Lo Statuto di autonomia è unico. Ma Bolzano ha deciso di lavorare in solitudine sulla revisione, rinviando a un secondo momento il confronto con Trento per mettere a punto il testo definitivo, da votare in consiglio regionale e inviare al Parlamento per la successiva approvazione definitiva. «Un errore», è la diagnosi di Bruno Dorigatti, da due legislature presidente del consiglio provinciale di Trento, membro del Partito Democratico, «con l’autonomia sotto tiro, dovremmo dimostrarci più uniti»."Trentino", 9 gennaio 2016
Sabato 16 gennaio il consiglio provinciale di Bolzano ospiterà l’evento inaugurale della Convenzione per l’Alto Adige, il percorso partecipato che produrrà una bozza di nuovo Statuto, da consegnare al consiglio provinciale. Anche il consiglio provinciale di Trento ha scelto una procedura partecipata. A fine gennaio verrà discusso il disegno di legge che istituisce la Consulta con venticinque componenti (rispetto ai trentatrè della Convenzione altoatesina), di cui nove saranno consiglieri provinciali e gli altri espressione dei vari mondi della società (Comuni, parti sociali, terzo settore, università). Così Dorigatti.
Chi sceglierà i componenti della società civile? «Scriveremo alle diverse associazioni chiedendo di indicare il loro rappresentante. Non devono essere per forza sindacalisti, imprenditori o espressione del terzo settore. Decideranno le associazioni».
La Convenzione di Bolzano sarà preceduta dalla assemblee pubbliche. A voi questa parte mancherà. «Bolzano ha fatto una scelta più articolata, per non dire macchinosa. Anche il nostro percorso sarà partecipato, sia per la presenza di “esterni” nella Consulta, che per la massima trasparenza degli atti. Organizzeremo anche eventi pubblici. Sicuramente avremmo preferito un percorso unico con Bolzano».
La Svp ha messo il veto. «Ne prendiamo atto». Avete provato a insistere? «C’è stata una accelerazione, hanno deciso così. Peccato. Dovremmo essere più compatti e sicuramente avremo trovato il modo per lavorare insieme, tenendo conto delle specificità locali. In ogni caso dovremo arrivare a un testo unico».
Lei ha fatto appello alle intelligenze trentine defilate, intellettuali ed ex politici, perché portino le loro idee. «Abbiamo molto bisogno di idee. Agli amici bolzanini dico che si fa torto alla nostra intelligenza pensare che sia sufficiente l’ancoraggio internazionale per salvare la specialità. Dobbiamo diventare un modello avanzato di autogoverno, non basta l’autodifesa».
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