«Il nostro obiettivo è quello di cominciare subito a lavorare per avere nel 2018 una leadership del Pd da proporre alla coalizione per la presidenza della Provincia: non deve ripetersi quanto accaduto nel 2013. Ce lo chiedono i nostri elettori, ancora increduli per il fatto che il partito più grande non esprima il presidente». Il professore di matematica e scienze Sergio Barbacovi ha le idee chiare.
L. Patruno, "L'Adige", 4 novembre 2015
L'estate scorsa è stato scelto dall'assemblea e confermato dai garanti come nuovo segretario del Pd trentino per cercare di tenere insieme i pezzi di un partito lacerato e condurlo fino al prossimo congresso. In questi pochi mesi si è dedicato soprattutto al confronto con la base, girando i circoli Pd sul territorio, e dice di aver trovato molta voglia di riscatto e tante sollecitazioni a «smetterla di litigare», perché il partito possa tornare ad assumere il ruolo che gli spetta per il consenso ricevuto.
Segretario Barbacovi, il Pd non ha alcuna intenzione di lasciare Rossi al suo posto per un altro mandato? Intende proporre un suo candidato?
Certo. Ogni forza politica farà la sua partita. Noi abbiamo perso le primarie a causa delle divisioni interne, ora dobbiamo riuscire ad esprimere una leadership che sappia presentare una proposta per il Trentino da sottoporre alla coalizione. Abbiamo due anni e mezzo per prepararci a questo.
Ma le divisioni non sono state superate, andrà a finire che vi troverete con 3-4 nomi del Pd che si fanno la guerra tra loro. Non pensa?
Mi auguro di no. Sta a noi cercare di evitarlo.
Il vicepresidente Olivi si è lamentato del fatto che si sente la mancanza del partito parlando di «silenzio assordante» del Pd. Il partito non c'è?
Il partito c'è. Io ho fatto una ventina di incontri sul territorio a parlare con la gente e con i circoli. C'è ancora la voglia di fare politica sul territorio. Capiscono che senza politica non si possono risolvere i problemi e dunque sono pronti a rimettersi in gioco e impegnarsi a fare politica, ma ci chiedono soprattutto di non litigare. Abbiamo fatto delle iniziative con serate a tema sull'immigrazione, l'Europa, le riforme istituzionali. Abbiamo riattivato le nostre commissioni tematiche con un'affluenza elevata di iscrizioni. Il partito è vivo e sta lavorando sul territorio. Sono convinto che se torniamo tra le persone riusciremo a recuperare anche nelle valli. L'importante è che riusciamo ad allontanare i personalismi e a lavorare come una squadra.
Il problema oggi è però capire qual è la linea politica del Pd trentino e forse per questo serve il congresso. Quando terrete il vostro congresso?
Voglio tranquillizzare tutti: il nostro congresso verrà fatto quasi certamente in primavera, tra marzo e aprile. E discuteremo non tanto di tattica e posizionamenti ma di idee su quello che vorremmo noi del Trentino. Abbiamo riallacciato i rapporti con il Pd di Bolzano e con il partito nazionale, con la presenza di Guerini a Trento.
Il segretario sarà eletto dagli iscritti al partito o dagli elettori?
Il dibattito su questo punto è ancora aperto a livello nazionale. A dicembre dovrebbero essere presentate le nuove regole per l'elezione dei segretari regionali. Come Trentino avremo comunque la possibilità di adattare le regole in base alla nostra decisione.
Quest'estate quando il presidente Rossi ha sostituito Donata Borgonovo Re con Luca Zeni voi avevate chiesto una verifica politica. Non se n'è fatto niente. Ormai è acqua passata?
Quella è stata una ferita che ci portiamo dietro. La verifica non c'è stata ma ci sarà. A questo punto attendiamo l'esito del congresso dell'Upt a gennaio.
Lei si augura che vinca Dellai o Mellarini?
Io auguro buon lavoro all'Upt ma in questo momento mi pongo come attento ascoltatore. Non entro nel merito delle posizioni di Dellai e Mellarini.