Assegnisti di ricerca, c’è il sussidio

Arriva in Trentino l'indennità di disoccupazione per gli assegnisti di ricerca, una novità assoluta a livello nazionale per una categoria di lavoratori (dell’università e degli enti di ricerca) che non gode di alcun ammortizzatore sociale. La misura, a cui hanno lavorato gli assessori Alessandro Olivi (lavoro) e Sara Ferrari (università e ricerca) con i sindacati, è contenuta nel nuovo piano di politica del lavoro approvato dalla Commissione per l’impiego (dove sono rappresentati Provincia e parti sociali) e che andrà in giunta provinciale lunedì prossimo.
"Trentino", 28 ottobre 2015

 

«È il risultato della concertazione territoriale e dell'impegno del sindacato per tutelare le transizioni tra un lavoro e l’altro e figure nuove rimaste escluse da ogni protezione a livello nazionale», rivendica il segretario della Cgil trentina Franco Ianeselli, «abbiamo voluto con convinzione questa misura, così il Trentino si allinea alle buone pratiche che ci sono a livello europeo». La novità rientra nel pacchetto di ammortizzatori sociali frutto della delega ottenuta dalla Provincia, in particolare il «reddito di attivazione» che sarà il prolungamento trentino della Naspi statale.

«La Naspi - spiega l’assessore Olivi - è sì un ammortizzatore universale che non guarda più alle fasce di età, ma ha un limite temporale, massimo due anni per chi ha lavorato tanto e il 50% del tempo in cui si è lavorato. Il risultato è che chi ha meno anni di lavoro alle spalle ha meno tutele. Il nostro reddito di attivazione partirà da quando cessa la Naspi, sarà una sorta di reddito di garanzia legato alle politiche attive. E abbiamo introdotto una categoria, gli assegnisti di ricerca, come scelta politica per valorizzare una categoria di giovani che hanno investito in un lavoro ad alto rischio e hanno contratti deboli, lavoratori che vivono una patologica precarietà e che non prenderanno mai la Naspi. È un sostegno al reddito che permetterà loro di gestire le transizioni da un assegno all’altro ma allo stesso tempo - insiste Olivi - è un modo per qualificare il nostro sistema della ricerca partendo da un investimento sul capitale umano». Entità e durata del sostegno restano ancora da stabilire, ma si parla di 600 euro per sei mesi. Quello che è certo è che per ricevere il reddito di attivazione è previsto un «principio di condizionalità»: il sostegno al reddito sarà vincolato ad attività (non retribuite) realizzate dagli assegnisti disoccupati, attività che saranno affini al loro percorso di studio e di ricerca, per esempio corsi di formazione.

Dal 1° ottobre 2014 al 30 aprile 2015 hanno beneficiato del reddito di attivazione circa 3700 lavoratori disoccupati, per una spesa della Provincia di poco meno di 7 milioni di euro. Ora che con il Jobs Act lo Stato ha esteso la Naspi (superando il vincolo delle fasce di età che privilegiava i lavoratori prossimi alla pensione), la stima è che l’intervento provinciale cali a 4-5 milioni di euro all’anno. «La nostra sarà una misura più selettiva - spiega Olivi - per dare tutele a chi oggi non è tutelato dagli ammortizzatori nazionali».