L'impegno a creare una nuova realtà produttiva di componentistica per il termosanitario. Una nuova fabbrica da fondare con la prevalente partecipazione di un partner trentino, che vada da subito a far parte della filiera produttiva Ariston. Questo quanto ottenuto dalla delegazione trentina guidata dal vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi in trasferta l'altro giorno a Milano in un incontro con i vertici del colosso italiano del termosanitario.
M. Pfaender, "L'Adige", 6 dicembre 2015
Quello di riconvertire l'attuale stabilimento di via Manzoni a sede di un'altra impresa cui garantire un certo monte annuale di commesse è per Ariston, come detto, solo un impegno.
Del resto l'alternativa è peggiore. La chiusura definitiva dell'area produttiva, lo stabilimento attivo da quasi 50 anni e dove negli anni '80 lavoravano oltre 450 tute blu e dove oggi i 45 lavoratori rimasti rischiano di ritrovarsi, dopo un ultimo anno di cassa integrazione, senza più niente in mano.
L'annuncio del trasferimento della linea produttiva di scaldabagni a gas è l'ultimo atto di un declino del polo roveretano avviato da oltre dieci anni. Un epilogo praticamente già scritto dopo il flop nel giugno scorso del progetto di una new-co in partnership tra la Ariston e la Gm Saldature, quando per i 45 operai era già stata avviata una procedura di mobilità, poi rientrata per intercessione della Provincia, che tramite Trentino Sviluppo è proprietaria dell'immobile dove ha sede la linea produttiva. Una proprietà passata negli anni anche attraverso migliorie apportate alla struttura funzionali alle lavorazioni. Un esborso finanziario che Piazza Dante è intenzionata a far pesare se si dovesse arrivare alla chiusura.
Ma la speranza è appunto un'altra: avviare una fase di transizione dall'attuale produzione di scaldabagni a gas alle nuove lavorazioni di componentistica. Un progetto che Olivi ieri ha presentato all'azienda forte di un dato di base: la professionalità dei 45 operai Ariston di Rovereto è «eccellente». Un patrimonio di know how che la stessa azienda ha riconosciuto e che vorrebbe in qualche modo mantenere.
«Bisogna essere realisti - mette in chiaro Olivi -. L'azienda, che sta attraversando in questi anni una revisione importante, passando da una dimensione nazionale ad una sempre più internazionale, ha preso la decisione di andare via da Rovereto. Noi siamo contrari, anche perché si tratta di una scelta che a livello di gestione aziendale non ha senso. Perché al di là delle previsioni di crollo del settore degli scaldabagni a gas che ripropongono da anni, i numeri dimostrano che le commesse a Rovereto non sono mai diminuite, anzi: per far fronte agli ordinativi lo stabilimento ha dovuto dotarsi di una decina di contratti a tempo. E se è vero che sul lungo periodo gli scaldabagni a gas sono destinati ad "estinguersi", lasciare ora lo stabilimento di via Manzoni è antieconomico. Soprattutto, abbiamo richiamato Ariston al rispetto di un territorio al quale hanno dato sì tanto, ma dal quale hanno anche ricevuto molto. Le trattative con i tecnici di Trentino Sviluppo per l'individuazione di una ditta trentina con cui avviare una nuova società sono in corso già da oggi (ieri, ndr )».