TRENTO «Da alcuni anni in Trentino soffia un vento anti-manifatturiero ma io credo sia sbagliato, perché si è sempre trattato di un punto di riferimento per il nostro territorio, dove abbiamo creato un sistema complementare in cui se va in crisi un settore anche gli altri prima o poi ne risentono». Quello di Bruno Dorigatti è un invito a non abbassare la guardia e a non sottovalutare il ruolo svolto da ogni comparto all’interno del sistema economico locale. §
A. Rossi Tonon, "L'Adige", 5 novembre 2015
Il presidente del Consiglio provinciale mette armoniosamente insieme le parole pronunciate martedì all’interno dei locali svuotati dell’ex Whirlpool dal ministro del lavoro Giuliano Poletti e dal governatore trentino Ugo Rossi, in occasione dei festeggiamenti per i venticinque anni del Progettone. L’invito di Poletti a continuare a investire nella manifattura e l’avvertimento di Rossi a farlo mantenendo l’equilibrio sono dunque ribaditi da Dorigatti, il quale spiega che «abbiamo costruito un territorio innovativo e inclusivo che attira e ha attirato grandi aziende», venute in Trentino per fare profitto ma che in Trentino hanno prodotto anche ricchezza «attraverso l’indotto e lasciando risorse poi utilizzate dalla Provincia».
Per il ministro Poletti sono i numeri a dare torto a coloro i quali sostenevano che con la crisi fosse giunta la fine per il manifatturiero, posizioni e dubbi «anacronistici» secondo il fondatore della Metalsystem di Rovereto Antonello Briosi. «Mai come ora abbiamo la dimostrazione che sul manifatturiero bisogna credere — sostiene — Con la globalizzazione il costo delle materie prime è molto simile per tutti e il divario che esisteva una volta, se non è scomparso, si è sicuramente ridotto molto». È un passo avanti «per cui non abbiamo meriti» ma che «ci mette al riparo dalle aggressioni di chi può fare affidamento su una manodopera a basso costo, che difficilmente riesce a organizzare la parte commerciale e i trasporti in Europa».
Nell’industria manifatturiera comincia, dunque, a contare sempre di più il saper fare bene, perché ciò che si acquista ha prezzi simili a prescindere da dove poi lo si trasformi. Le difficoltà non mancano, ma qui per Briosi si finisce a «suonare un jingle che siamo stufi di sentire» perché è quello ben noto «dei sistemi burocratici che cercando di risolvere un problema ne creano due». Un sistema «incartato e obsoleto» che difficilmente si può far scorrere liscio. Per fortuna però c’è il Trentino, dove l’imprenditore riconosce esserci «un’attenzione politica e sociale che premia il territorio in sé», nonostante il modello comporti dei «costi del lavoro e di vita superiori agli standard italiani ed europei». «Però bisogna scegliere — aggiunge Briosi — Non si può avere un welfare buono come il nostro e allo stesso tempo essere assolutamente competitivi sui costi».
Ma è un sistema che per suonare una melodia apprezzabile secondo Dorigatti deve essere «armonioso». «Non deve prevalere un settore rispetto a un altro» sottolinea il presidente del Consiglio, perché «turismo, agricoltura, artigianato e manifatturiero sono legati e complementari» così quando uno di essi entra in crisi anche gli altri prima o poi ne risentiranno, mentre non vale il contrario: «Pensare di svilupparne uno solo sarebbe la cosa più sbagliata».