TRENTO La delibera di giunta che dà mandato all’Azienda sanitaria di procedere con le nuove assunzioni per far fronte all’emergenza causata dalle nuove regole dei riposi dei medici, è di venerdì 27 novembre. Tre giorni dopo, lunedì 30, l’Azienda ha pubblicato quattro bandi di concorso che riguardano i quattro ospedali di valle - Arco, Cles, Cavalese e Tione - quelli a cui la giunta aveva dato priorità.
"Trentino", 3 dicembre 2015
Tempi record, dunque, e bandi ad hoc per singolo ospedale, come annunciato dall’assessore Luca Zeni, con l’intento di riuscire in questo modo a superare il problema con cui l’Azienda da anni si scontra: la difficoltà di trovare medici disponibili a lavorare in periferia, dove la casistica è più bassa e minori sono le possibilità di crescita professionale. Questa volta chi fa domanda non potrà esprimere preferenze di sede ma saprà già dove sarà assunto. I concorsi - per posti a tempo indeterminato - riguardano le seguenti discipline: pediatria o neonatologia, ginecologia e ostetricia, anestesia e rianimazione.
Tempi strettissimi, i bandi scadono il 30 dicembre. Il concorso - viene specificato - è subordinato al raggiungimento del numero minimo di candidati corrispondente all’intero fabbisogno previsto per il punto nascita, ma si potrà derogare per il supporto ad altre esigenze dell’area urgenza-emergenza. La pubblicazione dei bandi serve a Zeni per ribadire, come ha fatto ieri in consiglio provinciale e con i sindaci, che «non c’è la volontà politica di approfittare della situazione per chiudere i punti nascita di valle».
La trattativa sull’orario di lavoro è ancora aperta a livello nazionale, intanto però anche il Trentino ha dovuto adeguarsi. «In questo quadro – ha detto Zeni - siamo riusciti a garantire le funzioni degli ospedali, ma si è dovuti intervenire per l’indisponibilità fisica di alcune figure professionali, in particolare gli anestesisti, sui pronto soccorso di notte e i punti nascita di periferia (chiusi in orario notturno e nel weekend, ndr)». Su questi ultimi, ha ammesso, «la soluzione non è ottimale, ma era l’unica alternativa per non chiuderli. Se avessimo chiuso avremmo chiuso anche la possibilità di avere una deroga dal ministero (per i centri con meno di 500 parti all’anno, ndr)».
Deroga che la Provincia chiederà, hanno ripetuto anche ieri Rossi e Zeni: «Il nostro modello - ha detto ai sindaci il governatore - da molto tempo garantisce, pur con numeri bassi, esiti di qualità unanimemente riconosciuti». «Grazie a Dio la ministra (Lorenzin, ndr) ha affrontato una maternità e abbiamo intrapreso il percorso con il sottosegretario De Filippo. Ora è arrivato il decreto, noi chiederemo che si guardi alla nostra organizzazione che prevede l’elisoccorso e la capillarità del servizio ostetrico».