Primarie 2009 - A Trento i giochi sono ancora aperti

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(da www.ladige.it, 26 ottobre 2009) TRENTO - Le primarie piacciono e continuano ad avere un forte appeal sugli elettori del Partito democratico in Trentino, come nel resto del Paese, e questo nonostante il clima non favorevole soprattutto a livello nazionale, dove il partito ha perso una valanga di consensi e fatica a organizzare un'opposizione al governo di centrodestra. E così, a dispetto delle disillusioni, le divisioni interne con permanenti minacce di scissioni e la fatica nel fare camminare il progetto, il popolo dei democratici se è chiamato a dire la sua lo fa e partecipa, sempre, anche per dare un segnale a Berlusconi. Proprio questa è stata senz'altro una delle principali spinte a recarsi ai seggi per scegliere il segretario nazionale e quello provinciale del Pd. Anche se poi, come è successo in Trentino, le primarie non riescono a dare un'indicazione netta e il segretario tra Michele Nicoletti e Giorgio Tonini sarà scelto dall'assemblea.

ELETTI NELL'ASSEMBLEA NAZIONALE

Giovanni Kessler, Laura Froner, Alessandro Olivi e Liliana Cerqueni (BERSANI)

Alberto Pacher, Luca Zeni e Giulia Robol (FRANCESCHINI)

Gianantonio Pfleger (MARINO)

SEGGI NELL'ASSEMBLEA PROVINCIALE

Michele Nicoletti 21 seggi + uno per le minoranze linguistiche

Giorgio Tonini 19 seggi

Roberto Pinter 15 seggi

Renato Veronesi 8 seggi

Affluenza da record
Si attendeva una flessione dell'affluenza rispetto al successo delle primarie che nell'ottobre 2007, sull'onda dell'entusiasmo della costituzione di un grande partito che univa Ds e Margherita, scelsero il segretario nazionale Walter Veltroni o anche quelle del giugno dell'anno scorso (12.882 voti), quando fu eletto Alberto Pacher segretario provinciale del Pd nato in Trentino con un anno di ritardo appena prima delle elezioni provinciali. Invece, in Trentino si è ritornati alle cifre del 2007 (23.045), visto che si sono raggiunti i 20.636 voti. Due anni fa, va ricordato, ad invitare ad andare a votare per il segretario nazionale del Pd oltre ai Ds fu l'intera Margherita, con il governatore Lorenzo Dellai in testa, che poi ha scelto un'altra strada. Ritornare a quei numeri dunque, in Trentino, dove al Pd manca un pezzo di elettorato naturale rispetto alle altre regioni per la presenza dell'Upt, era tutt'altro che scontato.
Nicoletti primo, ma di poco
Nella partita a quattro per la guida del Pd del Trentino, che vedeva fronteggiarsi Roberto Pinter, Michele Nicoletti, Giorgio Tonini e Renato Veronesi, è stato il professore di filosofia a conquistare il maggior numero di preferenze, anche se si deve parlare in base a dati parziali perché a notte fonda lo spoglio non era ancora terminato. Nicoletti era dato come favorito alla vigilia perché partiva forte grazie al fatto di essere riuscito a mettere insieme una squadra molto numerosa di candidati all'assemblea provinciale, nelle liste a lui collegate, ben distribuita rispetto alla suddivisione nei quattro collegi di Trento, Rovereto, Pergine e Lavis. Inoltre, aveva al suo fianco il segretario uscente Maurizio Agostini e qualche nome di spicco come quello dell'ex difensore civico Donata Borgonovo Re. Nicoletti però non solo non è riuscito a superare la difficile soglia del 50% dei consensi, necessaria per essere proclamato segretario, ma si è fermato al 33,10%, molto sotto le aspettative dei suoi supporter. E non è riuscito neppure a staccare di molto gli avversari, tallonato dal senatore Giorgio Tonini e Roberto Pinter, in coda Renato Veronesi. Prima del voto, consapevole della difficoltà, a fronte della presenza di 4 candidati, di ottenere la maggioranza assoluta, Nicoletti aveva lanciato la proposta di considerare vincitore il primo anche se non avesse raggiunto la maggioranza assoluta. Gli altri tre hanno però risposto picche.
L'ultima parola all'assemblea
Il regolamento delle primarie prevede che se nessuno ottiene la maggioranza assoluta spetti all'assemblea provinciale del partito, eletta con queste stesse primarie, scegliere il segretario. Questo vuol dire che potrebbe anche non essere il primo arrivato perché sul secondo potrebbero convergere i voti degli altri.