Pacher lascia il Comune sarà il capolista del Pd

TRENTO. Ale Pacher lascia anzitempo la poltrona di sindaco di Trento e si candida come capolista del Pd per le provinciali di ottobre. Una scelta rimasta a lungo in bilico e comunicata in serata con voce incrinata dalla commozione alla sua giunta riunita informalmente: «Scendo in campo per far vincere Dellai». Il sì del sindaco alla candidatura costringerà il capoluogo ad elezioni anticipate nella prossima primavera ma toglie le castagne dal fuoco al Pd e allo stesso Dellai. Su Andreolli si decide oggi.
G. Tessari, "Trentino", 2 settembre 2008

Al 99 per cento sarà lui, in caso di vittoria di Dellai e del centrosinistra, il vicepresidente della giunta provinciale. Ed in piazza Dante si riformerà così la coppia che aveva governato la città negli anni Novanta. Per Pacher dimissioni obbligate entro l'11 di questo mese con l'amministrazione del Comune capoluogo che sarà affidata in automatico al vicesindaco Alessandro Andreatta. Nuove elezioni in primavera, secondo alcuni in abbinata con le Europee.

Ma le critiche alla decisione del sindaco di ripetere lo stesso passo che fece Dellai, che pure si dimise in anticipo sulla fine del mandato in Comune, non mancano. Dalla coalizione e dal centrodestra. Osserva Marco Boato, leader dei Verdi: «Sono deluso Pacher ci ha mentito, io gli avevo creduto. Tra il resto non è serio abbandonare un mandato per cui ci si è proposti. E vi è un secondo motivo: si dà l'impressione di una grande insicurezza rispetto agli esiti del voto di ottobre».

Dura anche la Lega Nord, con il segretario Walter Fugatti: «Per i voleri ed i timori di Dellai si manderà al voto di nuovo sia Pergine che Trento con notevole spreco di denaro pubblico. La paura nel centrosinistra è tanta, altro che sondaggi che li danno in vantaggio».

Sino a ieri Pacher aveva cercato di ritagliarsi un ruolo di regista di lusso, da allenatore non giocante in panchina, ma in cuore suo sapeva benissimo che le pressioni in zona Cesarini sarebbe state tali e tante da farlo scendere in campo. In primis quello di Dellai che, in pochi giorni, ha portato al suo mulino l'Udc, con tutta probabilità Carlo Andreotti ed ora un sindaco Pacher da giocarsi come jolly finale. 

Anche in questo caso, come in ogni elezione politica che si rispetti, i big hanno sciolto la riserva all'ultimo minuto. Oggi alla 13 si riunisce infatti la commissione elettorale del Pd, organismo che dovrà dare il viatico definitivo ad una lista che avrà un capolista molto forte, riconoscibile: «Il mio apporto sarà infatti in quest'ottica», osserva Pacher, ponendo fine ad un tormentone durato un anno o giù di lì.

Su di lui il pressing è arrivato da molte parti. Dal Pd che era alle prese con una lista senza una guida sicura e riconoscibile. Si era lavorato su ipotesi diverse: una donna capolista, ma chi? Non aveva trovato una soluzione percorribile nemmeno la soluzione di un gruppo di giovani che avrebbe dovuto spalmarsi sulla testa di lista.

Ora il capolista c'è ed è il più popolare che il Pd potesse permettersi di schierare. Tra l'altro questa scelta offre una caratterizzazione ancora più marcata ai due partiti del centrosinistra: con un Unione per il Trentino fortemente caratterizzata sulle valli e un Pd molto più cittadino, con il sindaco del capoluogo a guidarne le fila.

La partita di Remo Andreolli si intreccia solo marginalmente con quella di Ale Pacher. E' ben vero che i Ds ora hanno una figura molto forte in lista, addirittura il capolista, ma l'ex segretario del partito rimane comunque in stand by sino ad oggi alle 13, come detto orario di riunione dell'assemblea del partito. Un centrosinistra che difficilmente potrà fare a meno dell'esperienza, e dei voti, dell'attuale assessore alla sanità.

I suoi sostenitori, capitanati da Laura Froner, avevano convocato per ieri sera una riunione a cui sarebbe dovuto partecipare anche il segretario Alberto Pacher, però alle prese con la sua vicenda. Lo stato maggiore ex Ds contesta il criterio adottato dalla commissione elettorale che ha portato alla bocciatura di Andreolli e considera l'esclusione un modo per mettere all'angolo la componente ex diessina. Ora le cose sono un po' diverse ma la questione c'è tutta.