A partire da metà novembre, ed entro la fine del 2015, 120 richiedenti protezione internazionale saranno ospitati in una ventina di strutture parrocchiali o diocesane, in tutto il Trentino. L’accoglienza, sollecitata anche da Papa Francesco a inizio settembre, avviene in stretta sinergia tra Caritas Diocesana e Fondazione Comunità Solidale da un lato; Provincia autonoma di Trento con Cinformi dall’altro. Così stabilisce il Protocollo d’intesa sottoscritto oggi (16 novembre 2015) dall’Arcivescovo Luigi Bressan e dall’assessore provinciale alla salute e pPolitiche sociali Luca Zeni.Ufficio Stampa Provincia, 16 novembre 2015
Il protocollo (la firma è avvenuta a Trento, nella sede dell’Ufficio diocesano comunicazioni sociali) fissa i termini dell’“operazione accoglienza” della Chiesa trentina all’interno però dell’intero progetto di ospitalità dei migranti forzati gestito dall’Ente pubblico con la collaborazione del privato sociale.
Alla firma e alla conferenza stampa di presentazione dell’intesa erano presenti, oltre a Bressan e Zeni, Roberto Calzà, direttore della Caritas diocesana, Cristian Gatti, direttore della Fondazione Comunità Solidale, Antonio Pacher, direttore amministrativo di Arcidiocesi e presidente di Fondazione Comunità Solidale, Silvio Fedrigotti, dirigente del Dipartimento salute e solidarietà sociale della Provincia autonoma di Trento e Pierluigi La Spada, coordinatore responsabile del Cinformi.
Poco più di due mesi fa l'appello del Papa alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e ad accogliere una famiglia di profughi.Nella Chiesa di Trento un’indagine sulla disponibilità di strutture a tal fine era già in atto. Nel maggio scorso, inoltre, l’Arcidiocesi cedeva alla Provincia in comodato gratuito una palazzina di nove piani (di 330 mq l’uno) a Trento in località Centochiavi, destinata anche in questo caso all’accoglienza dei richiedenti asilo.Con il coordinamento di Caritas diocesana e Fondazione Comunità Solidale e in stretto contatto con la Provincia autonoma di Trento (in particolare l’Unità operativa Cinformi del Dipartimento Salute e Solidarietà sociale) si sono vagliate le abitazioni disponibili – in buona parte canoniche ormai non più utilizzate – e la loro idoneità. Quindi si è avviata un’intensa opera di confronto e di sensibilizzazione all’interno delle comunità, affinché il percorso di accoglienza fosse il più possibile condiviso. A seguire, si è proceduto ai necessari lavori per rendere agibili gli appartamenti.Strutture e gestioneLe prime realtà pronte ad ospitare già da questa settimana (metà novembre 2015) una prima trentina di profughi sono (tra parentesi numero degli ospiti): Arco (10 posti in 2 appartamenti); Castellano (5), Noarna (4), Vigalzano di Pergine (5), Mollaro (5).Entro fine anno, terminate alcune opere di sistemazione, saranno destinati all’accoglienza ulteriori appartamenti in Val di Non, Vallagarina, Valsugana e nella zona dell’Alto Garda e Ledro.Le spese di ristrutturazione e di adeguamento, attorno ai duecentomila euro, sono tutte sostenute dell’Arcidiocesi, che non chiederà alcun canone d’affitto alla Provincia, la quale si farà carico di 5 operatori e 1 coordinatore gestiti da Caritas e Fondazione e degli altri impegni relativi all’accoglienza dei profughi (l’onere finanziario dell’accoglienza è sostenuto dallo Stato).Gli interventi“Credo davvero, come indicava Papa Francesco nella prospettiva dell’Anno Santo, che per le realtà coinvolte direttamente sia una straordinaria opportunità per mettersi alla prova della solidarietà. Sono orgoglioso di come la comunità cristiana trentina abbia risposto all’appello, rivelando ancora una volta la profonda radice evangelica che la anima”, commenta l’arcivescovo Luigi Bressan.Dall’assessore alla salute e politiche sociali Luca Zeni, a nome della Provincia autonoma di Trento, arriva un convinto “grazie” all'arcivescovo Bressan “e con lui – premette Zeni – a tutti i Consigli pastorali e le comunità coinvolte, per la disponibilità e le capacità organizzative messe in campo, con apertura e serietà, rinunciando a facili, quanto sterili, resistenze ideologiche. Il loro contributo è un tassello molto importante nella definizione del modello trentino di accoglienza. Un sistema che, lo ricordo, prevede – conclude l’assessore – un'equa distribuzione sul territorio dei richiedenti protezione internazionale, evitando di concentrarli numericamente solo in alcune località”.Colpito dalla pronta risposta delle comunità parrocchiali anche il direttore della Caritas Roberto Calzà: “L’idea che siamo gente solidale e generosa – riconosce – si rafforza ogni volta che il Trentino si muove per qualcuno in difficoltà. Oggi possiamo, qui sulla porta di casa, rinsaldare questa identità accogliendo persone fino a ieri sconosciute, migranti come lo siamo stati noi in passato. Sarà – conclude Calzà – una crescita come società e comunità, come persone e come Chiesa”.“Gli incontri di questi mesi su tutti i territori coinvolti nel progetto di accoglienza prevista nelle canoniche sono stati ricchi di storie, di volti, di speranza ma anche di perplessità e di dubbi”, ammette Cristian Gatti, direttore della Fondazione Comunità Solidale. “Per questo – auspica Gatti – mi piace pensare che accogliere possa significare anche superare le nostre paure e i nostri timori di qualcosa che non conosciamo, per far spazio all’altro e facilitare l’inclusione delle persone accolte”.
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