Il Nettuno si tinge di Francia

Come a New York, Londra, Berlino e Roma, anche a Trento uno monumenti più rappresentativi della città, la fontana del Nettuno, è stato illuminato con i colori della bandiera francese per ricordare le vittime degli attacchi terroristici di Parigi e per esprimere vicinanza e solidarietà al popolo d'Oltralpe.
"L'Adige", 16 novembre 2015

Nel tardo pomeriggio di ieri, su iniziativa di enti di categoria, associazioni e partiti locali, più di trecento trentini si sono radunati in piazza Duomo, dove erano state disposte bandiere della pace e lampade votive, per testimoniare di persona il proprio sdegno nei confronti dell'orrore di venerdì notte, ma anche per ribadire la volontà di perseguire la strada dell'integrazione e della pace quale unica risposta all'escalation di violenza in corso a livello internazionale. La commemorazione, svoltasi proprio sotto il monumento illuminato per l'occasione da lampade posizionate sulla base in marmo, ha visto la partecipazione di molti degli esponenti politici della provincia, nonché di esponenti di organizzazioni e associazioni attive sul nostro territorio. Non mancavano - in ideale collegamento con i manifestanti presenti, alla stessa ora, nelle piazze di tutto il Mondo - alcuni rappresentanti delle diverse confessioni religiose presenti in Trentino, tra cui una delegazione della comunità islamica locale.
«Ci stringiamo - ha detto il presidente del forum trentino per la Pace Massimo Pilati, in un breve discorso introduttivo - in ricordo delle vittime di Parigi. Tra queste, un pensiero particolare va a Valeria (Solesin), laureatasi nella nostra città e per molti anni una volontaria di Emergency del Trentino. Assieme a lei, vogliamo però ricordare tutti i morti del terrorismo in tutto il Mondo, semplicemente rimanendo qui in silenzio, augurandoci che la situazione sia affrontata dalla comunità internazionale in modo positivo, senza altri spargimenti di sangue. Da oltre 15 anni si risponde al terrorismo con i bombardamenti, forse è ora di trovare un modi diverso di affrontare il problema».
All'intervento di Pilati, ha fatto seguito un minuto di silenzio, in cui i presenti (molti passanti si sono aggiunti una volta iniziata la commemorazione, attirati dai colori inequivocabili del monumento) sono rimasti in piedi con fiaccole e rose colorate nelle mani.
«Ciò che è accaduto a Parigi - ha quindi affermato alla stampa l'imam di Trento Aboulkheir Bregheiche - è inspiegabile, non c'è nessuna religione che può giustificare un tale orrore. Ora bisogna fermare il fiume di sangue in Siria, dove da 4 anni si coltiva, ai danni della popolazione, il terreno fertile per il terrorismo. Confido nel fatto che questo avvenimento sia una spinta al dialogo, contro ogni islamofobia».
Anche il presidente dell'Anpi trentino, Sandro Schmid, tra i promotori dell'iniziativa di ieri, ha parlato della necessità di un intervento militare in Siria. «Dobbiamo colpire il serpente alla testa - ci ha detto - con un intervento sotto l'egida dell'Onu. Al contempo, dobbiamo unire le forze per difendere ciò che i nostri nonni hanno conquistato al prezzo della vita: libertà, democrazia e giustizia».

Rose e lumini per opporsi al terrorismo

Erano tantissimi, i cittadini che nel pomeriggio hanno deciso di scendere in strada per lanciare un segnale di coraggio e unità di fronte al terrore del fondamentalismo islamico. Persone di ogni età e provenienza si sono riunite sotto la fontana di piazza Duomo, deponendo rose rosse e bianche in ricordo delle vittime quale gesto di umanità contro quella che è stata definita più volte e da più voci un'inaudita barbarie.
«Oggi dovevamo esserci - ci hanno detto due signore, Cinzia e Carla, rispettivamente recanti una candela ed un fiore - per dare una testimonianza, per dimostrare di esserci ed avere coraggio in un momento come questo. Ci stiamo interrogando, senza trovare una soluzione, su come rispondere al problema del terrorismo. Siamo convinte che questi fatti verranno strumentalizzati dai politici di tutto il Mondo, mentre bisognerebbe iniziare dal diminuire le diseguaglianze presenti all'interno della nostra società».
Esserci per non lasciarsi intimidire, per non dimenticare le vittime della strage, per chiedere la fine della violenza. Ecco le ragioni delle oltre trecento persone presenti ieri all'ombra di una fontana del Nettuno illuminata di blu, bianco e rosso.
«Un'Europa formata da Paesi così belli, liberi e in pace - ha precisato Ala Bitka, immigrata di origine moldava - deve trovare il modo di difendersi da questo orrore. Deve aumentare i controlli di chi entra, e deve intervenire duramente per distruggere le cellule del terrorismo laddove si formano».
Diversa, la posizione espressaci da una giovanissima studentessa brasiliana, Jacqueline, a Trento con uno scambio internazionale. «Ciò che ora conta davvero - ha chiosato - è l'unione tra i popoli, per dimostrare ai francesi amore e appoggio. Con il dialogo e l'inclusione credo si possa superare grandi difficoltà».
L. B.

Anti Isis - I trentini contro il califfato

«Stiamo rientrando dalla Croazia. È il quarto viaggio umanitario che facciamo per aiutare i profughi soprattutto siriani che stanno scappando lungo la via balcanica» Gaetano Turrini , fondatore dell'associazione trentina Speranza-Hope for children spiega che «lungo la rotta dei Balcani stanno scappando dal terrorismo e dalla guerra 160-170 mila persone». Ma Hope for children è presente ancora più in prima linea nella guerra in Siria: da più di un anno ha avviato una clinica pediatrica nel campo profughi di Bab al Salam, a nord di Aleppo. Zona di guerra ai confini del «califfato» dell'Isis.
Hope for children non è la sola associazione trentina impegnata sul campo in Medio Oriente. Contro l'Isis, con gli strumenti della solidarietà, c'è anche l' Associazione Microfinanza e Sviluppo , che sta operando in Tunisia a sostegno di quella società civile che ha ricevuto il premio Nobel per la Pace 2015. Poi c'è Unimondo che è in prima linea sul versante dell'informazione, con la denuncia dei traffici di armi, anche italiane, in Medio Oriente.
«Ieri mattina a Sid, al confine serbo-croato, sono arrivati 50 pullman di profughi - racconta Turrini di Hope for children - È la più grave emergenza umanitaria dalla Seconda guerra mondiale. Stiamo pensando di creare strutture stabili sul posto». Sul fronte della guerra, in Siria, la situazione è precaria. «Una delle scuole che sostenevamo è stata bombardata. Ma noi restiamo lì, costruire la pace è l'unica possibilità».
«Operiamo in Tunisia nella zona di Kasserine a sostegno delle associazioni locali che fanno microcredito - spiega Katia Raguzzoni dell'Associazione Microfinanza - Con attività di formazione e educazione finanziaria si promuove l'impiego e l'auto-impiego dei giovani». Ma la Tunisia, unica democrazia uscita dalla «primavera araba», è anch'essa sotto attacco del terrorismo islamista. A marzo c'è stato l'attentato al Museo del Bardo a Tunisi. «A Kasserine le azioni di gruppi armati sono all'ordine del giorno - racconta Raguzzoni - La zona, vicina al confine con l'Algeria, è teatro di traffici illeciti, rapimenti, decapitazioni».
Microfinanza sta preparando un intervento nei campi profughi siriani in Libano. «Le agenzie dell'Onu danno ai profughi piccole sovvenzioni - spiega Raguzzoni - Stiamo avviando un programma che preveda di utilizzare questo sostegno come piccolo risparmio per avviare micro attività imprenditoriali».
Il lavoro di Giorgio Beretta , collaboratore del portale Unimondo, è quello di smascherare i traffici di armi che proseguono all'ombra del califfato. «Se davvero si vuole disarmare i terroristi, occorre togliere loro ogni tipo di sostegno economico e di armi». La stessa Francia e l'Italia sono tra i principali fornitori di armamenti a Paesi come l'Arabia Saudita, dove ci sono canali collegati all'Isis. «Bombe italiane vengono usate in Yemen, dove c'è la guerra civile ed è comparso anche l'Isis. Abbiamo chiesto al governo lo stop alla vendita di armi ai Paesi che, non avendo ratificato il Trattato Onu, non offrono garanzie sul controllo di quelle che ricevono».

 

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Trento abbraccia la Francia, L. Marognoli, "Trentino", 16 novembre 2015

In trecento per chiedere di “dare una chance alla pace”, come chiedono le parole di John Lennon, e dire “Io non ho paura”, come Fiorella Mannoia.

Ma anche per gridare al mondo che la religione non deve dividere ma unire, nella diversità. «Noi siamo musulmani e siamo qui per dire che non tutti sono cattivi», dice Moussa, del Senegal, con voce incerta, sforzandosi di parlare in italiano. Al suo fianco il connazionale Ibrahim: «Siamo davvero arrabbiati per le brutte cose successe a Parigi». E Drissa, del Mali: «Vogliamo manifestare solidarietà agli amici francesi». Con loro anche Sedu del Gambia e Samba, anche lui del Mali.

Anche loro, e altre centinaia di migliaia di migranti in fuga dalla guerra e dalla miseria, sono vittime delle stragi di Parigi: la strada per la libertà iniziata rischiando la vita su un barcone diventerà più in salita, i pregiudizi e la paura dello straniero più forti. Si apre con i colori della bandiera francese che illuminano la fontana del Nettuno riflettendosi sui volti dei presenti e si chiude sulle note della Marsigliese la manifestazione di solidarietà con le vittime di Parigi e per la difesa della libertà e della pace, voluta da Pd, sindacati e Anpi, che ha richiamato uomini, donne, bambini, esponenti politici e dell’associazionismo.

E mentre gli imam di Parigi si riuniscono nella capitale francese per cantare l’inno nazionale, qui in piazza c’è anche quello di Trento, il siriano Aboulkheir Breigheche. Che circondato dalle telecamere dice: «Non c’è nessuna religione, nessuna giustificazione per questi atti di terrorismo. Bisogna lavorare per prevenire tutto questo: sono 4 anni e mezzo che la gente in Siria sta morendo, mentre il regime alimenta la formazione di questi gruppi terroristici e facilita la loro esportazione. Dobbiamo fermare questo fiume di sangue in quel Paese e non solo, per potere poi vivere in pace in tutta la zona».

Alle 17.30 era stato Franco Ianeselli, segretario della Cgil, ad iniziare la distribuzione delle fiaccole ai partecipanti, mentre il suo predecessore Paolo Burli lo seguiva con rose bianche e rosse. Massimiliano Pilati, del Forum per la Pace e i Diritti umani, aveva preso la parola a nome di tutti: «Siamo qui collegandoci idealmente con varie piazze d’Europa e di tutto il mondo per ricordare l’orrore e la barbarie di quanto successo venerdì a Parigi, per ricordare i morti e una ragazza, Valeria, che è stata attivista del gruppo Emergency trentino: ci stringiamo agli amici di quella associazione.

Siamo qui per ricordare quei morti, ma anche per ricordare tutti i morti - i 100 di ieri in Iraq - e le molte persone che soffrono in tutto il mondo. Non dobbiamo fare una distinzione tra noi e loro: è quello che vogliono farci fare con questi atti di violenza. Non ci sono “bastardi islamici” da accusare, ma persone con le quali cercare assieme il cambiamento. Sono 15 anni che rispondiamo alla violenza del terrorismo con dei bombardamenti e 15 anni che il terrorismo sta aumentando: forse su questo dovremmo cominciare a riflettere, cercando delle risposte diverse». Poi un minuto di silenzio interrotto dalle poesia immortale di “Imagine”. Le candele accese e i fiori vengono depositati sui gradini della fontana, sotto le luci bianco rosso e blu.