituirà uno schieramento di maggioranza e il testo definitivo andrà votato in consiglio provinciale. La Svp avrà l’ultima parola. Non rischia di essere una operazione di facciata? «Sarebbe stato opportuno lasciare più spazio alle opposizioni e resto convinto che il profilo regionale sarebbe stato migliore, ma la discussione sarà trasparente come mai prima d’ora e nella Convenzione dei 33 entreranno degli esperti: mi auguro che verranno scelti profili indipendenti e non di stretta osservanza politica. La presenza di una maggioranza garantisce un raccordo con coloro che decidono. Va bene così, altrimenti il lavoro sarebbe autoreferenziale».
Anche il Trentino farà partire la propria Convenzione. Il percorso parallelo rende tutto più complicato? «Meglio una Convenzione provinciale, che nessuna Convenzione. Non credo che con Trento sarà difficile trovare l’accordo su un testo. Immagino che lo scoglio più rilevante sarà il ruolo della Regione».
È una occasione? «È l’occasione con la “o” maiuscola. Nella peggiore dell’ipotesi, Roma potrà bocciare il testo, ma non potrà più stravolgerlo, perché così prevede la riforma costituzionale. La Convenzione servirà per mettere sul tavolo una serie di temi che altrimenti verrebbero discussi in modo separato, esacerbando gli animi. Diciamo che la discussione allargata consente delle compensazioni: si tira da una parte, si cede dall’altra...».
Il presidente Kompatscher esorta a non riporre troppe aspettative su questa operazione. «Secondo me ce ne sono troppo poche, invece. Risolta la trattativa finanziaria con Roma, ci si può sbizzarrire».
Sui temi etnici l’Alto Adige potrebbe fare un passo avanti, oppure assecondare le tendenze più conservatrici o filo-separatiste. «Questa è una delle scommesse. Mi auguro che la Convenzione non venga monopolizzata da certe frange. Male che vada, ci si terrà lo Statuto attuale».
La Svp potrebbe essere «costretta» ad adeguarsi a certe istanze. Si sono detti d’accordo per discutere nella Convenzione della costituzione della «nazionale» sudtirolese. «È l’occasione per gettare la maschera. Avere paura, non è la soluzione. E spero di non avere sopravvalutato l’Alto Adige».
Cosa scriverebbe nel «suo» Statuto? «Nessuna rivoluzione, ma l’identificazione dei meccanismi che vanno migliorati, soprattutto nella governance dell’autonomia: rapporto tra Provincia e Comuni, Euregio e Regione».
E sulla convivenza? «Non c’è molto da fare. Mi auguro solo alcuni aggiustamenti. Sia sulla scuola, che sulla proporzionale, possono esser garantite alcune sperimentazioni anche senza modifiche dello Statuto o al massimo con qualche “comma” di specificazione. Tutto, per favore, ma non trasformare la discussione nel coacervo dei mal di pancia etnici. La convenzione deve migliorare l’autonomia, non farci tornare all’Ottocento. Speriamo...».
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