Olivi contesta Rossi: «Idea stantia»

OLIVI: «L'idea di Rossi di un'area territoriale, costituita da Upt e Patt, alla quale si vuole contrapporre, con un eccesso di forzatura, un partito nazionale che sarebbe il Pd, non è quello che serve al Trentino. È una roba vecchia e stantia e secondo me questa idea è anche un veleno per la coalizione di centrosinistra autonomista». 
L. Patruno, "L'Adige", 1 novembre 2015

Il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi (Pd), non ha gradito e non ha condiviso per nulla quanto detto ieri all' Adige dal governatore autonomista Ugo Rossi nell'esprimere il suo auspicio, riguardo alla discussione congressuale dell'Upt, che vede contrapposte le candidature di Lorenzo Dellai e Tiziano Mellarini, che emerga la linea di un'«area territoriale» costituita da un'asse Patt-Upt alleata del Pd nazionale.


Vicepresidente Olivi, pensa che sia questo il «nodo» politico che dovrà affrontare nel suo congresso l'Upt e l'esito congressuale potrebbe cambiare la fisionomia della coalizione e i rapporti con il Pd?
Certo, questo è il vero tema. L'idea che in Trentino ci debba essere una forza territoriale per giustapporsi a una forza nazionale è una cosa che serve più come marketing elettorale che come spinta per far maturare il centrosinistra autonomista. Il Pd del Trentino non è un partito schiacciato sul livello nazionale e non è che il valore dell'autonomia appartiene solo a chi si autodefinisce territoriale. Non basta la sigla e un simbolo per essere tali. Noi dobbiamo evitare questa idea che la coalizione trentina sia fatta per un pezzo dell'ala territoriale e poi da un partito nazionale, che si tiene in casa quasi come elemento di arredo.


Cosa serve invece secondo lei per legare le forze della coalizione?
Penso che la coalizione debba essere fatta da forze politiche che pur mantenendo la loro autonomia stanno dentro un progetto di carattere globale, altrimenti qui andiamo avanti a contrapposizioni come: territoriale contro nazionale, piccole imprese contro le grandi imprese, Schützen contro gli alpini. Il Trentino con questo dibattito invece di crescere si rimpicciolisce, concentrandosi nella difesa di una dimensione di parte. Questo è il veleno del centrosinistra.


Perché pensa che a parlare di area territoriale si avveleni il centrosinistra?
Perché non si può accettare questa logica di rafforzare un'area territoriale che poi dialoga con gli altri. L'obiettivo deve essere quello di rafforzare la coalizione, dove ognuno faccia la sua parte, ma in una logica di coalizione. 


Ma è normale che il Patt si muova, cercando di saldarsi con l'Upt o quel che resta, per rafforzarsi. È il Pd trentino che non si vede e politicamente non si sa che linea abbia oggi, non pensa?
È vero. C'è un silenzio assordante del Pd oggi. E in attesa di un congresso che non sappiamo quando ci sarà rischiamo che la linea ce la dettino da una parte Dellai o Mellarini e dall'altra Panizza. Io mi auguro che non accada. Dobbiamo aprire subito un percorso per arrivare al congresso, se vogliamo avere noi il ruolo di federatori della coalizione, cosa che oggi non sta accadendo.


Cosa pensa del congresso dell'Upt?
Penso che sia il congresso di un partito al bivio tra la conferma del progetto originario del centrosinistra trentino, che io ho sempre considerato la vera ricchezza dell'anomalia trentina rispetto al contesto politico nazionale (Dellai), mentre l'altra immagina una coalizione tripunta (Mellarini). Per la prima volta è un vero congresso politico di quest'area dai tempi di Comano. Per me è importante che il dibattito politico sia stato preso in mano da due persone capaci e questo farà bene alla coalizione.


Per capire però cosa può esserci in ballo in questo congresso sono significative le dichiarazioni del capogruppo provinciale dell'Upt, Gianpiero Passamani, il quale ha detto che una cosa è il Pd di Renzi un'altra è avere a che fare con i vari Olivi, Manica e Maestri del Pd trentino. Cosa voleva dire secondo lei?
Mi è sembrata una battuta sfortunata. Io guardo con molta attenzione al congresso Upt e mi auguro che emerga la chiara collocazione di quest'area politica nel centrosinistra, senza sbandare a destra, e che non si faccia solleticare dall'idea di sperimentare l'equidistanza, che significa oscillare di qua e di là.


Mellarini si candida alla segreteria per evitare che l'Upt diventi «una scheggia del Pd». C'è questo rischio?
In Trentino l'idea di un Pd che risucchi dentro di sé l'Upt, annientandone il valore e l'identità, non esiste, perché il Trentino è un'altra cosa. La nostra storia è la storia di una coalizione.

 

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«Pd e Upt, asse contro il localismo», A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 1 novembre 2015

«Pd e Upt devono elaborare politica per rendere il Trentino meno piccolo e meno solo». Alessandro Olivi lancia un assist a Lorenzo Dellai nella sfida congressuale con Tiziano Mellarini. 
Il congresso Upt ha riacceso il dibattito nella coalizione. Come valuta gli ultimi sviluppi? 
«Veramente preferirei che si celebrasse il congresso del Pd piuttosto che commentare i congressi degli altri. Il Pd deve avviare il congresso, non dobbiamo profilare la nostra azione su ciò che gli altri hanno impostato o consolidato. Lo scenario 2013-2018 sta cambiando, c’è bisogno di reinterpretare la coalizione. Nel mio partito stiamo aspettando le regole da Roma, mi auguro che le regole non impediscano a nessuno di parlare di politica (da assessore, Olivi non potrebbe correre per la segreteria , ndr). Il Pd deve mettere in campo il meglio in vista del 2018, la politica deve prevedere la contendibilità». 
Torniamo all’Upt. 
«Da anni non faceva un congresso veramente politico. È stato il partito che si legittimava con una forte presenza nel governo dei territori, pur avendo una struttura gracile. I tempi sono cambiati e al Patt riesce perfino meglio: è in campagna elettorale permanente. Fa poca elaborazione politica, ma cresce molto in rete. Ora l’Upt propone due rappresentazioni diverse per riconfigurare la coalizione. A mio avviso non c’è più tanto spazio per una coalizione a tre lati (Mellarini parla di Upt distante da Patt e Pd , ndr) in cui ognuno si ricava il proprio spazio: il Patt è costretto a crescere e con il partito dei trentini il centrosinistra autonomista rischia di non avere confini chiari. Quindi fa bene l’Upt a porsi il problema di definire la rotta». 
Qual è la rappresentazione migliore per lei? 
«A livello nazionale il Pd sta diventando un partito a vocazione maggioritaria, inclusivo, che va oltre l’elettorato tradizionale. In Trentino non accade non solo perché il Pd è in affanno, ma anche perché le condizioni politiche di partenza sono diverse. Il Trentino ha bisogno di una coalizione plurale, ma serve una sintesi. Quando qualcuno nell’Upt (Mellarini , ndr) dice di temere di essere inglobato nel Pd, sbaglia questione, anche se fa marketing elettorale. Altrove l’area cattolico sociale e la sinistra hanno già prodotto il Pd, qui non è successo e non succederà, ma non vi è dubbio che vi è una convergenza naturale tra queste due aree ed è altrettanto chiaro che il vero campo di sperimentazione e innovazione del centrosinistra è solo questo.Il Pd deve accettare il rischio della responsabilità di governo, l’Upt senza incorporazioni deve stabilire i punti di giuntura con l’esperienza del Pd. Solo collaborando così possiamo rendere il Trentino meno solo e meno piccolo, come invece diventerà se continuerà l’ansia dello schema del partito territoriale che si rapporta con il nazionale, da cui non è esente nemmeno l’Upt. Pd e Upt devono fare uno scatto in avanti su una politica meno isolazionista e localistica». 
È la linea di Dellai. 
«Le conclusioni le lascio ad altri, io faccio un ragionamento politico. Chi, al congresso dell’Upt, delineerà questa collaborazione politica tra culture che non pensano solo a domattina, manderà un segnale che il Pd dovrà cogliere. Non per egemonizzare l’Upt, ma per allargare l’area di chi in Trentino raccoglie le istanze di “non chiusura”». 
Lei ravvisa questo rischio? 
«Vedo contrapposizioni continue: territoriale/nazionale, imprese grandi/piccole, Schützen/alpini. Sono preoccupato dal Trentino che trova un motivo al giorno per dividersi ergendosi a custode di una realtà autosufficiente. Per questo la collaborazione Pd-Upt è importante». 
Mellarini parla di equidistanza da Pd e Patt. 
«In amicizia, vorrei dirgli che l’equidistanza richiede di essere così pesanti da poter scegliere con chi collaborare, e non è il caso dell’Upt. Secondo: l’equidistanza favorirà sempre il Patt. Io credo che una coalizione lealmente cooperativa ma anche competitiva sia l’unico modo per compattare l’espansione del Patt, un veicolo con passeggeri più attenti a capitalizzare che non servire la coalizione. Dobbiamo farlo noi. Dai congressi di Pd e Upt devono uscire confini chiari per la coalizione. Dobbiamo conquistare elettori, non altri partiti». 
Alessandro Papayannidis