«Il governo crede in questo progetto e lo sostiene. Renzi ha parlato di uno stanziamento di 150 milioni di euro l’anno, non siamo noi a portare risorse economiche, ma ci vengono date. La vera sfida ora è mantenere alto questo livello di eccellenza». D. Roat, "Corriere del Trentino", 11 novembre 2015
È fiducioso Andrea Segrè, presidente della Fondazione Mach, ma è consapevole anche dei rischi. «Dalla struttura del progetto si capisce chiaramente il livello altissimo dell’Istituto di Tecnologia di Genova, della Fondazione Isi di Torino e della nostra. Se si rimane su questo livello alto — chiarisce — la possibilità di successo e di creare qualcosa di straordinario c’è tutta, ma se diventa una corsa all’arrembaggio il rischio di creare un inutile carrozzone è concreto». Segrè fa riferimento alle parole del presidente del Consiglio Matteo Renzi, che ieri al Piccolo Teatro di Milano ha parlato di un «progetto aperto» e della scintilla universitaria che «va rafforzata». Ma il premier ha anche aggiunto che non lascerà «il progetto in mano ai campanili». Parole chiare. «Non si è fatto impressionare dalle critiche» commenta Segrè. Negli ultimi giorni, infatti, non sono mancati i malumori delle istituzioni milanesi per l’assenza di enti lombardi.
L’istituto italiano di tecnologia (Lit) di Genova, capofila del progetto, la Fondazione Isi (institute for Scientific Interchange) di Torino e la Fondazione Mach di San Michele all’Adige, costituiranno la terna che gestirà il nuovo polo di «Italy 2040». Ieri c’è stata la presentazione ufficiale del progetto «Human Technopole Italy 2040», il piano per la riutilizzazione di 70.000 metri quadrati della superficie di oltre un milione e centomila occupata dall’Expo, che prevede laboratori e gruppi di ricerca internazionali per lo studio della qualità della vita e coinvolgerà 1.600 scienziati. Renzi ha ribadito quanto già anticipato sul Corriere della Sera sul centro di ricerca e tecnologia applicata sulle scienze della vita da realizzare sull’area dell’esposizione universale. Un progetto importante, scritto insieme alla Fondazione Mach, rivendica Segrè, che potrà portare l’ente di San Michele ad avere un ruolo di primo piano a livello nazionale e internazionale nello sviluppo di un’agricoltura sostenibile e di alimenti più sicuri e sani.
Sono sei i laboratori, descritti nel progetto, tra cui quello curato dalla Fondazione Mach, che riguarda il «Cibo per la vita». Al centro del laboratorio di ricerca la produzione sostenibile di alimenti più sicuri attraverso lo sviluppo di tecnologie diagnostiche affidabili per la valutazione organolettica, nutrizionale e della tracciabilità e l’adozione di nuovi materiali e nanotecnologie per l’innovazione del confezionamento e dello stoccaggio. Il Centro adotterà sistemi biologici e approcci multi-scientifici integrati per declinare i temi della produzione agricola sostenibile.
«La nostra adesione al progetto — commenta ancora Segrè — è il riconoscimento dell’ottimo lavoro fatto fino ad oggi nel campo della ricerca. Fem è un gioiello unico a livello nazionale, forse anche globale, perché ospita sotto lo stesso tetto la ricerca, la didattica e il trasferimento tecnologico». Ora si parte e Segrè è pronto per la grande sfida. «Non ho dubbi sulle capacità della Fondazione. I tre enti coinvolti sono un’eccellenza, rappresentano il meglio che abbiamo in Italia». Il presidente è pronto a mettersi al lavoro e dai prossimi mesi sarà sempre di più in Trentino, perché dividerà la sua attività accademica al 50% a Trento e al 50% a Bologna, grazie a un’intesa con l’Alma Mater. Insegnerà al Dipartimento di ingegneria. «Stiamo lavorando con il rettore per far un nuovo corso, dal prossimo anno accademico, che sarà dedicato alla cooperazione internazionale, un tema che è sempre stato molto caro al Trentino». L’ex governatore Lorenzo Dellai si dice orgoglioso del riconoscimento attribuito alla Fem e ringrazia l’ex presidente «Francesco Salamini con l’auspicio che la nuova governance mantenga la barra dritta».
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