«Noi stiamo veramente scherzando con il fuoco: se salta questa coalizione in Trentino, cosa viene avanti? Qualcosa di più avanzato? Direi di no. Rovereto insegna, Pergine insegna. Quando ci si divide l'acqua trova altre strade, spesso anche con l'umiliazione di nostri temi e valori assunti da altri, perché le civiche, per molti versi, sono nostri elettori mancati, nostri militanti mancati, la nostra cattiva coscienza. Guai. È un attimo che questo accada al Comune di Trento e in Provincia».
L. Patruno, "L'Adige", 7 dicembre 2015
Giorgio Tonini, senatore eletto nel collegio della Valsugana e membro della segreteria nazionale del Partito democratico, richiama gli esponenti del Pd trentino, soprattutto chi ha ruoli nelle istituzioni, ma anche gli altri partiti della coalizione - in particolare Upt e Patt - sui rischi che il centrosinistra autonomista sta correndo in questa stagione di congressi per tutti.
Senatore Tonini, quando ci sarà il congresso del Pd trentino? E come valuta le prime uscite, con il vicepresidente Olivi pronto a dimettersi dalla giunta per fare il segretario, mentre la «corrente» di Donata Borgonovo Re e Civico si organizza?
A gennaio si definiranno le regole. Penso non prima della primavera, aprile o maggio. Riguardo a Olivi, il regolamento prevede giustamente che un assessore non possa fare il segretario, visto che ha un dovere di lealtà verso il presidente della Provincia, quindi sarebbe complicato da gestire il doppio ruolo. Comunque, di strada bisogna farne ancora parecchia e mi sembra tutto molto prematuro. L'importante sarebbe invece cominciare a respirare un clima diverso in Provincia e in Comune.
Ecco, sia in Comune a Trento che in Provincia il Pd sta contribuendo a dare l'idea di maggioranze litigiose e deboli, con rivendicazioni spesso incomprensibili e destabilizzanti. Cosa sta succedendo?
In questi giorni incontrando la gente in città a Trento era evidente che mentre rispetto a quanto sta succedendo a Roma c'è una discussione di merito delle persone sulle scelte del governo, insomma sui contenuti, riguardo a quanto sta accadendo a Trento e in Provincia ci dicono solo: «Basta begar!». Vedono solo una rissa tutta intestina nel Pd. Sabato in città era brutto il clima, più brutto che a Pergine, Lavis o Revò. A Trento c'è una doppia indignazione.
Cosa si augura che cambi?
Innanzitutto, si deve riaffermare il principio che se si sta in un organismo istituzionale si vota tutti insieme. Purtroppo non avviene in Parlamento e a cascata sta accadendo negli altri livelli. Ma se non c'è una disciplina e una maggioranza che tiene, allora possiamo farne anche uno al mese di congressi per scegliere la linea, ma saremo sempre punto e a capo. Quelli che non vincono si sentono autorizzati a comportarsi in maniera corsara.
Sta tirando le orecchie a Borgonovo Re e Plotegher che hanno votato in maniera difforme in commissione sulla legge di stabilità?
Io non ho condiviso il cambio di assessore, come è stato fatto. Mi immagino se l'avesse fatto Dellai, sostituendo Rossi alla sanità con un altro. Certo il Patt non avrebbe reagito come il Pd. Ma questo non legittima nessuno a dire: allora io voto in commissione contro la giunta, perché indebolisce la posizione politica di chi sostiene un'idea diversa, che deve farsi strada, invece, discutendo nel partito. Dobbiamo stabilire un rapporto di verità con il Trentino. Basta questa paura che si è vista con i punti nascita e la scuola. Dà proprio l'idea che non c'è coraggio.
Che segretario ci vorrebbe per il Pd trentino?
Il problema è il contesto non la persona.
Anche lei vede venire avanti la riproposizione di uno schema: «governativi» e «anti-governativi»?
È una sciocchezza e sarebbe sbagliato tornare indietro al congresso di 8 anni fa, alla logica Kessler-Pacher. Ridicolo. Stiamo ai temi. Noi dobbiamo rilanciare la coalizione di centrosinistra autonomista che è il nostro progetto.
Come si rilancia la coalizione?
Il Pd, come dicevo l'altra sera all'incontro con Dellai è un bene comune, uno spazio aperto nel campo democratico, nessuno è nostro nemico in particolare nella coalizione. Non dobbiamo essere gelosi di Daldoss o Rossi, noi siamo il Pd, il primo partito d'Europa e ci mettiamo paura di Daldoss? Lo stesso vale per l'Upt. Con Dellai abbiamo visto che le cose su cui siamo d'accordo sono molte di più di quelle su cui discutiamo: lui parlava di rete di partiti, io di partito a rete. L'importante è tenere aperta la strada del «centro sinistra autonomista», battendo sia chi vuole tornare a una sinistra autosufficiente, che mai ci sarà, e dall'altra chi vagheggia grandi centri, centrini o centroni. Tutte e tre le parole sono altrettanto essenziali e i tre partiti - Pd, Patt, Upt - devono farle proprie tutte e tre.